Pierini: "Dispiaciuto dall'addio al Sassuolo ma avevo colpe anch'io. Ora mi sento leader"
"Mi era dispiaciuto, credevo di avere un buon rendimento e meritavo un’opportunità. Ma avevo colpe anche io, non ero maturo, è stato comprensibile": così Nicholas Pierini, esterno d'attacco del Sassuolo, intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Tornato in neroverde dopo un lungo girovagare, il classe '98 ha parlato dei suoi trascorsi e anche del suo ritorno con in Emilia.
C’è voluta la sua miglior stagione, con 12 gol (più uno nei playoff),per tornare subito in B, a Venezia per 300mila euro. Ci ha messo la rabbia per farcela...
"No... Il fatto è che non avevo mai trovato continuità e non stavo bene. A Cesena invece ho fatto un passo indietro per farne due in avanti, ritrovando quella fiducia che avevo perso: grazie al tecnico Viali sono tornato protagonista, mi ha sbloccato".
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Il 29 lo ritrova avversario nel derby con la Reggiana.
"Gli voglio bene, ma in campo non ci sono amici".
Anche col Venezia, dopo la promozione ,ha giocato in A ad agosto, ma dopo due presenze c’è stato un altro passo indietro.
"Una mia scelta. Ero contento dove ero arrivato col Venezia, Di Francesco mi teneva in considerazione e mi conosceva già, all’ultimo però si è deciso di tornare a casa.Qui c’è Palmieri...".
Il manager che quindi l’ha convinta per la seconda volta
"Quando mi prese dal Parma avevo un mezzo impegno con l’Empoli ma decisi di seguirlo. Stavolta mi ha presentato il progetto e non ho avuto dubbi".
E il Sassuolo l’ha ricomprata per due milioni.
"E ha ritrovato un Pierini sicuramente molto cambiato".
In cosa?
"Con più consapevolezza e forza mentale. Vincere un campionato mi ha dato fiducia, mi sento di dare consigli ai tanti giovani del Sassuolo. Ho solo 26 anni, ma qui mi sento un leader".
Si considera alternativa o complementare a Berardi?
"Ho fatto tutti i ruoli d’attacco, a me piace giocare più dentro al campo. Mimmo ce lo teniamo stretto, è un campione".
Ha imparato come si va in A?
"Non conta essere forti, ma essere squadra. Soprattutto in un campionato come questo. Bisogna stare sul pezzo, guai a pensare di vincere facilmente una partita e se sbandi ti superano".
Da Vanoli a Grosso.
"Sono diversi, come carattere e tipo di lavoro. Vanoli urla molto di più, Grosso è più riflessivo. In passato con qualche allenatore ho avuto problemi, anche per colpa mia, ma non sono stato fortunato. Con loro invece sì".
Sarà una lunga volata per la promozione con Pisa e Spezia?
"In B non si può mai dire. Lo Spezia è solido, anche da noi non ha preso gol. Il Pisa ha un grande entusiasmo con un ottimo tecnico che trasmette carica e serenità. Noi invece abbiamo una grande qualità, a prescindere da chi gioca e chi entra".
Cosa è cambiato dall’anno scorso in questo torneo?
"C’erano più squadre a giocarsela. Magari tra due mesi si avvicina qualcuno, non so: la Cremonese, forse Palermo e Samp. Ma attenzione al Cesena".
Stavolta se torna in A sarà definitivamente?
"Prima arriviamoci...".