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Bedin saluta la Lega Pro: un addio che ha il sapore della prova di maturità. Ad attenderlo c'è la B
Ci sono molti modi per vivere in maniera costruttiva una separazione. Soprattutto se si tratta della fine di un rapporto importante. Uno di questi è il riconoscimento di quanto fatto insieme: sia in termini di traguardi raggiunti che di condivisione e rispetto del pensiero altrui. Un altro permette, invece, di rendersi conto che ambo le parti, al momento della separazione, seppur in qualche modo dolorosa, sono divenute versioni migliori di quelle che esistevano al momento del primo incontro.
Probabilmente entrambi questi punti di vista troveranno, in queste ore, ospitalità nelle stanze della Lega Pro. Il motivo è presto detto: l’avventura di Paolo Bedin come direttore generale della terza lega professionistica italiana si è, di fatto, chiusa. Il manager, arrivato in Serie C su precisa indicazione di Matteo Marani, ha dato un contributo determinante per ridare (o forse per dare per la prima volta nel recente passato) un assetto imprenditoriale ad una Lega che negli ultimi anni aveva parlato di sé più per i problemi che per quanto di buono riusciva a produrre. Silenzioso, ma efficace, Bedin ha parlato poco, molto poco, ma lavorato tanto. Sia per il presente che per il futuro della Serie C.
Per questo motivo Marani e il resto della sua Governance sapranno dare valore al percorso intrapreso assieme, facendone tesoro, ma anche essere soddisfatti per ciò che attende l’ex Vicenza nel giro di pochi giorni: la candidatura alla presidenza della Serie B.
Un percorso di primo piano e assolutamente inimmaginabile qualche anno fa, sia per lo stesso Bedin che per la Lega Pro, oggi capace di valorizzare e lasciar partire un dirigente di una qualità tale da poter ambire a guidare la lega immediatamente superiore.
Rispetto del reciproco lavoro, dunque, ma anche consapevolezza che ambo le parti sono oggi migliori di come erano al momento del primo incontro. Tanto che nessuno in Lega Pro prenderà, almeno per il momento, il posto di Bedin. Toccherà, infatti, allo stesso Marani prendere su di sé questa incombenza. In modo tale da tenere fede alla strada costruita assieme. Prima dell’arrivederci.
Probabilmente entrambi questi punti di vista troveranno, in queste ore, ospitalità nelle stanze della Lega Pro. Il motivo è presto detto: l’avventura di Paolo Bedin come direttore generale della terza lega professionistica italiana si è, di fatto, chiusa. Il manager, arrivato in Serie C su precisa indicazione di Matteo Marani, ha dato un contributo determinante per ridare (o forse per dare per la prima volta nel recente passato) un assetto imprenditoriale ad una Lega che negli ultimi anni aveva parlato di sé più per i problemi che per quanto di buono riusciva a produrre. Silenzioso, ma efficace, Bedin ha parlato poco, molto poco, ma lavorato tanto. Sia per il presente che per il futuro della Serie C.
Per questo motivo Marani e il resto della sua Governance sapranno dare valore al percorso intrapreso assieme, facendone tesoro, ma anche essere soddisfatti per ciò che attende l’ex Vicenza nel giro di pochi giorni: la candidatura alla presidenza della Serie B.
Un percorso di primo piano e assolutamente inimmaginabile qualche anno fa, sia per lo stesso Bedin che per la Lega Pro, oggi capace di valorizzare e lasciar partire un dirigente di una qualità tale da poter ambire a guidare la lega immediatamente superiore.
Rispetto del reciproco lavoro, dunque, ma anche consapevolezza che ambo le parti sono oggi migliori di come erano al momento del primo incontro. Tanto che nessuno in Lega Pro prenderà, almeno per il momento, il posto di Bedin. Toccherà, infatti, allo stesso Marani prendere su di sé questa incombenza. In modo tale da tenere fede alla strada costruita assieme. Prima dell’arrivederci.
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