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…con Massimo Oddo
“Fonseca in bilico? Nel calcio quello dell’allenatore ormai è il mestiere più difficile. La partenza non è stata buona, ma c’è un allenatore nuovo e quando cambi hai sempre uno svantaggio rispetto a a chi ha una guida tecnica collaudata. Anche se poi Thiago Motta va alla Juve e parte subito bene”. Così a TuttoMercatoWeb.com Massimo Oddo sulle voci che parlano di Paulo Fonseca già traballante sulla panchina del Milan.
Fonseca già traballa.
“Ormai è la normalità. In Italia si è troppo legati ai risultati. Un allenatore va giudicato più sul campo e nel lavoro infrasettimanale e su ciò che c’è attorno. Il calcio è sempre un’incognita e può succedere di tutto. Ma un allenatore va esonerato in settimana e non dopo una partita. Che senso ha dare un’ultimatum? Se vince una partita torna in auge, perde e lo rimetti in discussione? O ci credi o non ci credi”.
La Lazio è ripartita con una nuova guida tecnica. Baroni.
“Baroni gli ultimi tre anni li ha fatti a livelli incredibili. Un allenatore però non ha la bacchetta magica. Deve farsi capire… la Lazio ha cambiato tanto e preso calciatori anche da squadre minori e devono ambientarsi. Vale un po’ il discorso del Milan”.
Serie B: come valuta questo inizio?
“La storia del campionato di B ci racconta che spesso le neopromosse fanno molto bene. Ce n’è sempre una che fa campionati strepitosi. Quando hai un allenatore che conosce il gruppo parti con un grande vantaggio. Se andiamo a vedere tutti i grandi risultati sono stati fatti da allenatori che hanno avuto continuità. Penso a Grosso a Frosinone, Pecchia a Parma e Vanoli a Venezia. L’anno scorso sono saltate sessanta panchine, di che parliamo? Le neopromosse fanno sempre bene. Poi ci sono le più forti: Cremonese, Sassuolo e il Palermo che non ha ancora ingranato. Una squadra però può essere forte quanto vuoi. Quando sono andato a Crotone era una squadra pazzesca ma non vinceva una partita, poi ci sono tante situazioni. Chi vince i campionati lo fa perché ha giocatori validi ma funziona tutto anche fuori dal campo”
E lei mister? Sembrava ad un passo dal ritorno in panchina…
“L’anno scorso ho fatto la scelta di tornare a poche giornate dalla fine piuttosto che stare sul divano perché conoscevo l’ambiente di Padova e sapevo che fosse un’ottima squadra. Ma il destino ha voluto che incontrassimo il Vicenza. Poi non c’è stata continuità e non so perché. Quest’anno c’è stato qualcosa in ballo ma non era la situazione giusta: ne sono uscito con le ossa rotte e per ripartire ho bisogno di una situazione dove possa lavorare con tranquillità. Aspetto il mio momento”.
Fonseca già traballa.
“Ormai è la normalità. In Italia si è troppo legati ai risultati. Un allenatore va giudicato più sul campo e nel lavoro infrasettimanale e su ciò che c’è attorno. Il calcio è sempre un’incognita e può succedere di tutto. Ma un allenatore va esonerato in settimana e non dopo una partita. Che senso ha dare un’ultimatum? Se vince una partita torna in auge, perde e lo rimetti in discussione? O ci credi o non ci credi”.
La Lazio è ripartita con una nuova guida tecnica. Baroni.
“Baroni gli ultimi tre anni li ha fatti a livelli incredibili. Un allenatore però non ha la bacchetta magica. Deve farsi capire… la Lazio ha cambiato tanto e preso calciatori anche da squadre minori e devono ambientarsi. Vale un po’ il discorso del Milan”.
Serie B: come valuta questo inizio?
“La storia del campionato di B ci racconta che spesso le neopromosse fanno molto bene. Ce n’è sempre una che fa campionati strepitosi. Quando hai un allenatore che conosce il gruppo parti con un grande vantaggio. Se andiamo a vedere tutti i grandi risultati sono stati fatti da allenatori che hanno avuto continuità. Penso a Grosso a Frosinone, Pecchia a Parma e Vanoli a Venezia. L’anno scorso sono saltate sessanta panchine, di che parliamo? Le neopromosse fanno sempre bene. Poi ci sono le più forti: Cremonese, Sassuolo e il Palermo che non ha ancora ingranato. Una squadra però può essere forte quanto vuoi. Quando sono andato a Crotone era una squadra pazzesca ma non vinceva una partita, poi ci sono tante situazioni. Chi vince i campionati lo fa perché ha giocatori validi ma funziona tutto anche fuori dal campo”
E lei mister? Sembrava ad un passo dal ritorno in panchina…
“L’anno scorso ho fatto la scelta di tornare a poche giornate dalla fine piuttosto che stare sul divano perché conoscevo l’ambiente di Padova e sapevo che fosse un’ottima squadra. Ma il destino ha voluto che incontrassimo il Vicenza. Poi non c’è stata continuità e non so perché. Quest’anno c’è stato qualcosa in ballo ma non era la situazione giusta: ne sono uscito con le ossa rotte e per ripartire ho bisogno di una situazione dove possa lavorare con tranquillità. Aspetto il mio momento”.
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