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Paolo Cannavaro e la sua nuova vita: "L'ho capito a Vercelli, da allenatore ragiono così"
Paolo Cannavaro ha rilasciato una intervista ai microfoni di 'Radio Serie A' e s'è soffermato a lungo sulla sua prima avventura da primo allenatore, quella alla Pro Vercelli: "E' stata una esperienza che mi ha dato tanto, purtroppo non dal punto di vista dei risultati, ma come esperienza mi è servita tanto anche per calarmi nel ruolo di primo allenatore in una categoria che vive di difficoltà enormi in tutti e tre i gironi. Il ruolo di allenatore mi piace, molto. Già da Udine l'avevo capito e dopo quell'avventura ho detto a mio fratello Fabio che avrei voluto intraprendere la carriera da capo-allenatore: è ciò che mi piace e mi fa star bene, la voglia di provare era anche per capire se il ruolo mi si addice e anche i feedback arrivati mi hanno fatto capire che quella è la mia strada".
Sulla sua filosofia di calcio: "Dal punto di vista della mentalità io uso sempre una frase: 'Andiamo a darle prima di prenderle'. Come calcio, essendo un tecnico giovane ho avuto la fortuna di partire col lancio lungo e poi ho finito con il mio passaggio più lungo che era di quindi metri. Ho preso più da quest'ultima parte e mi piace pensare di avere undici registi in campo. I miei difensori devono uscire palla al piede e gli attaccanti recuperarla in scivolata, è questa la mia mentalità".
E infine: "In questa avventura a Vercelli ho dedicato ciò che dovevo ai miei giocatori, a fine allenamento mi piaceva fare lavoro individuale su alcuni calciatori. Purtroppo oggi i giovani calciatori arrivano già con conoscenze tattiche importanti, ma bisogna lavorare molto sulla tecnica individuale, sulla tecnica di corsa".
Sulla sua filosofia di calcio: "Dal punto di vista della mentalità io uso sempre una frase: 'Andiamo a darle prima di prenderle'. Come calcio, essendo un tecnico giovane ho avuto la fortuna di partire col lancio lungo e poi ho finito con il mio passaggio più lungo che era di quindi metri. Ho preso più da quest'ultima parte e mi piace pensare di avere undici registi in campo. I miei difensori devono uscire palla al piede e gli attaccanti recuperarla in scivolata, è questa la mia mentalità".
E infine: "In questa avventura a Vercelli ho dedicato ciò che dovevo ai miei giocatori, a fine allenamento mi piaceva fare lavoro individuale su alcuni calciatori. Purtroppo oggi i giovani calciatori arrivano già con conoscenze tattiche importanti, ma bisogna lavorare molto sulla tecnica individuale, sulla tecnica di corsa".
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