Tutto E': "Doveva essere questa la Turris liberata? Questa non è la macchina del fango, ma quella del disincanto..."
La copertina del settimanale locale Tutto E', relativa alle ultime vicende di casa Turris, pubblicata nel numero di questa settimana...
Qua non c’entrano i quattro gol di Trapani. La riflessione è più ampia. Ce la immaginavamo così la Turris “liberata”? Non che non si fosse reso oramai necessario il ricambio societario, così come è chiaro che quell’invito forte a Colantonio a lasciare, a pochi giorni dal gong per l’iscrizione al campionato, rivolto da una piazza spaccata dall’ultima fase della precedente gestione fosse aperto all’accoglienza di qualsiasi alternativa credibile (non un Guardascione di turno, per intenderci) che mostrasse concreto interesse per la società. Chi meglio, poi, di un imprenditore locale (“con alle
spalle un gruppo di Roma”), nuovo al mondo del calcio e a suo agio anche al tavolo delle istituzioni?
Ma, nei fatti, doveva essere davvero questo il nuovo corso corallino? In tre mesi Capriola si sarà certamente accollato pendenze che non gli competevano (però perché non ha mai attaccato pubblicamente la vecchia proprietà?), ma di fatto ha già dilapidato il carico di entusiasmo e compattezza che in qualsiasi realtà accompagnerebbe un’operazione-simpatia di “pulizia”, seppur tra prevedibili stenti per salvarsi al primo anno per la situazione ereditata (gestita poi tardi e in fretta quella relativa al monte-ingaggi).
Non si tratta di fare conti in tasca a nessuno; parliamo piuttosto di atteggiamento. Doveva essere questa la nuova Turris? Con un presidente che consuma cartucce a stampare i commenti-social dei tifosi ed una piazza che tollera concetti del tipo “la Turris non è dei tifosi ma della Sport and Leisure srl”? Con una festa per gli ottant’anni con presentazione degli eventi ad invito (e di cui non si è mai avuta traccia) e quattro gatti in tribuna la sera del 10 settembre? Con una comunicazione fatta di note retrodatate, attacchi personali alla stampa, nessuna ufficializzazione di acquisti, cessioni, convocati, infortunati, rimpatriati. A proposito, vogliamo parlare di Napolitano che, alla prima conferenza, si fregia da “direttore in pectore” di colpi come Tannor, Solmonte e Armiento e più tardi viene inserito in organigramma come “responsabile scouting”? O di come è stata gestita la linea sulla mancata produzione della fideiussione integrativa? Eppure tra gli amici fidati di Capriola c’è un esperto della comunicazione come il giornalista Rai, Ciro Venerato.
Questa non è “macchina del fango”, caro presidente (o dirigente) Capriola; questa è già la macchina del disincanto. E criticare la nuova gestione, come fatto con forza anche per gli ultimi capitoli della precedente, non deve generare imbarazzi ma solo coerenza. Perché si sperava in qualcosa di diverso, di popolare, di condiviso.
Che, forse, si è ancora in tempo per impostare.