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Lukaku racconta il quasi addio al Belgio: "Henry mi chiamava tre volte al giorno"
Romelu Lukaku, attaccante del Napoli e della Nazionale belga, ha parlato al podcast 'Amici di Sport' affrontando vari temi legati al suo rapporto con la maglia della Nazionale belga.
Gioie, sicuramente, ma anche dolori. Come per esempio quando, dopo il Mondiale in Qatar, stava per dare l'addio ai Diavoli Rossi: "Spero di riscoprire la passione di giocare per la Nazionale, che il fuoco mi bruci nuovamente per i Red Devils. Dopo il Qatar ho pianto ogni giorno per settimane. Il prossimo obiettivo con i Red Devils è il Mondiale tra due anni e sembra ancora lontanissimo. Voglio davvero tornare in Nazionale con buone sensazioni e assumere un ruolo di leadership. Ma non posso essere felice se non vinciamo. Questa è l’unica cosa che manca a questo gruppo: i giovani hanno già fatto molta strada ma, a livello di mentalità vincente, possono fare molto meglio. Questo è quello che posso insegnargli".
Quindi Lukaku spiega il quasi addio e le logiche che c'erano dietro: "In Qatar volevo esserci per il mio Paese perché l’allenatore e la squadra avevano bisogno di me. È stata la prima volta in 29 anni che il calcio mi ha segnato. Non ho mai pensato alla depressione, ma ho pianto ogni giorno per settimane. Anche in vacanza. Thierry Henry mi chiamava tre volte al giorno. Mia madre e i miei figli erano a Milano, ma non avevo energie. Avevo bisogno di stare da solo per un po’".
Leggi qui l'integrale
Gioie, sicuramente, ma anche dolori. Come per esempio quando, dopo il Mondiale in Qatar, stava per dare l'addio ai Diavoli Rossi: "Spero di riscoprire la passione di giocare per la Nazionale, che il fuoco mi bruci nuovamente per i Red Devils. Dopo il Qatar ho pianto ogni giorno per settimane. Il prossimo obiettivo con i Red Devils è il Mondiale tra due anni e sembra ancora lontanissimo. Voglio davvero tornare in Nazionale con buone sensazioni e assumere un ruolo di leadership. Ma non posso essere felice se non vinciamo. Questa è l’unica cosa che manca a questo gruppo: i giovani hanno già fatto molta strada ma, a livello di mentalità vincente, possono fare molto meglio. Questo è quello che posso insegnargli".
Quindi Lukaku spiega il quasi addio e le logiche che c'erano dietro: "In Qatar volevo esserci per il mio Paese perché l’allenatore e la squadra avevano bisogno di me. È stata la prima volta in 29 anni che il calcio mi ha segnato. Non ho mai pensato alla depressione, ma ho pianto ogni giorno per settimane. Anche in vacanza. Thierry Henry mi chiamava tre volte al giorno. Mia madre e i miei figli erano a Milano, ma non avevo energie. Avevo bisogno di stare da solo per un po’".
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