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Fabio Cudicini, "Black Spider" è morto. Il ricordo di amici e colleghi
Al Milan arriva addirittura a 32 anni, dopo gli esordi a Udine (promozione in A), due trofei con la Roma e un'annata al Brescia (salvezza) . Pensava di chiudere la carriera alla Roma, ma aveva rotto con Oronzo Pugliese che voleva farlo giocare acciaccato.
Fabio Cudicini è di Trieste e al Milan nel 1967 c'è Nereo Rocco . Fra triestini ci si capisce . Al Milan scrive la storia, fra Scudetti, Coppa dei Campioni (grandi prestazioni con Celtic e Manchester United, finale con l'Ajax quasi di ordinaria amministrazione), Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe.
Pazzesco il campionato di serie A 1968 - '69 :
29 presenze e 8 gol subiti, 21 clean sheet .
All'età di 34 anni. Ciao Ragno Nero .
Enrico Mentana:
Quando il calcio era in bianco e nero e le partite erano soprattutto un racconto via radio, Fabio Cudicini era il Ragno Nero, il portiere più alto del campionato. Figura per questo mitica tra noi ragazzi, numero uno del Milan di Rivera. Se ne è andato oggi, era davvero forte
Marco Ardemagni
Oggi è stato un giorno triste per lo sport italiano perché sono morti Rino Tommasi e Fabio Cudicini, entrambi bravissimi nei rispettivi ruoli.
Giornalista-telecronista il primo, uomo dei numeri, veronese del 1934, lo incontrai una sola volta: alla finale (vinta) di pallanuoto femminile delle Olimpiadi di Atene 2004. Di lui ricordiamo soprattutto i leggendari duetti tennistici con Gianni Clerici, (che pure incontrai una sola volta quando sbagliò porta ed entrò nella redazione di Caterpillar: doveva essere ancora il 2004 perché mi regalò il suo “Erba rossa”).
Cudicini era un anno più giovane di Tommasi e triestino. Quando io ero un bambino lui era il portiere del Milan e lo stimavo pur tifando Inter. Anche se non ha mai giocato in nazionale, chiuso da Albertosi e Zoff, non doveva essere niente male se vinse Scudetto, Coppa Italia (due), Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe e Coppa delle Fiere, tra Milan e Roma.
Ma io lo ricordo anche per un altro episodio, che forse ho già raccontato.
Quando Cudicini si ritirò, alla fine della stagione 1971-72, il Corriere d’Informazione (un po’ il Corriere della Sera del pomeriggio) chiese a Cudicini di scrivere una sorta di commiato-riepilogo della propria carriera in tre puntate.
Nella terza e ultima, dal titolo “È proprio finita, che bella avventura!”, uscita martedì 20 giugno 1972, in un passaggio della seconda colonna, per la prima volta (se si esclude una brevissima citazione nel 1962 per un premio alla sua tesi di laurea) compare su un quotidiano italiano la figura di Silvio Berlusconi.
Insomma: Fabio Cudicini è stato il primo italiano a scrivere di Berlusconi. “Così al Milan ho incontrato quella brava persona che è il dottor Berlusconi, della Edilnord, il quale mi ha offerto numerose occasioni di lavoro” (come si legge nel sommario dell’articolo, Cudicini stava infatti trasformandosi da portiere ad arredatore).
Questo passaggio intanto smentisce la leggenda metropolitana che Silvio Berlusconi fosse interista “da giovane”, ma apre un interrogativo su cosa ci facesse già “al Milan” un Berlusconi trentacinquenne, nel 1972, cioè ben 14 anni prima di diventarne proprietario. In che senso era “al Milan”? Che ruolo aveva? Non potremo più chiederlo né a lui, né a Cudicini. Forse l’unico ancora in vita a poterlo raccontare è Fedele Confalonieri.
Andrea Barchiesi
Fabio Cudicini è morto. Il ragno nero (era vestito dal capo ai piedi con quel colore) è partito per l’ultimo viaggio. Ero piccolo ma ricordo due episodi che mi hanno accompagnato per tutta la vita. Una semifinale epica di coppa campioni col Manchester di Bobby Chalton e George Best nella sua infuocata tana. Niccolò Carosio era telecronista: quando ripresero il collegamento per il secondo tempo c’era Fabio Cudicini disteso a 4 di spade a ridosso della curva. Un sasso l’aveva colpito ed ora stentava persino a rialzarsi. Avvertivo la paura e l’ansia di mio padre milanista che trepidava per le sorti del portiere. In un’altra occasione invece il giovanissimo Bobby gol lo uccellò con un perfido colpo di tacco rasoterra. Lui spilungone e secco come un chiodo non riuscì in quel Milan Juve ad evitare la capitolazione. Il match segnava anche il passaggio del testimone da uno squadrone che aveva dominato il mondo ad una squadra la Juve che nasceva nel segno di Allodi e Boniperti.
Furio Prandi
Oggi, nello stesso giorno, lo sport nazionale ha perso due grandi personaggi. Un novantenne ed un quasi novantenne, due belle età come si suol dire. Ma ciò non significa che oggi io non mi senta molto più solo per questo. A Rino Tommasi, immenso cronista soprattutto di tennis, al quale, insieme allo Scriba, devo gran parte del mio amore per questo sport, si è aggiunto poche ore fa Fabio Cudicini. E qui subentrano i ricordi personali, perchè Fabio era anche un parente (sposò la sorella di un cognato), da bambino a Trieste ho giocato insieme ai suoi figli Stefano e Susanna (Carlo, che ne seguì le orme di portiere di calcio, arrivò un po' dopo) e perchè ancora ricordo la sua sagoma immensa accanto a quella di mio padre (che era immenso pure lui) sfiorare gli stipiti delle porte quando veniva a casa mia a Trieste in via Franca. Come Tommasi ha contribuito a farmi amare il tennis, Cudicini è stato decisivo per farmi appassionare al calcio e in particolare al Milan, di cui ha difeso per tanti anni la porta avvolto nella sua calzamaglia. Ciao Ragno Nero!
Fabio Cudicini è di Trieste e al Milan nel 1967 c'è Nereo Rocco . Fra triestini ci si capisce . Al Milan scrive la storia, fra Scudetti, Coppa dei Campioni (grandi prestazioni con Celtic e Manchester United, finale con l'Ajax quasi di ordinaria amministrazione), Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe.
Pazzesco il campionato di serie A 1968 - '69 :
29 presenze e 8 gol subiti, 21 clean sheet .
All'età di 34 anni. Ciao Ragno Nero .
Enrico Mentana:
Quando il calcio era in bianco e nero e le partite erano soprattutto un racconto via radio, Fabio Cudicini era il Ragno Nero, il portiere più alto del campionato. Figura per questo mitica tra noi ragazzi, numero uno del Milan di Rivera. Se ne è andato oggi, era davvero forte
Marco Ardemagni
Oggi è stato un giorno triste per lo sport italiano perché sono morti Rino Tommasi e Fabio Cudicini, entrambi bravissimi nei rispettivi ruoli.
Giornalista-telecronista il primo, uomo dei numeri, veronese del 1934, lo incontrai una sola volta: alla finale (vinta) di pallanuoto femminile delle Olimpiadi di Atene 2004. Di lui ricordiamo soprattutto i leggendari duetti tennistici con Gianni Clerici, (che pure incontrai una sola volta quando sbagliò porta ed entrò nella redazione di Caterpillar: doveva essere ancora il 2004 perché mi regalò il suo “Erba rossa”).
Cudicini era un anno più giovane di Tommasi e triestino. Quando io ero un bambino lui era il portiere del Milan e lo stimavo pur tifando Inter. Anche se non ha mai giocato in nazionale, chiuso da Albertosi e Zoff, non doveva essere niente male se vinse Scudetto, Coppa Italia (due), Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale, Coppa delle Coppe e Coppa delle Fiere, tra Milan e Roma.
Ma io lo ricordo anche per un altro episodio, che forse ho già raccontato.
Quando Cudicini si ritirò, alla fine della stagione 1971-72, il Corriere d’Informazione (un po’ il Corriere della Sera del pomeriggio) chiese a Cudicini di scrivere una sorta di commiato-riepilogo della propria carriera in tre puntate.
Nella terza e ultima, dal titolo “È proprio finita, che bella avventura!”, uscita martedì 20 giugno 1972, in un passaggio della seconda colonna, per la prima volta (se si esclude una brevissima citazione nel 1962 per un premio alla sua tesi di laurea) compare su un quotidiano italiano la figura di Silvio Berlusconi.
Insomma: Fabio Cudicini è stato il primo italiano a scrivere di Berlusconi. “Così al Milan ho incontrato quella brava persona che è il dottor Berlusconi, della Edilnord, il quale mi ha offerto numerose occasioni di lavoro” (come si legge nel sommario dell’articolo, Cudicini stava infatti trasformandosi da portiere ad arredatore).
Questo passaggio intanto smentisce la leggenda metropolitana che Silvio Berlusconi fosse interista “da giovane”, ma apre un interrogativo su cosa ci facesse già “al Milan” un Berlusconi trentacinquenne, nel 1972, cioè ben 14 anni prima di diventarne proprietario. In che senso era “al Milan”? Che ruolo aveva? Non potremo più chiederlo né a lui, né a Cudicini. Forse l’unico ancora in vita a poterlo raccontare è Fedele Confalonieri.
Andrea Barchiesi
Fabio Cudicini è morto. Il ragno nero (era vestito dal capo ai piedi con quel colore) è partito per l’ultimo viaggio. Ero piccolo ma ricordo due episodi che mi hanno accompagnato per tutta la vita. Una semifinale epica di coppa campioni col Manchester di Bobby Chalton e George Best nella sua infuocata tana. Niccolò Carosio era telecronista: quando ripresero il collegamento per il secondo tempo c’era Fabio Cudicini disteso a 4 di spade a ridosso della curva. Un sasso l’aveva colpito ed ora stentava persino a rialzarsi. Avvertivo la paura e l’ansia di mio padre milanista che trepidava per le sorti del portiere. In un’altra occasione invece il giovanissimo Bobby gol lo uccellò con un perfido colpo di tacco rasoterra. Lui spilungone e secco come un chiodo non riuscì in quel Milan Juve ad evitare la capitolazione. Il match segnava anche il passaggio del testimone da uno squadrone che aveva dominato il mondo ad una squadra la Juve che nasceva nel segno di Allodi e Boniperti.
Furio Prandi
Oggi, nello stesso giorno, lo sport nazionale ha perso due grandi personaggi. Un novantenne ed un quasi novantenne, due belle età come si suol dire. Ma ciò non significa che oggi io non mi senta molto più solo per questo. A Rino Tommasi, immenso cronista soprattutto di tennis, al quale, insieme allo Scriba, devo gran parte del mio amore per questo sport, si è aggiunto poche ore fa Fabio Cudicini. E qui subentrano i ricordi personali, perchè Fabio era anche un parente (sposò la sorella di un cognato), da bambino a Trieste ho giocato insieme ai suoi figli Stefano e Susanna (Carlo, che ne seguì le orme di portiere di calcio, arrivò un po' dopo) e perchè ancora ricordo la sua sagoma immensa accanto a quella di mio padre (che era immenso pure lui) sfiorare gli stipiti delle porte quando veniva a casa mia a Trieste in via Franca. Come Tommasi ha contribuito a farmi amare il tennis, Cudicini è stato decisivo per farmi appassionare al calcio e in particolare al Milan, di cui ha difeso per tanti anni la porta avvolto nella sua calzamaglia. Ciao Ragno Nero!
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