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Gosens: "Sartori e Gasp mi fecero una chiamata italiana. Parlavano in italiano, io non capivo"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca 2025
ieri alle 23:30Serie A
di Giacomo Iacobellis

Gosens: "Sartori e Gasp mi fecero una chiamata italiana. Parlavano in italiano, io non capivo"

Lunga intervista a Robin Gosens. Protagonista di uno speciale della Lega Serie A direttamente dal Museo Stibbert a Firenze, il laterale oggi alla Fiorentina ha ripercorso anche il suo trasferimento all'Atalanta nel 2017. Queste le sue dichiarazioni in merito:

Sul trasferimento all'Atalanta: "Quando ero nei Paesi Bassi, un giorno ho ricevuto una chiamata piuttosto strana da Gasperini e da Sartori: 'Robin, ti voglio assolutamente qui, sarebbe bellissimo'. Ma parlava italiano e io no (ride, ndr). Avevo un direttore sportivo al telefono e non capivo cosa volesse quindi all'inizio ho chiuso la chiamata e respinto la possibilità di venire in Italia senza volerlo. Il mio inizio era caratterizzato da alti e bassi anche per l'ostacolo della lingua. Cercavo di fare quello che mi chiedevano ma non capivo esattamente cosa. Poi sono diventato titolare e ho imparato la lingua che alla fine mi ha permesso di essere qui".


Su Firenze: "Credo che cultura sia la parola giusta per Firenze, è come un museo a cielo aperto. Qui è come un museo a cielo aperto, sembra che ogni luogo ricordi quanto sia straordinaria l'Italia. Ciò che apprezzo molto della mia vita e di questa città è la possibilità di conoscere questa cultura, queste persone, questo modo di vivere. Vedo un'analogia con il calcio e con questi guerrieri perché mi sento così, parte di una squadra. Firenze è sicuramente una delle capitali della cultura e dell'architettura, ma anche la cucina è fantastica. Qui è tutto buono, dal pane senza sale alla bistecca passando per il Chianti".

Sulla psicologia nel calcio: "L'Atalanta mi ha fatto crescere quando ero un giocatore sconosciuto e mi ha permesso di andare all'Inter, dove ho vissuto una mentalità incredibile. Mi ha insegnato come affrontare gli alti e bassi, per questo vorrei seguire la carriera psicologica quando smetterò, per aiutare chi soffre di disturbi d'ansia o di depressione. Credo che sia una forza avere il coraggio di parlare. L'anno scorso ho vissuto una crisi mentale, le cose non andavano bene in Germania e ho lavorato tanto con la mia psicologa perché dobbiamo capire come funzionano le emozioni".