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Clemente di San Luca: “Perché non si fanno certe domande a Conte?! Giornalisti non sono addetti stampa”
A “1 Football Night”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Guido Clemente di San Luca, docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Professore, è un po' arrabbiato dopo ieri?
“Ho urlato come un pazzo al secondo gol del Como. Al primo sono diventato una belva. L’urlo più potente è stato al gol di Jack, anche perché, nel pezzo che avevo scritto il giorno prima, avevo concluso auspicando Raspadori come Ciro Mertens nel 2017. E così è stato, la mia profezia sembrava avverarsi!" "Dobbiamo distinguere due aspetti. Lo ripeto spesso, ma molti non vogliono capirlo: una cosa è il tifoso, un'altra è chi prova a ragionare con maggiore competenza."
Proviamo allora ad analizzare la partita. Cosa non le è piaciuto ieri?
"Ho avuto la conferma dei dubbi che avevo espresso nei miei articoli. Non si può trascurare un dettaglio: se Billing, nella partita di Roma con la Lazio, fosse entrato, probabilmente il Napoli avrebbe due punti in più. Questo perché è mancata una lettura adeguata della gara."
C’è però un aspetto che mi incuriosisce. Perché, secondo lei, in conferenza stampa non vengono poste certe domande all’allenatore?
"È incredibile che nessuno gli chieda: siamo certi che la condizione atletica sia corretta? Che la preparazione sia stata adeguata? Come si spiegano tutti questi infortuni muscolari, tutti sulla fascia sinistra e tutti nello stesso mese? Questi sono interrogativi che un giornalista sportivo dovrebbe porsi. Invece, quando qualcuno prova a fare questi ragionamenti, viene immediatamente attaccato da un certo schieramento che protegge la società e scredita chi cerca di ragionare nell’interesse del Napoli."
Eppure, professore, sappiamo bene che in questo momento certi temi sono intoccabili. Lei stesso, all’inizio, quando sollevava il tema della juventinità dell’allenatore, è stato molto criticato.
"È un altro discorso, ma è sempre legato alla difficoltà di far comprendere certi concetti. Io ho sempre detto che un allenatore deve soddisfare la sua professionalità, non essere un simbolo del Napoli. Spalletti, ad esempio, non aveva nulla a che vedere con la storia partenopea, ma a un certo punto vi si è immerso, è diventato un riferimento per la città. Addirittura si è tatuato lo scudetto sul braccio."
Era giusto chiedere ad Antonio Conte di fare chiarezza sulle voci che lo vogliono lontano da Napoli nella prossima stagione?
"Il senso del mestiere del giornalista qual è? A meno che non sia un addetto stampa, il giornalista deve fare le pulci al potere, qualunque esso sia. Il giornalista non è il difensore di un soggetto, ma deve fare domande scomode. A maggior ragione se è un tifoso del Napoli, come me. Io non faccio il giornalista, sono un tifoso malato di Napoli. E proprio per il bene del Napoli, mi pongo delle domande. Chi non lo fa, non aiuta il club a crescere."
Il tifoso napoletano come sta vivendo questo momento?
"Guardi, da ieri sera ho dormito malissimo, con grande difficoltà. Ho passato il pomeriggio da solo, mia moglie è andata a trovare sua madre e io sono rimasto a casa, davanti alla televisione, fino a tarda sera. Ero in crisi, completamente in crisi. Riflettevo su dove abbiamo sbagliato, su tutto quello che si poteva fare diversamente. Stamattina, appena sveglio, ho letto un messaggio di un amico e mi sono reso conto che siamo tutti concentrati sulla partita di sabato alle 18:00. Io sabato arriverò alla mia postazione come un pazzo scatenato, per guidare i tifosi intorno a me e per aiutare la squadra a vincere. Nessuno lo mette in dubbio. Ma detto questo, possiamo ragionare? Non c’è dubbio che Raspadori, in questo 352, giochi meglio, ma se passi alla difesa a tre, poi ti trovi in grande difficoltà. Il problema è che, sì, avvantaggi Raspadori, ma quanti sacrifici fai altrove? Questa è la valutazione che si deve fare, e credo che verrà fatta per la partita contro l’Inter. Nell’ultimo pezzo che ho scritto prima della partita, ho detto che c’erano due possibilità: giocare con il 3-5-2 o con il 4-4-2, che diventa un 4-3-1-2 in fase offensiva. Vedremo cosa accadrà contro l’Inter, probabilmente si tenterà un 4-4-2 per garantire più continuità a Raspadori ma evitare di sacrificare gli altri.”
A proposito di Inter, ha visto il cartellino giallo non dato a Mkhitaryan? Come è possibile una situazione del genere?
“Io sono anni che cerco di coinvolgere i giornalisti nazionali per creare un network che affronti queste tematiche e mi dia una mano. Ma è mai possibile che io sia l’unico a occuparmi di questo? Tra l’altro, domani comincia il mio corso universitario sulle regole del calcio, l’unico corso universitario in Italia su questa disciplina, eppure non vengo mai chiamato da nessuna parte nei network nazionali. E si sentono in giro delle castronerie incredibili, perché si ragiona sulle regole del calcio come se non fossero norme giuridiche. Invece lo sono, vanno lette, interpretate e fatte rispettare come qualsiasi altra norma del diritto. Venerdì, tra l’altro, è successo un altro episodio clamoroso in Lecce-Udinese. L’arbitro Bonacina è stato richiamato dal VAR per assegnare un rigore inesistente. Il problema, però, è che Bonacina ha fatto il suo dovere, perché il protocollo non ammette equivoci: la decisione finale spetta sempre all’arbitro in campo, ma se al VAR ti richiamano, vuol dire che hanno già stabilito tu abbia sbagliato. Il giovane Bonacina ha subito l’influenza di Guida, un direttore di gara esperto, e ha confermato una decisione sbagliata. E poi ci sono altre situazioni incredibili, come quella di Mkhitaryan. Qui il regolamento parla chiaro: il fallo era da cartellino giallo automatico. Per non parlare di Lautaro che, la settimana scorsa, ha bestemmiato in campo, e la bestemmia porta alla squalifica. Invece si sono inventati una scusa assurda, sostenendo che si vedeva ma non si sentiva. Ma perché non si sentiva? Bastava chiamare un esperto di lettura labiale e si sarebbe capito tutto. Bisognerebbe far rispettare sempre le regole, senza eccezioni."
Secondo lei, Conte l’anno prossimo sarà ancora l’allenatore del Napoli?
“In questo momento ci vorrebbe la proverbiale zingara, perché tutto è avvolto dall’opacità. La trasparenza, nel calcio italiano, è un’utopia. Questa è la verità."
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