Un Natale in casa Cupiello a tinte granata: ai tifosi il "presepe" non piace. 18 mesi di agonia sportiva
Il Natale in casa Cupiello è andato in scena anche allo Stirpe e pure ai tifosi granata il presepe non piace: a Frosinone la Salernitana è spenta, si trascina. Altro che regalo sotto l'albero, in terra ciociara arriva l'ennesima mortificazione, un ulteriore umiliazione per i sostenitori dell'ippocampo che, ancora una volta, anche nel giorno di Santo Stefano, in massa, avevano seguito la squadra, dopo aver polverizzato la dotazione dei mille biglietti in poche ore. Peccato che la squadra allo scontro diretto di Frosinone non si sia mai presentata.
Il 2-0 dello Stirpe è imbarazzante. L'espulsione di Ghiglione non può rappresentare un alibi (ieri il Cosenza ha pareggiato con il Catanzaro giocando per più di un tempo in dieci e lo stesso ha fatto il Mantova in casa dello Spezia). E nemmeno l'infermeria costantemente affollata può rappresentare un'attenuante. Ormai non più. Quel che accade sul campo è il riflesso di ciò che accade fuori. Altrimenti non si spiegherebbe tale disastro.
Dalla A alla B, con protagonisti diversi, si è finiti nello stesso vortice infernale. Una spirale senza via di uscita. Il club granata persevera e tornano gli incubi. La Salernitana chiude il girone di andata a quota 18 (meno di un punto a partita), in terzultima posizione, e solo perché il Cosenza deve fare i conti con la penalizzazione, altrimenti sarebbe penultima. Un altro capolavoro, dopo quello della passata stagione.
Nemmeno il tempo di stendere le lacrime ad asciugare che ci si ritrova di nuovo a piangere e non di certo per la gioia. I tifosi sono stanchi. Adesso si ricomincerà con la giostra delle consultazioni, delle "ore decisive", del "sono tutti in discussione", delle frasi declinate al futuro, dei soci sull'uscio. Adesso, invece, non sono più sufficienti le dichiarazioni di intenti.
Occorre prendere quelle decisioni che in passato sono arrivate quasi sempre con tempi e modi sbagliati. Adesso servono i fatti, uscendo allo scoperto, perché, come canta Gazzelle, "scomparire è più facile che riapparire".