
Paolo Cannavaro: "Volevo solo far rinascere il Napoli. Poi fu difficile andare via"
L'ex difensore del Sassuolo Paolo Cannavaro, che è stato anche capitano del Napoli, si è raccontato nel podcast 'Zero possibilità' di Decibel Bellini soffermandosi in particolare sugli avversari più complicati contro i quali ha dovuto misurarsi: “Ho giocato contro Ronaldo il Fenomeno e posso dire che era davvero un incubo. Non ho rimorsi nei confronti di Benitez che mi ha spinto lontano da casa mia ma non ho rimorsi. Io dissi a lui 'mi dispiace perché non ho avuto la possibilità di provare a convincerti perché le occasioni sono state poche', non è un rammarico tanto per l'addio ma tanto per non aver convinto l'unico allenatore della mia carriera”, ha raccontato il difensore che dopo il Napoli è andato proprio al Sassuolo.
Ancora Cannavaro: "Io a Napoli stavo a casa e lasciare casa non è stato semplice. Io ho fatto il raccattapalle, il tifoso, poi il giocatore, non ero l'occasionale, ero quello fisso quindi ho fatto l'esordio, sono andato via, sono tornato dopo il Parma e c'erano tre squadre di Serie A pronte a prendermi ma non faccio nomi per rispetto e potevo avere contratti più alti ma non mi interessava e volevo tornare a Napoli perché avevamo bisogno di gente che credeva nella rinascita.
L'unico tatuaggio mio inerente al calcio è inerente alla promozione di Genova, era l'unica cosa che volevo far rinascere il Napoli e dopo tutto questo non era facile andare via ma me ne sono fatto una ragione. Non ho fatto la vittima e me ne sono andato via in maniera positiva, ho fatto un'altra vittoria e ringrazio Dio di essere andato a Sassuolo dove ho vissuto un'altra giovinezza, è stato come una famiglia".
Ancora Cannavaro: "Io a Napoli stavo a casa e lasciare casa non è stato semplice. Io ho fatto il raccattapalle, il tifoso, poi il giocatore, non ero l'occasionale, ero quello fisso quindi ho fatto l'esordio, sono andato via, sono tornato dopo il Parma e c'erano tre squadre di Serie A pronte a prendermi ma non faccio nomi per rispetto e potevo avere contratti più alti ma non mi interessava e volevo tornare a Napoli perché avevamo bisogno di gente che credeva nella rinascita.
L'unico tatuaggio mio inerente al calcio è inerente alla promozione di Genova, era l'unica cosa che volevo far rinascere il Napoli e dopo tutto questo non era facile andare via ma me ne sono fatto una ragione. Non ho fatto la vittima e me ne sono andato via in maniera positiva, ho fatto un'altra vittoria e ringrazio Dio di essere andato a Sassuolo dove ho vissuto un'altra giovinezza, è stato come una famiglia".
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