Don Fredy, un prete rossoblù!
A Colle d’Anchise, piccolo borgo molisano, la fede si intreccia con il tifo, e a incarnare questa doppia passione c’è Don Fredy, il parroco di origine colombiana con un cuore che batte forte per il Campobasso FC (Serie C Girone B). Dal suo arrivo in Molise nel 2010, Don Fredy ha subito percepito l’amore viscerale della comunità locale per la squadra rossoblù, e ben presto anche lui si è lasciato contagiare da questa fiamma.
“All’inizio mi sono documentato, ho chiesto – racconta il parroco – e alla fine il tifo per il Campobasso ha coinvolto anche me.” Da allora, ogni domenica, “messa permettendo”, Don Fredy percorre quella che definisce “la mia strada del cuore”, per raggiungere lo stadio e sostenere la squadra del Campobasso. E anche se preferisce risparmiarsi le trasferte, non manca mai di seguire i Lupi anche da lontano, sentendosi parte di una grande famiglia rossoblù: “È una squadra e una società che ha unito tutti sotto un’unica bandiera. E non c’è niente di più bello.”
Tra i tifosi e anche i dirigenti, Don Fredy ha costruito vere amicizie. Con il direttore generale Mario Colalillo, in particolare, condivide una visione del calcio che va oltre lo sport: “Colalillo, nonostante il ruolo che ricopre, è sempre rimasto tra la gente, avvicinando chiunque alla passione del tifo.” E come potrebbe mancare, nella collezione di Don Fredy, la maglia rossoblù? “Non potevo stare senza”, sorride, tenendo stretta la sua maglia “originale campuasciana al 100 per cento” e in un italiano colorato da un accento che mescola lo spagnolo e un curioso dialetto campobassano.
Don Fredy ha i suoi idoli tra i giocatori: Antonio Di Nardo, il “grande bomber,” e mister Piero Braglia, che ammira anche quando l’allenatore, noto per il carattere schietto, reagisce in campo. “Il mister reagisce alle ingiustizie ma non impreca – precisa con un sorriso – gli arbitri ce l’hanno con lui, ma il suo pensiero fa bene alla squadra.”
Prima di diventare sacerdote, Don Fredy ha anche calcato i campi da gioco nel suo Paese: “Facevo il portiere.” E nei primi anni a Colle d’Anchise aveva perfino fondato una squadra di calcetto con i ragazzi del paese, finché, con l’assegnazione della parrocchia di Monteverde, ha dovuto sospendere il progetto. Calcio e chiesa, per lui, sono due volti che hanno simili valori: “Lo sport è condivisione, unisce tutti sotto gli stessi colori e in nome di quei colori si fanno tante azioni di solidarietà e di comunità, che sono spesso l’espressione più autentica del Vangelo.”
A 45 anni, Don Fredy è un personaggio pittoresco, e la sua figura emerge nitida sulle tribune: abito talare nero e maglia rossoblù, con la voce che si alza potente per intonare i cori della curva. “Nu sem campuascià, la Nord è rossoblù… Aleè, alè, alè, alè, alèèèèè” canta insieme agli altri tifosi, infiammato come solo un vero supporter può essere. E quando gli chiediamo un pronostico sulla prossima partita contro la Lucchese, l’entusiasmo si accende: “Vinciamo. Forza Lupi. Ci vediamo allo stadio!”. Messa permettendo.