
MN - Amoroso: "Rimpiango di non essermi trasferito al Milan prima, ma posso dire di aver fatto parte di questa famiglia"
Udinese-Milan è l'occasione per parlare con un gradito doppio ex. Solo 4 presenze con la maglia del Milan, ma Marcio Amoroso è stato a cavallo degli anni '90 e gli anni 2000 uno degli attaccanti più forti e belli da vedere in Serie A. E ci racconta cosa fa oggi e le sue memorie da ex rossonero. In esclusiva per MilanNews.it
Hai il rimpianto di non esserti trasferito prima al Milan?
"Sì, il rimpianto c'è e tanto. Perché quando Zaccheroni andò al Milan nel 1998 e si portò dietro Bierhoff ed Helveg, dovevo esserci anche io. La sua idea era un tridente Shevchenko-Bierhoff-Amoroso. Ma l'Udinese su di me s'impuntò, decisero che dovevo restare ancora un anno. Poi arrivò il Parma e la mia carriera ha preso un'altra direzione. Sono arrivato nel 2006, tardi direi. Era con Zaccheroni il momento, stavo alla grande ed ero in una fase importante della mia carriera".
Ci arrivi nel 2006, a 31 anni. Dopo aver fatto ritorno in Brasile
"Arrivo al Milan da campione del mondo per club col Sao Paulo ma era l'anno dei Mondiali e gli attaccanti titolari, Gilardino e Inzaghi, dovevano giocare. Non a caso Vieri era appena andato via perché non trovava spazio. Ho trovato poco spazio ma ho sempre cercato di dare il massimo".
Ci racconti come è nato il tuo trasferimento al Milan?
"Era andato via Vieri, appunto e serviva un giocatore pronto. Io non dovevo adattarmi, conoscevo già il campionato italiano. Ricordo che il padre di Kakà e Gaetano Paolillo mi parlarono al centro di allenamento del Milan e scherzando mi dissero: 'Hai voglia di tornare in Italia?'. Io ovviamente ci speravo ma ero ancora sotto contratto col Sao Paulo. Poi non mi rinnovano il contratto e quello che sembrava uno scherzo si è trasformato in una cosa seria, mi contattò il Milan e per me si è avverato un sogno. Con qualche anno di ritardo, ma posso dire di aver fatto parte della famiglia Milan".







