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Paletta: "Ibra, Cavani, Lavezzi e soprattutto Di Natale gli attaccanti che mi hanno messo in crisi"
Gabriel Paletta, ospite di Unlocker Room - The Rossoneri Podcast, format curato e prodotto da Milan TV, ha parlato degli attaccanti più difficili da marcare affrontare nella sua carriera: “Ibra, Cavani, Lavezzi. Uno che mi faceva sempre impazzire era Totò Di Natale. Si muoveva tanto, era fortissimo. Cavani e Ibra sono più da area di rigore. Mi ricordo un Milan-Parma, io giocavo centrale di sinistra con in coppia un ragazzino che era alle prime partite, Rolf Feltscher. Giocavamo noi due in coppia contro Ibra. Feltscher gli aveva fatto un fallo, allora Ibra chiama l’arbitro e gli fa: “Ref, vuoi che li ammazzi tutti e due?”. L’ho sentito e mi ricordo che mi è rimasta impressa questa frase dopo quel fallo abbastanza brutto”.
Ibra cosa soffriva di più, quando veniva marcato?
“Sì, secondo me sì. Anche se le ultime volte che l’ho incontrato, era un’amichevole tra Milan e Monza, mi ha detto che lui ha bisogno che il difensore lo sfidi. Perché così si caricava di più, era peggio per gli altri”.
Sei stato uno dei primi oriundi della storia della nazionale Italia.
“Sì, c’era anche Daniel Osvaldo, c’era stato anche Camoranesi. La scelta è arrivata a Parma. Avevo il nostro preparatore che era il figlio di Prandelli. Mi chiede se avessi il doppio passaporto e se mi sarebbe piaciuto giocare per l’Italia. Gli ho detto di sì. Poi da lì è venuto suo papà Cesare a vedere qualche partita e qualche allenamento, era venuto a Parma per dirmi che avrebbe iniziato a seguirmi se ero convinto. Visto che l’Argentina non mi avrebbe chiamato… Potevo giocare anche lì? Sì, ma non mi hanno mia chiamato. Dopo l’U20 ci sono state le Olimpiadi, lì mi avevano chiamato ma il Boca non mi ha lasciato andare perché andavano via già un po’ di giocatori. Altrimenti già lì avrei chiuso la porta ad altre nazionali. Quindi Prandelli ha iniziato a seguirmi, la prima partita che ho fatto contro la Spagna a Madrid è stata un’amichevole. Ho fatto bene, meno male. Poi da lì sono stato chiamato un po’ di volte, fino al Mondiale. E ho fatto il titolare alla prima, con Chiellini spostato a sinistra, Barzagli centrale e Abate a destra”.
Ibra cosa soffriva di più, quando veniva marcato?
“Sì, secondo me sì. Anche se le ultime volte che l’ho incontrato, era un’amichevole tra Milan e Monza, mi ha detto che lui ha bisogno che il difensore lo sfidi. Perché così si caricava di più, era peggio per gli altri”.
Sei stato uno dei primi oriundi della storia della nazionale Italia.
“Sì, c’era anche Daniel Osvaldo, c’era stato anche Camoranesi. La scelta è arrivata a Parma. Avevo il nostro preparatore che era il figlio di Prandelli. Mi chiede se avessi il doppio passaporto e se mi sarebbe piaciuto giocare per l’Italia. Gli ho detto di sì. Poi da lì è venuto suo papà Cesare a vedere qualche partita e qualche allenamento, era venuto a Parma per dirmi che avrebbe iniziato a seguirmi se ero convinto. Visto che l’Argentina non mi avrebbe chiamato… Potevo giocare anche lì? Sì, ma non mi hanno mia chiamato. Dopo l’U20 ci sono state le Olimpiadi, lì mi avevano chiamato ma il Boca non mi ha lasciato andare perché andavano via già un po’ di giocatori. Altrimenti già lì avrei chiuso la porta ad altre nazionali. Quindi Prandelli ha iniziato a seguirmi, la prima partita che ho fatto contro la Spagna a Madrid è stata un’amichevole. Ho fatto bene, meno male. Poi da lì sono stato chiamato un po’ di volte, fino al Mondiale. E ho fatto il titolare alla prima, con Chiellini spostato a sinistra, Barzagli centrale e Abate a destra”.
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