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Vincere e convincere: la sfida più grande della Roma
A Roma c’è qualcosa che non torna. E non solo oggi: da mesi la squadra sembra priva di lucidità, con distrazioni e poca precisione che la tengono lontana dai progetti e dalle ambizioni di inizio stagione. Eppure, le intenzioni erano chiare, le promesse concrete, e il mercato estivo lasciava sperare. Su carta, tutto era possibile. Ma nella realtà, qualcosa ha iniziato a vacillare, in un’escalation di episodi e risultati deludenti.
Dal 19 agosto ad oggi, ne sono successe di ogni tipo: il caso Dybala, il caso Danso, il caso Zalewski, tre pareggi e una sconfitta, l’addio a Daniele De Rossi e il via dell’era Juric. Poi due vittorie che sembravano preannunciare la svolta. E invece, il tracollo: il caso Hummels, la "parte due" del caso Dybala, e le incertezze sul futuro di Juric.
I Friedkin dovevano essere a Ciampino ieri per una decisione, ma nulla è successo. Si pensava a Mancini come prima scelta o a Ranieri come seconda opzione, ma nessuno dei due sembra disponibile o in sintonia con i piani della proprietà. Così, Juric resta, forse per l’ultima occasione, in attesa di una decisione definitiva.
La realtà è che la proprietà americana è imprevedibile: difficile capire il momento, il metodo o la ragione dietro certe scelte. E la Roma, in questo caos, fatica a trovare punti fermi, idee chiare e figure solide a cui affidarsi. Anche Juric, in conferenza, ha ammesso di percepire a volte una squadra reattiva, altre volte disorientata, come risucchiata in un vortice oscuro. Da qui, la crescente difficoltà nella gestione del gruppo.
All’Olimpico, tra poche ore, andrà in scena un match cruciale contro il Bologna di Vincenzo Italiano, una squadra in risalita. Ma il vero ostacolo non è l’avversario: è la Roma stessa, che combatte contro le proprie incertezze. Oltre al risultato, la vera sfida sarà saper dimostrare. Convincere per vincere.
Dal 19 agosto ad oggi, ne sono successe di ogni tipo: il caso Dybala, il caso Danso, il caso Zalewski, tre pareggi e una sconfitta, l’addio a Daniele De Rossi e il via dell’era Juric. Poi due vittorie che sembravano preannunciare la svolta. E invece, il tracollo: il caso Hummels, la "parte due" del caso Dybala, e le incertezze sul futuro di Juric.
I Friedkin dovevano essere a Ciampino ieri per una decisione, ma nulla è successo. Si pensava a Mancini come prima scelta o a Ranieri come seconda opzione, ma nessuno dei due sembra disponibile o in sintonia con i piani della proprietà. Così, Juric resta, forse per l’ultima occasione, in attesa di una decisione definitiva.
La realtà è che la proprietà americana è imprevedibile: difficile capire il momento, il metodo o la ragione dietro certe scelte. E la Roma, in questo caos, fatica a trovare punti fermi, idee chiare e figure solide a cui affidarsi. Anche Juric, in conferenza, ha ammesso di percepire a volte una squadra reattiva, altre volte disorientata, come risucchiata in un vortice oscuro. Da qui, la crescente difficoltà nella gestione del gruppo.
All’Olimpico, tra poche ore, andrà in scena un match cruciale contro il Bologna di Vincenzo Italiano, una squadra in risalita. Ma il vero ostacolo non è l’avversario: è la Roma stessa, che combatte contro le proprie incertezze. Oltre al risultato, la vera sfida sarà saper dimostrare. Convincere per vincere.
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