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Padova, chiusura di '24 in vetta da imbattuti. Andreoletti: "Sono un orso, ma sono emozionato"
"Oggi riesco a sorridere: i miei sono ragazzi straordinari, che rappresenta lo spirito della squadra. È stata una sofferenza, anche se abbiamo sfruttato la chance per andare in vantaggio e poi ne abbiamo avute altre. Peccato non averla chiusa, ma questi ragazzi hanno un cuore immenso: sono orgoglioso ed emozionato per quello che stanno facendo, qualcosa di straordinario. Questa squadra ha il veleno addosso e sa soffrire. Sono un orso, ma sono emozionato": come si legge su trivenetogoal.it, dopo la vittoria sul Trento parla così il tecnico del Padova Matteo Andreoletti, con i suoi che hanno chiuso in vetta al Girone A il 2024, e per altro da imbattuti.
Il mister biancoscudato prosegue poi: "A Trento era un passaggio determinante. È bello il Natale in vetta, credo questa squadra possa regalare partite di qualità superiore. Da allenatore mi gratifica questa sfida. Senza un risultato positivo non mi sarei goduto il Natale, ma oggi mi godo la vittoria e la famiglia. Questa sera è il momento di godere perché è giusto così. È un privilegio essere allenatore di questa squadra. E poi è un privilegio giocare con questo tifo in trasferta. Si sente quanto amano la città".
A ogni modo, conclude poi: "Il campionato è lunghissimo, ma non abbiamo fatto nulla. Continuiamo a lavorare a testa bassa, e guardiamo a noi perché siamo padroni di noi stessi. Quando c’è di mio in questa squadra? Spero la cultura del lavoro. L’avevo già trovata, perché era abituata a lavorare al massimo. Me l’aveva detto Mirabelli, ma non pensavo andassero così forte. Forse ho aggiunto ancora più mentalità di lavoro e spirito del sacrificio".
Il mister biancoscudato prosegue poi: "A Trento era un passaggio determinante. È bello il Natale in vetta, credo questa squadra possa regalare partite di qualità superiore. Da allenatore mi gratifica questa sfida. Senza un risultato positivo non mi sarei goduto il Natale, ma oggi mi godo la vittoria e la famiglia. Questa sera è il momento di godere perché è giusto così. È un privilegio essere allenatore di questa squadra. E poi è un privilegio giocare con questo tifo in trasferta. Si sente quanto amano la città".
A ogni modo, conclude poi: "Il campionato è lunghissimo, ma non abbiamo fatto nulla. Continuiamo a lavorare a testa bassa, e guardiamo a noi perché siamo padroni di noi stessi. Quando c’è di mio in questa squadra? Spero la cultura del lavoro. L’avevo già trovata, perché era abituata a lavorare al massimo. Me l’aveva detto Mirabelli, ma non pensavo andassero così forte. Forse ho aggiunto ancora più mentalità di lavoro e spirito del sacrificio".
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