
Capello: "Milan, meno intelligenza artificiale. Mi auguro lavorino sempre più persone di calcio"
Aria di grandi cambiamenti in casa Milan. La società rossonera cambierà molto la prossima stagione a partire dal livello dirigenziale. Dal punto dell'organico invece sono diversi i giocatori che quest'anno hanno reso ai di sotto delle loro potenzialità a partire da Maignan, Theo Hernandez e Leo. Proprio su questi tre si è espresso nel corso dell'intervista concessa all'edizione odierna della Gazzetta dello Sport Fabio Capello:
"Beh, hanno reso e stanno rendendo quanto ci si aspetterebbe dal loro potenziale? Di sicuro no - ha esordito l'ex mister rossonero -. Poi c’è da capire il perché. Si erano auto-esaltati prima o si sono depressi ora? La mia impressione è che negli anni precedenti avevano in società e in panchina persone in grado di toccare le corde giuste per fare loro rendere di più. Mentre oggi no...".
Una chiosa finale poi sul futuro della società e un augurio: "Riassumo la mia speranza in una sola frase: meno intelligenza artificiale, più occhio umano. Io mi auguro che al Milan lavorino sempre più persone di calcio, in grado di riconoscere i talenti e poi farli crescere nelle loro caratteristiche. Perché i dati possono aiutare, ma non spiegano tutto e soprattutto non formano da soli le grandi squadre".
"Beh, hanno reso e stanno rendendo quanto ci si aspetterebbe dal loro potenziale? Di sicuro no - ha esordito l'ex mister rossonero -. Poi c’è da capire il perché. Si erano auto-esaltati prima o si sono depressi ora? La mia impressione è che negli anni precedenti avevano in società e in panchina persone in grado di toccare le corde giuste per fare loro rendere di più. Mentre oggi no...".
Una chiosa finale poi sul futuro della società e un augurio: "Riassumo la mia speranza in una sola frase: meno intelligenza artificiale, più occhio umano. Io mi auguro che al Milan lavorino sempre più persone di calcio, in grado di riconoscere i talenti e poi farli crescere nelle loro caratteristiche. Perché i dati possono aiutare, ma non spiegano tutto e soprattutto non formano da soli le grandi squadre".
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