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Un anno dopo l'Italia è finalmente sulla strada giusta. Un peccato non averla trovata prima
Sollievo e rimpianti. L'Italia ieri sera al Parco dei Principi non ha solo ottenuto la sua prima vittoria contro una big da quando Spalletti siede sulla panchina azzurra, non è solo tornata a vincere a Parigi contro la Francia settant'anni dopo l'ultima volta. Il 3-1 in rimonta nella casa del PSG è stato un successo rivelatore, ha svelato le potenzialità di una squadra che si stava rassegnando all'idea di esser più scarsa di ciò che realmente è.
Se da un lato la Francia è affondata sotto i colpi della sua presunzione, dall'altro l'Italia ha ritrovato sé stessa. O meglio, ha trovato sé stessa fornendo la prima grande prestazione di squadra sotto la nuova gestione.
Il 3-1 in rimonta è la risposta a un Europeo che ha imposto agli azzurri di stravolgere tutto. Un'opera di semplificazione a cui Spalletti ha lavorato per tutta l'estate dopo la figuraccia contro la Svizzera: "Avendoli rimessi tutti nelle loro posizioni si sono ritrovati. Al di là di come sarebbe andata questa partita, noi avremmo comunque continuato così per sempre", ha detto il commissario tecnico in conferenza stampa dopo il match.
Vittoria importante, anche simbolica. Lo svarione di Di Lorenzo e il gol di Barcola sembravano poter essere il preludio di una goleada francese, di una nuova notte di sole amarezze. E invece no, non questa volta. L'Italia ha saputo reagire. L'ha fatto grazie a un 3-5-1-1 in cui gli azzurri hanno immediatamente trovato le loro certezze, un assetto tattico più all'italiana che ha permesso alla Nazionale di sopperire al deficit di qualità con una maggiore densità in mezzo al campo. Come in Germania: quando si alza la velocità di gioco, l'Italia è molto più imprecisa in fase di costruzione. Ma questa volta gli azzurri hanno avuto il merito di restare sempre lì, compatti. Hanno sistematicamente tentato il recupero del pallone dopo ogni passaggio sbagliato.
Ha aiutato il baricentro basso, l'essersi scrollati di dosso la presunzione di essere tecnicamente sullo stesso livello delle squadre più forti. Ha aiutato il passaggio definitivo alla difesa a tre, a un modulo che è ormai pensiero dominante nel nostro campionato e a cui tutti i calciatori della Nazionale sono più abituati. Dal calcio fluido al calcio semplice la differenza è totale. S'è vista un'Italia più italiana, che quando era necessario lasciava il pallone agli avversari per arroccarsi davanti l'area di rigore e difendere il vantaggio. Così la Francia ha vinto la sfida del possesso palla, 54% contro 46. Mentre l'Italia ha vinto la partita.
La squadra di Spalletti tornerà ora in campo nella giornata di lunedì, a Budapest contro Israele. Una partita che arriverà dopo aver finalmente visto la luce in fondo al tunnel. L'1-3 al Parco dei Principi lascia in eredità una gradevole sensazione di sollievo miscelata, però, all'amarezza del rimpianto. Un vero peccato non esserci arrivati prima.
Se da un lato la Francia è affondata sotto i colpi della sua presunzione, dall'altro l'Italia ha ritrovato sé stessa. O meglio, ha trovato sé stessa fornendo la prima grande prestazione di squadra sotto la nuova gestione.
Il 3-1 in rimonta è la risposta a un Europeo che ha imposto agli azzurri di stravolgere tutto. Un'opera di semplificazione a cui Spalletti ha lavorato per tutta l'estate dopo la figuraccia contro la Svizzera: "Avendoli rimessi tutti nelle loro posizioni si sono ritrovati. Al di là di come sarebbe andata questa partita, noi avremmo comunque continuato così per sempre", ha detto il commissario tecnico in conferenza stampa dopo il match.
Vittoria importante, anche simbolica. Lo svarione di Di Lorenzo e il gol di Barcola sembravano poter essere il preludio di una goleada francese, di una nuova notte di sole amarezze. E invece no, non questa volta. L'Italia ha saputo reagire. L'ha fatto grazie a un 3-5-1-1 in cui gli azzurri hanno immediatamente trovato le loro certezze, un assetto tattico più all'italiana che ha permesso alla Nazionale di sopperire al deficit di qualità con una maggiore densità in mezzo al campo. Come in Germania: quando si alza la velocità di gioco, l'Italia è molto più imprecisa in fase di costruzione. Ma questa volta gli azzurri hanno avuto il merito di restare sempre lì, compatti. Hanno sistematicamente tentato il recupero del pallone dopo ogni passaggio sbagliato.
Ha aiutato il baricentro basso, l'essersi scrollati di dosso la presunzione di essere tecnicamente sullo stesso livello delle squadre più forti. Ha aiutato il passaggio definitivo alla difesa a tre, a un modulo che è ormai pensiero dominante nel nostro campionato e a cui tutti i calciatori della Nazionale sono più abituati. Dal calcio fluido al calcio semplice la differenza è totale. S'è vista un'Italia più italiana, che quando era necessario lasciava il pallone agli avversari per arroccarsi davanti l'area di rigore e difendere il vantaggio. Così la Francia ha vinto la sfida del possesso palla, 54% contro 46. Mentre l'Italia ha vinto la partita.
La squadra di Spalletti tornerà ora in campo nella giornata di lunedì, a Budapest contro Israele. Una partita che arriverà dopo aver finalmente visto la luce in fondo al tunnel. L'1-3 al Parco dei Principi lascia in eredità una gradevole sensazione di sollievo miscelata, però, all'amarezza del rimpianto. Un vero peccato non esserci arrivati prima.
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