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ESCLUSIVA MN - Kutuzov: "Napoli-Milan? La differenza la fa Conte. Io rossonero anche nell'hockey e in un libro"TUTTO mercato WEB
ieri alle 16:00Primo Piano
di Gaetano Mocciaro
per Milannews.it

ESCLUSIVA MN - Kutuzov: "Napoli-Milan? La differenza la fa Conte. Io rossonero anche nell'hockey e in un libro"

Calciatore, hockeista, scrittore: col Milan come filo conduttore. Vitali Kutuzov ha svoltato la sua carriera quando con la maglia del BATE Borisov sfidò il Milan in un pomeriggio di settembre del 2001. I rossoneri non persero tempo ad acquistarlo e il rossonero gli è entrato dentro. Ai microfoni di MilanNews.it ci racconta la sua storia, col Diavolo sempre a fianco.

Vitali, segui ancora il Milan?
"Un po' sì. Da fuori vedo confusione, nata da problemi vari. A partire dalla scelta dell'allenatore: si parlava di Conte, che è finito al Napoli che sta volando. Evidentemente il Milan rinunciando a lui voleva risparmiare. O è segno che la società voleva prendere un'altra direzione, cercando un'altra strategia".

Proprio Napoli-Milan è la prossima partita, al ritorno dalla pausa delle nazionali
"Il Napoli l'anno scorso ha avuto gli stessi problemi che il Milan ha quest'anno. Se mettiamo a confronto le due squadre, a livello di qualità della rosa, non vedo tutta questa differenza, anzi. Conte è il valore aggiunto".

Hai giocato con Conte, facendo grandi cose a Bari. Cosa puoi dirci di lui?
"Personalmente mi ha trasformato, a 360 gradi. A Bari avevo 30 anni, ho cominciato a lavorare diversamente e mi sono sentito un altro calciatore, più preciso. La cosa che Antonio ha è che ti chiede quello che sai fare, niente di più. Ma esalta quello che sai fare. A Bari tutti erano messi nelle condizioni di fare quello che sapevano, abbiamo vinto il campionato. Non è una cosa che fanno molti allenatori. E poi sapeva comunicare con noi, oltre a farci lavorare bene. E sa valutare bene un calciatore".

Il Milan è a sei punti dal quarto posto. 23 anni fa era in una situazione analoga, ironia del destino col Bologna in zona Champions. Allora arrivò al rimonta
"Era un anno di transizione, il 2001/02. Ci fu anche lì un cambio di panchina con Ancelotti al posto di Terim e comunque anche Carlo ebbe qualche difficoltà iniziale. Io personalmente gli sono grato perché m fece debuttare in Serie A e mi fece capire cosa significasse giocare in Serie A. Un'esperienza unica per un ragazzo di 20 anni che arrivava da un ambiente completamente diverso".

Arrivasti al Milan dopo un confronto di Coppa UEFA contro il BATE
"Per me fu un grande stress perché ero molto giovane e cambiai tutta la mia vita. Per me era tutto nuovo, dovevo adattarmi al sistema e cercai di fare il meglio possibile".

In quel Milan avevi come compagno di squadra Pippo Inzaghi, che sta conducendo il "tuo" Pisa in Serie A
"Pippo era mio vicino di casa, lo incontravo sempre e non solo a Milanello. Mi fa piacere che stia facendo bene a Pisa, dove ho giocato. Sta trovando il giusto equilibrio come allenatore".

Il tuo curriculum parla anche di una carriera da portiere di hockey, difendendo i pali dei Diavoli Rossoneri
"Ho smesso un anno fa perché avevo qualche problema con la schiena. Ma posso vantarmi di aver difeso i colori del Milan in due sport. Mi sono divertito, ho realizzato un sogno che avevo da bambino e mi sono persino tolto lo sfizio di giocare i Mondiali in Canada con i veterani azzurri. Davvero bello".

Di recente hai anche scritto un libro, che ti vede ritratto con la maglia del Milan
"Dovrebbe uscire anche in Italia, vediamo. Si tratta di una storia che è un misto tra fantasia, psicologia e calcio. Una storia di vita che è ispirata l mio vissuto. Tradotto in italiano il titolo è "Nel flusso dell'onda" ed è un libro pensato per dare uno stimolo ai bambini per andare avanti, per inseguire un obiettivo e cercare di raggiungerlo. Perché la ricerca di un obiettivo è un percorso bello, affascinante. E devi sempre avere gli stimoli, non farti abbattere, anche quando vedi buio. È un invito a non mollare mai, che non vale solo nel calcio. Ed è un invito a dare il giusto valore alle cose, a non dare mai nulla per scontato".

Tu e Hleb siete fra gli ultimi bielorussi ad aver fatto una carriera di un certo tipo. E ora?
"Calciatori bielorussi non li vedi nemmeno col binocolo, il calcio non è più uno sport popolare, è diventato secondario".

Quali sono i problemi principali?
"È un problema complesso, servirebbe una svegliata da parte della Federazione e dei ministeri. Ma per ora è una battaglia fra loro, risultati zero. Siamo un sistema che non genera nulla e i bambini in Bielorussia non vogliono giocare a pallone, inoltre non c'è nulla che li invogli. Faccio un esempio: in me era scattata la scintilla quando mio padre mi portò per la prima volta allo stadio. In Bielorussia non ci va più nessuno, a vedere le partite della Dinamo Minsk, che è la squadra della capitale, 2 milioni di abitanti, ci vanno 700 persone. Anche alle partite del BATE che per anni ha fatto la Champions. Uno scenario desolante. Io ho provato a dare una mano, volevo candidarmi a presidente della Federcalcio ma non è stato possibile farlo".