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Roma, sorrisi in campo, sconfitta in tasca: un punto in due gare
Una Roma schierata male, priva di idee e sottotono, esce sconfitta per 1-0 alla Boras Arena contro l'Elfsborg. La seconda giornata di Europa League segna la prima battuta d’arresto per mister Juric, dopo l’amaro pareggio contro l’Athletic Club all’Olimpico la scorsa settimana.
Un gioco statico per 90 minuti, senza marcature preventive e con una scarsa aggressività nel recupero palla. La Roma ha sofferto non solo per la sua lentezza, ma anche per una serie di fattori combinati che ne hanno aggravato la prestazione.
L'undici iniziale destava già non poche perplessità: una formazione priva di Dovbyk, Dybala, Konè e Mancini, e con molti giovani in campo, alcuni dei quali ancora non pronti a fornire punti di riferimento solidi.
Se era inevitabile concedere riposo a qualche giocatore, privarsi di pedine fondamentali proprio nel momento in cui si cercano risposte, stabilità e punti, si è rivelata una scelta discutibile. Un po’ come le dichiarazioni post-partita di Juric: “Ho visto tante cose positive, c’è da migliorare, ma già oggi sono stati fatti passi impressionanti”.
Di "cose positive", però, se ne sono viste ben poche. Al di là del possesso palla sterile (75% contro il 25% degli svedesi) e dei tiri effettuati (23, ma solo 5 nello specchio della porta), la Roma è apparsa passiva, con la testa altrove e senza la giusta determinazione per cercare il risultato. Troppi sorrisi in campo, poca concentrazione e una sottovalutazione eccessiva del campo e dell’avversario, che invece ha lasciato giocare i giallorossi, portandosi a casa tre punti pesanti.
Un punto in due gare è veramente un misero bottino soprattutto perchè le squadre con cui la Roma finora si è scontrata potevano essere definite 'abbordabili'. Ora è necessario ritrovare concentrazione, migliorare il gioco e la fame di vittoria. Non c’è tempo da perdere: la classifica è impietosa e richiede subito una reazione.
Un gioco statico per 90 minuti, senza marcature preventive e con una scarsa aggressività nel recupero palla. La Roma ha sofferto non solo per la sua lentezza, ma anche per una serie di fattori combinati che ne hanno aggravato la prestazione.
L'undici iniziale destava già non poche perplessità: una formazione priva di Dovbyk, Dybala, Konè e Mancini, e con molti giovani in campo, alcuni dei quali ancora non pronti a fornire punti di riferimento solidi.
Se era inevitabile concedere riposo a qualche giocatore, privarsi di pedine fondamentali proprio nel momento in cui si cercano risposte, stabilità e punti, si è rivelata una scelta discutibile. Un po’ come le dichiarazioni post-partita di Juric: “Ho visto tante cose positive, c’è da migliorare, ma già oggi sono stati fatti passi impressionanti”.
Di "cose positive", però, se ne sono viste ben poche. Al di là del possesso palla sterile (75% contro il 25% degli svedesi) e dei tiri effettuati (23, ma solo 5 nello specchio della porta), la Roma è apparsa passiva, con la testa altrove e senza la giusta determinazione per cercare il risultato. Troppi sorrisi in campo, poca concentrazione e una sottovalutazione eccessiva del campo e dell’avversario, che invece ha lasciato giocare i giallorossi, portandosi a casa tre punti pesanti.
Un punto in due gare è veramente un misero bottino soprattutto perchè le squadre con cui la Roma finora si è scontrata potevano essere definite 'abbordabili'. Ora è necessario ritrovare concentrazione, migliorare il gioco e la fame di vittoria. Non c’è tempo da perdere: la classifica è impietosa e richiede subito una reazione.
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