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Lahm: "Dell'Italia amo l'organizzazione difensiva. Ma vi manca chi ha iniziativa davanti"
Philipp Lahm, capitano della Germania che vinse i Mondiali del 2014 in Brasile e oggi a capo dell’organizzazione di Uefa Euro 2024, racconta a Repubblica la delusione che ha portato l'eliminazione della squadra di Nagelsmann: "perché quando la Germania gioca un grande torneo ha sempre l’ambizione di vincerlo”.
Lahm, da dove ripartirà la Germania?
"Ogni generazione da noi produce giovani straordinari perché il sistema è molto strutturato. Wirtz e Musiala sono il presente della nazionale, ma anche il futuro. Giocare tornei come questo Europeo li ha formati, li aiuterà nella crescita in vista dei prossimi traguardi a cominciare dal Mondiale. Wirtz ha appena vinto la Bundesliga, Musiala ha vinto un anno fa e segnando il gol decisivo".
L’Europeo sta promuovendo le nazionali multietniche: la Spagna, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda.
"Nel 2010 avevamo moltissimi ragazzi che avevano alle spalle un background di immigrazione e su quella base è nata la squadra campione del mondo del 2014. I giovani hanno tutti gli stessi obiettivi: giocare, divertirsi, e questo fa sì che l’integrazione diventi attraverso lo sport un fatto naturale. In Germania è così che si è formato un movimento multiculturale. In Italia è diverso".
Ecco, l’Italia: che impressione le ha fatto in questo Europeo?
"Ho visto la partita contro la Croazia. A me piace vedere l’organizzazione difensiva dell’Italia, è un esempio. Ha un’idea molto chiara su cosa fare. Quello che manca è l’iniziativa individuale nella fase offensiva, gli uno contro uno in attacco. Nel 2006 avevate Buffon, Cannavaro, Gattuso, Totti. E altri in panchina".
Come ha ricostruito la Germania il talento che alla fine degli Anni Novanta non sembrava più in grado di produrre?
"Sono stati creati una serie di centri di formazione giovanile che prima non c’erano: oggi sono 54 nel Paese. Io nell’Under 16 mi allenavo 6 giorni a settimana. Non so in quanti Paesi i ragazzi si allenino così tanto".
Lahm, da dove ripartirà la Germania?
"Ogni generazione da noi produce giovani straordinari perché il sistema è molto strutturato. Wirtz e Musiala sono il presente della nazionale, ma anche il futuro. Giocare tornei come questo Europeo li ha formati, li aiuterà nella crescita in vista dei prossimi traguardi a cominciare dal Mondiale. Wirtz ha appena vinto la Bundesliga, Musiala ha vinto un anno fa e segnando il gol decisivo".
L’Europeo sta promuovendo le nazionali multietniche: la Spagna, l’Inghilterra, la Francia, l’Olanda.
"Nel 2010 avevamo moltissimi ragazzi che avevano alle spalle un background di immigrazione e su quella base è nata la squadra campione del mondo del 2014. I giovani hanno tutti gli stessi obiettivi: giocare, divertirsi, e questo fa sì che l’integrazione diventi attraverso lo sport un fatto naturale. In Germania è così che si è formato un movimento multiculturale. In Italia è diverso".
Ecco, l’Italia: che impressione le ha fatto in questo Europeo?
"Ho visto la partita contro la Croazia. A me piace vedere l’organizzazione difensiva dell’Italia, è un esempio. Ha un’idea molto chiara su cosa fare. Quello che manca è l’iniziativa individuale nella fase offensiva, gli uno contro uno in attacco. Nel 2006 avevate Buffon, Cannavaro, Gattuso, Totti. E altri in panchina".
Come ha ricostruito la Germania il talento che alla fine degli Anni Novanta non sembrava più in grado di produrre?
"Sono stati creati una serie di centri di formazione giovanile che prima non c’erano: oggi sono 54 nel Paese. Io nell’Under 16 mi allenavo 6 giorni a settimana. Non so in quanti Paesi i ragazzi si allenino così tanto".
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