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L'Atalanta è un unicum del nostro calcio. Perché hanno messo i conti prima dei risultati
Come ha fatto l'Atalanta, dall'arrivo di Gian Piero Gasperini, a diventare la fantastica squadra che è ora? Peraltro con i conti sempre ben in regola, con i risultati e con la sensazione che sia una brillante organizzazione. Dal respiro internazionale, certo, ma che assomiglia molto a un'azienda padronale come tante altre nella provincia di Bergamo. Fatta di lavoro, professionalità e anche un pizzico di fortuna. Perché le porte girevoli contro il Napoli della prima stagione potevano anche non esserci. E cambiare completamente la storia. Gasperini è stato fondamentale nei primi anni, perché nel mettere in campo la squadra faceva la differenza, costruita sempre con un budget ben chiaro, senza mai fare il passo più lungo della gamba.
Così, certo, c'è sempre stata l'idea di crescere. Ma di non stravolgere i costi. Di non farli esplodere sistematicamente come fatto dalle altre big che ora sono alla ricerca di una stabilità. I Percassi sono stati mecenati finché hanno potuto, poi hanno alzato l'asticella grazie a Gasperini, ai dirigenti, alle loro stesse scelte. Trovando l'alchimia forse per caso (e per rifiuto di Maran, anche se non ne abbiamo riprove su come sarebbe andata, probabilmente molto peggio) ma mantenendola nel tempo, capendo che uno non vale uno, ma che il calcio si gioca in undici e non serve sempre avere il più forte se puoi crescere globalmente. Antonio Percassi non ha mai voluto cambiare la squadra che vince, per questo Gasp è ancora a Bergamo.
L'Atalanta attuale è un unicum di esperienze. Di fortune, ma anche di gestione. Saputo con il Bologna ci ha impiegato anni ed è arrivato in Europa quasi per caso, è all'inizio del suo percorso. La Fiorentina è già un altro tipo di società, per storia e per blasone, anche se poi questi non vanno in campo. Non tutte le squadre possono fare come i nerazzurri, anche perché altrimenti non ci sarebbe l'eccezione che conferma la regola. Il 6-1 di Berna arriva dopo il 4-0 di Zagabria o lo 0-5 contro il Liverpool. Quindici anni fa si parlava di modello Udinese, quello che proprio l'Atalanta voleva seguire. E che ha brillantemente superato.
Così, certo, c'è sempre stata l'idea di crescere. Ma di non stravolgere i costi. Di non farli esplodere sistematicamente come fatto dalle altre big che ora sono alla ricerca di una stabilità. I Percassi sono stati mecenati finché hanno potuto, poi hanno alzato l'asticella grazie a Gasperini, ai dirigenti, alle loro stesse scelte. Trovando l'alchimia forse per caso (e per rifiuto di Maran, anche se non ne abbiamo riprove su come sarebbe andata, probabilmente molto peggio) ma mantenendola nel tempo, capendo che uno non vale uno, ma che il calcio si gioca in undici e non serve sempre avere il più forte se puoi crescere globalmente. Antonio Percassi non ha mai voluto cambiare la squadra che vince, per questo Gasp è ancora a Bergamo.
L'Atalanta attuale è un unicum di esperienze. Di fortune, ma anche di gestione. Saputo con il Bologna ci ha impiegato anni ed è arrivato in Europa quasi per caso, è all'inizio del suo percorso. La Fiorentina è già un altro tipo di società, per storia e per blasone, anche se poi questi non vanno in campo. Non tutte le squadre possono fare come i nerazzurri, anche perché altrimenti non ci sarebbe l'eccezione che conferma la regola. Il 6-1 di Berna arriva dopo il 4-0 di Zagabria o lo 0-5 contro il Liverpool. Quindici anni fa si parlava di modello Udinese, quello che proprio l'Atalanta voleva seguire. E che ha brillantemente superato.
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