POVERA TURRIS, È NOTTE FONDA
Questo rischia di essere il Natale più triste della storia della Turris. Un Natale che avrebbe dovuto rappresentare un momento di festa e orgoglio, cadendo nell’anno dell’80esimo anniversario di fondazione del club. Indipendentemente dai risultati sportivi, questa ricorrenza avrebbe meritato celebrazioni ben diverse, perché la Turris non è solo una squadra di calcio: è il cuore pulsante di una comunità, un simbolo di appartenenza che trascende le categorie e i risultati sul campo.
La tifoseria corallina ha sempre rappresentato un esempio di passione pura, di fedeltà incrollabile. Lo zoccolo duro, anche se non numerosissimo, è rimasto al fianco della squadra in ogni categoria, dalla Serie D all’Eccellenza. Non ha mai tradito il proprio amore per una questione di convenienza o risultati. Eppure, questa stessa passione è stata calpestata, ignorata, persino derisa da chi oggi guida il club.
Le mancanze, infatti, non sono state solo tecniche o gestionali. Sono state soprattutto mancanze di rispetto verso un popolo che vive per la Turris. I segnali sono stati evidenti sin dall’inizio: frasi sprezzanti come "La Turris non è vostra", “La web reputation…”, “Le sedi opportune…”, “La signora in ferie…”, “Gli acquisti di grande prestigio…”, “Le tre scadenze…”, “I crediti…”, “La favola del milione d’euro investiti …”, "Il popolo dei bannati". Atteggiamenti arroganti, decisioni incomprensibili e il disprezzo per un dialogo sincero con i tifosi. La gestione dei canali ufficiali, le promesse mai mantenute, le falsità su bilanci e dichiarazioni. Insomma, ci vorrebbe un libro colossale per elencare le numerosissime occasioni in cui la passione della gente è stata deturpata.
Eppure, la Turris è più forte di chiunque la diriga. Perché non è solo un club, è un legame indissolubile che unisce Torre del Greco. È una ragione di vita, che spesso supera perfino i legami familiari. Solo chi non conosce davvero il mondo corallino può sottovalutare l'importanza che questa squadra ha per un torrese doc.
La storia ci insegna che, dopo la tempesta, arriva sempre il sereno. Torre del Greco, città di naviganti, conosce bene le sfide del mare in burrasca e sa che ogni onda porta con sé la promessa di un nuovo giorno. Così sarà anche per la Turris e per i suoi tifosi.
Questa passione, pur oltraggiata, non sarà mai spezzata. Perché il legame tra la Turris e il suo popolo è eterno, ed è proprio nei momenti più difficili che si scopre quanto è forte.
Un Natale amaro, dunque, ma con la consapevolezza che, dopo l'inverno, torna sempre la primavera. Perché la Turris non è di chi la guida oggi. La Turris è, e sarà sempre, del suo popolo.
Dopo la corsa contro il tempo per evitare la radiazione lo scorso 16 dicembre, emergono nuove ombre sui pagamenti relativi agli F24 per trattenute INPS e IRPEF. Secondo indiscrezioni, alcune operazioni finanziarie, legate presuntivamente al bimestre settembre-ottobre, sarebbero state bloccate a causa di pignoramenti sul conto societario. Questo potrebbe causare una nuova penalizzazione ben più grave di quanto inizialmente previsto. Non si parlerebbe più di un -1 punto, ma di una sanzione che potrebbe variare dai 4 ai 6 punti, complice anche la recidività in questo tipo d’inadempienza.
Un’eventualità drammatica che, sommata ai 5 punti già decurtati, comprometterebbe definitivamente le residue speranze di salvezza sul campo. Peggio ancora, c’è chi ipotizza scenari ben più radicali, con l’ombra di una possibile esclusione definitiva dal campionato: un epilogo infamante che si pensava scongiurato appena una settimana fa e che potrebbe essere ratificato nelle prossime settimane.
Come se non bastasse, la situazione finanziaria disastrosa sta travolgendo anche la vita personale dei calciatori. Almeno sei o sette giocatori, infatti, rischiano lo sfratto dalle rispettive abitazioni entro la fine di dicembre, a causa del mancato pagamento dei canoni di locazione. La proprietà, infatti, non avrebbe corrisposto la componente relativa alle indennità alloggio negli stipendi parziali di settembre e ottobre. Una situazione che aveva già spinto la squadra a una protesta nei giorni scorsi, con la scelta di non allenarsi in segno di dissenso verso la proprietà.
Questa gestione, targata Ettore Capriola, è già entrata nella storia corallina come una delle peggiori, forse persino più disastrosa di quella di Mimmo Pesce, che portò al fallimento del club biancorosso all’inizio degli anni 2000. La Turris di oggi non è solo una squadra che sta crollando sportivamente, ma un club senza guida, senza risorse e senza un progetto, condannato a una fine che si fa sempre più certa e infamante. L’agonia del club è il simbolo di una tifoseria martoriata, costretta ad assistere impotente al lento collasso di una società che non ha saputo onorare né la storia né i sacrifici dei suoi sostenitori.