
Salernitana nave di vanitosi, Breda non ha capito la squadra
Il tifoso della Salernitana Corrado De Rosa ha pubblicato un articolo per il blog 'È solo pallone' che sintetizza il momento che sta attraversando la Salernitana. "Il problema che abbiamo a Salerno non è l’inevitabilità della caduta. È il modo in cui stiamo cadendo. È la mancanza di consapevolezza, la vanità che ti fa credere migliore di quanto tu sia. È il narcisismo che ti porta a salvare la tua immagine mentre tutto precipita. Quello sì, è imperdonabile. La Salernitana è penultima in classifica non solo perché è debole, ma perché ha finto di non esserlo, ha evitato di guardarsi allo specchio. Ha deciso che, nelle interviste, è meglio dire verità che verità non sono attraverso commenti a partite e circostanze diverse da quelle che abbiamo visto tutti. Che è meglio spostare le responsabilità all’esterno, prendersela con gli arbitri, con la sfortuna, col vento contrario e promuovere una cultura degli alibi.
Il rifiuto della realtà è più grave della mancanza di talento. Questo campionato è continuato allo stesso modo in cui era finito quello precedente. È una resa travestita da impegno, un’illusione che si spegne nel silenzio. Si può cadere per inadeguatezza. Ma è peggio affondare mentre si continua a far finta di brillare. La Salernitana è una grande nave di vanitosi.
A Salerno il calcio non è solo sport: è sentimento popolare, voce collettiva, carne viva. La Salernitana è speranza, rivincita, identità di una città che ha pochi altri marcatori identitari, a parte San Matteo. Per questo, dalle nostre parti, le retrocessioni non sono mai solo una questione di classifica. Sono ferite profonde.
Tre milioni di euro per salvarsi: una sorta di pedagogia del disvalore. Nel pieno del naufragio, mentre la Salernitana frana nel baratro tecnico, tattico e identitario, la Società ha pensato di promettere un premio salvezza da tre milioni di euro ai calciatori. È il gesto di chi non sa parlare un linguaggio autentico e pensa che ogni problema possa essere risolto con un incentivo economico.
Nella terra di mezzo c’è stato fino a ieri un allenatore, Breda, una bandiera di campo. Lui sì che ha vissuto l’identità fra squadra e città con consapevolezza. Lui sì che ha saputo emozionarci. Ma Breda è arrivato pensando di avere molto da guadagnare - un riscatto, una rinascita tecnica, una chiusura del cerchio romantica - e si è ritrovato con tutto da perdere. Non ha capito la squadra. Non l’ha mai toccata davvero, né nel cuore né nella testa. L’ha messa in campo in modo scolastico, senza anima, senza lettura. Ha provato a trasmettere qualcosa senza mai farla vibrare. Non ha aggiunto nulla, se non ulteriore smarrimento. Non è un giudizio tecnico, è esistenziale. La vanità di Breda non è la vanità dell’arroganza, è una vanità fragile, timorosa.
In questo gigantesco teatro di vanità, i tifosi non possono permettersi il lusso dell’indifferenza, né la comodità dell’autoinganno. Perché la Salernitana è una forma di appartenenza che attraversa i vicoli, le famiglie, la memoria. Per i salernitani, la Salernitana è un amore che cortocircuita i criteri della razionalità: si retrocede, si soffre, si grida, si contesta, ma non si abbandona.
Ecco perché questa stagione è così dolorosa. Non solo per i risultati, per la sensazione di essere presi in giro, di assistere a un collasso estetico, a una sfilata di ego stanchi e disinteressati. La Serie C può essere perfino una rinascita. A patto che si torni a scegliere. A guidare. A sentire. A capire che il calcio e la vita non perdonano i vanitosi che ballano sul ponte mentre il Titanic affonda. E che a Salerno, il calcio, è il racconto di una comunità".







