
Lucchese e Messina salve? Sarebbe antisportivo. Non è questione di tifo, è questione di buon senso
"È come affrontare un torneo di poker portando soldi veri mentre i tuoi rivali usano i soldi del Monopoli". L'affermazione di Stefano Risaliti, presidente del Sestri Levante, è perfetta per descrivere la grande differenza, in Serie C, tra i club in regola e quelli che non lo sono affatto. Detto che i controlli sull'iscrizione e sul rispetto delle regole non spettano alla Lega Pro ma sono in capo alla FIGC, i corsari sono a fortissimo rischio retrocessione, dal momento che occupano l'ultimo posto del girone B. Da un lato è anche giusto, direte voi, dal momento che i soldi spesi dai liguri non sono stati tantissimi e che proprio i rossoblù sono tra le serie candidate alla retrocessione sin da agosto.
Tutto giusto, sulla carta. Peccato, però, che il Sestri, in classifica, si ritrovi davanti club che non pagano, e non da qualche settimana, anzi. La Lucchese dai conti disastrati, che va in trasferta perché i tifosi mettono mani al portafogli e con giocatori che non percepiscono un centesimo da tempo immemore, al momento si trova sei punti più in alto degli avversari. Ne ha beccati altri sei di penalità, direte voi, però bisognerebbe dire che non ha costruito una squadra con un budget basso, anzi. È normalissimo, dunque, che la Lucchese abbia più qualità e, di conseguenza, più punti del Sestri. Non è normale, invece, che la Lucchese non paghi praticamente nulla da mesi e sia ancora davanti in classifica.
Del resto gran parte degli addetti ai lavori, noi giornalisti compresi, ha sbagliato a lungo, raccontando le belle favole dei giocatori che non si arrendono nonostante manchi dall'acqua fino al sale. Raccontiamo storie bellissime di resilienza di squadre che si salvano senza stipendi, atleti sfrattati, professionisti sempre e comunque. Eppure non guardiamo l'altra faccia della medaglia: quella di squadre che retrocedono pur avendo pagato tutto per filo e per segno, senza mai una virgola fuori posto. Squadre più deboli, sulla carta, semplicemente perché guidate da gente onesta che la notte vuole andare a dormire serena e, quindi, non compra giocatori pagandoli, appunto, coi soldi del mitico gioco del Monopoli.
Quella di cui vi abbiamo parlato è una situazione poco pubblicizzata perché riguarda "piccoli" club del Girone B come il Sestri Levante, appunto, o il Legnago. Eppure potrebbe capitare ovunque e a chiunque. Pensiamo al Messina che, esattamente come la Lucchese, non ha dei giocatori, ha degli uomini con delle p***e enormi. Che, nonostante tutto, scendono in campo mettendocela tutta, pur sapendo che la situazione extra campo è tragica. Impossibile non simpatizzare con i siciliani, data la loro condizione attuale. La speranza, sullo Stretto come a Lucca, è che questa condizione cambi, e in fretta, con l'ingresso di forze fresche pronte a saldare realmente tutte le pendenze. Sempre più difficile che accada, visto che il tempo passa e i debiti aumentano, però chissà. Di certo, anche guardando al Girone C, sarebbe ingiusto pensare a una salvezza dei giallorossi, con tutte le varie pendenze non saldate, a scapito di una Casertana che ha sempre pagato tutto.
Ecco perché bisogna mantenere l'attenzione altissima, dal momento che le esclusioni di Taranto e Turris fanno rumore ma sono solo parte dell'iceberg. E saranno anche le ultime, dal momento che, a meno di improbabilissimi ritiri, nessun altro club potrà essere estromesso dalla Federazione. E a chi si domanda perché non dovrebbe tifare per le salvezze di squadre senza soldi ma fatte da veri uomini, domando io, a mia volta, come si sentirebbero a essere tifosi del Sestri o della Casertana. Non dev'essere questione di campanilismo o di fede calcistica ma di sportività e buon senso. E ve lo dice uno che pensa che, per blasone e bacino d'utenza, Lucchese e Messina dovrebbero stare in B.







