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Inter e Milan, su San Siro confermato il ritorno al passato. Sfuma la finale Champions?
Inter e Milan dicono no alla ristrutturazione del Meazza, accettano l'ipotesi di condividere un nuovo stadio e di farlo nell'area San Siro, a determinate condizioni. Tre, nello specifico, e le ha elencate, dopo l'incontro di questa mattina, il sindaco meneghino Beppe Sala. Il quale, dal canto suo, ne ha posta solo una, anche se non ancora in maniera formale: che i due club abbandonino in via definitiva i piani - A, B o C che siano - legati rispettivamente a Rozzano e San Donato.
Ritorno al passato. Di fatto, l'ha ammesso anche Sala, il dibattito su San Siro torna indietro di cinque anni. Tempo perso? Sostanzialmente sì, per quanto il primo cittadino abbia ricordato come nel percorso siano stati comunque svolti dei passaggi formali in ogni caso necessari e abbia anche ricordato come entrambi i club abbiano cambiato proprietà. Dato inequivocabile, ma al contempo i principali interlocutori del Comune - l'ad corporate Alessandro Antonello per l'Inter e il presidente Paolo Scaroni, oggi assente, per il Milan - sono gli stessi, oggi come ieri.
I prossimi passi. Dovranno essere rapidi, ha chiarito Sala. La prossima settimana è fissato un incontro con la Soprintendenza, per capire i confini del vincolo sul secondo anello del Meazza, che scatterà del 2025 e renderà intoccabile l'impianto. Fino a che punto? È proprio questo l'aspetto - curioso che non sia già avvenuto in cinque anni - che il Comune e i due club vogliono capire: la certezza è che lo stadio non si potrà abbattere, ma il vincolo potrebbe non impedire alcune modifiche strutturali, in un impianto a quel punto privato, al fine di renderlo funzionale ad altro. Cosa, non si sa. Successivamente, Sala aspetta un progetto relativo proprio al futuro del Meazza per non farne una cattedrale nel deserto, mentre i club attendono che l'Agenzia delle Entrate stabilisca il prezzo dello stadio e del suolo circostante: la concessione avrebbe abbattuto i costi, ma darebbe meno libertà sul tema vincolo.
E la finale di Champions League? La UEFA è alla finestra, l'assegnazione a Milano dell'atto conclusivo della massima competizione continentale è prevista per il 2027, a patto che ci sia uno stadio dove giocarla. Il 24 settembre, giorno del comitato esecutivo UEFA che dovrà ratificare la rinuncia di Milano, è la data clou, entro la quale Nyon attende ufficialmente informazioni in merito dalla FIGC. Che, a questo punto, non potrà dare una certezza di qualsiasi tipo. Dal Comune quello che filtra è che tutto dipenderà dalle tempistiche, all'apparenza molto risicate. Con un pizzico di realismo, restano due soluzioni: o la UEFA darà tempo - molto improbabile - oppure Milano saluterà in via definitiva e ufficiale la finale Champions, che a quel punto potrebbe finire in dote all'Olimpico di Roma. Ma anche all'estero.
Ritorno al passato. Di fatto, l'ha ammesso anche Sala, il dibattito su San Siro torna indietro di cinque anni. Tempo perso? Sostanzialmente sì, per quanto il primo cittadino abbia ricordato come nel percorso siano stati comunque svolti dei passaggi formali in ogni caso necessari e abbia anche ricordato come entrambi i club abbiano cambiato proprietà. Dato inequivocabile, ma al contempo i principali interlocutori del Comune - l'ad corporate Alessandro Antonello per l'Inter e il presidente Paolo Scaroni, oggi assente, per il Milan - sono gli stessi, oggi come ieri.
I prossimi passi. Dovranno essere rapidi, ha chiarito Sala. La prossima settimana è fissato un incontro con la Soprintendenza, per capire i confini del vincolo sul secondo anello del Meazza, che scatterà del 2025 e renderà intoccabile l'impianto. Fino a che punto? È proprio questo l'aspetto - curioso che non sia già avvenuto in cinque anni - che il Comune e i due club vogliono capire: la certezza è che lo stadio non si potrà abbattere, ma il vincolo potrebbe non impedire alcune modifiche strutturali, in un impianto a quel punto privato, al fine di renderlo funzionale ad altro. Cosa, non si sa. Successivamente, Sala aspetta un progetto relativo proprio al futuro del Meazza per non farne una cattedrale nel deserto, mentre i club attendono che l'Agenzia delle Entrate stabilisca il prezzo dello stadio e del suolo circostante: la concessione avrebbe abbattuto i costi, ma darebbe meno libertà sul tema vincolo.
E la finale di Champions League? La UEFA è alla finestra, l'assegnazione a Milano dell'atto conclusivo della massima competizione continentale è prevista per il 2027, a patto che ci sia uno stadio dove giocarla. Il 24 settembre, giorno del comitato esecutivo UEFA che dovrà ratificare la rinuncia di Milano, è la data clou, entro la quale Nyon attende ufficialmente informazioni in merito dalla FIGC. Che, a questo punto, non potrà dare una certezza di qualsiasi tipo. Dal Comune quello che filtra è che tutto dipenderà dalle tempistiche, all'apparenza molto risicate. Con un pizzico di realismo, restano due soluzioni: o la UEFA darà tempo - molto improbabile - oppure Milano saluterà in via definitiva e ufficiale la finale Champions, che a quel punto potrebbe finire in dote all'Olimpico di Roma. Ma anche all'estero.
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