"Senza fame": da Pioli a Coinceçao unica costante. Giocare in 11 è la soluzione... Walker non basta. L’errore Royal
Ognuno a modo suo, con il proprio linguaggio e le proprie motivazioni, i 3 allenatori che si sono susseguiti sulla panchina rossonera negli ultimi mesi hanno posto tutti la stessa questione, riferendosi alla squadra: manca la fame. In questa semplice parola di 4 lettere sono racchiuse mentalità, maturità, abnegazione, professionalità. Appartenenza. Coinceçao non ha voluto parlare di stanchezza dopo l'obbrobrioso secondo tempo di Torino, ma la cosa si è ripetuta con il modesto Girona e personalmente la sensazione di qualche spia della riserva accesa, ce l'ho eccome. Reijnders e Fofana in primis, ma anche Morata e Abraham. Questi ultimi avevano dato al Milan come una scossa elettrica, con il loro modo di giocare e di comportarsi: ricorderete il derby, in campo insieme, la rabbia in qualche contrasto e persino in un paio di scaramucce con gli avversari. Lo spagnolo da più di un mese sembra vagare per il campo, più solido e concreto come difensore che come attaccante. Abraham somiglia sempre a un giaguaro prima di assalire la preda, poi regolarmente se la lascia sfuggire.
Il tema della determinazione, dell'appetito davanti al frigo vuoto come dice il tecnico portoghese, resta in ogni caso di stretta attualità. Da almeno 3 anni. Quando i rossoneri hanno vinto il titolo non erano i più forti, ma i migliori, i più determinati, i più compatti. Il concetto di squadra è stato il vero dogma di Pioli, che aveva Messias, Brahim e Krunic. Oggi in quei ruoli ci sono Pulisic, Reijnders, Fofana. Certo, le differenze stavano in Giroud, Kessie e Tonali, ma se insistiamo sul concetto di squadra che reagiva, si difendeva, colpiva e gestiva, quel Milan non era più forte di questo, però era certamente migliore. Quel mosaico è stato smantellato tessera dopo tessera: sono rimasti Maignan, Hernandez e Leao. Tra campo e panchina Calabria, Tomori, Bennacer.
Ogni vittoria è un'impresa titanica. Esclusi gli exploit in Supercoppa, a Madrid e nel derby di campionato, le belle partite portate a casa in scioltezza sono state episodi: Empoli, Venezia, Lecce, Sassuolo in Coppa Italia. Solo 2 i successi in trasferta, a Monza e Como. Se togliete il secondo tempo di Leverkusen e la notte del Santiago Bernabeu, la sofferenza è stata l'unica vera costante anche in Champions: Bruges, Slovan, Stella Rossa, Girona. Tutte chiaramente, nettamente più deboli. Prendiamoci l'ottima classifica europea e il destino nelle mani, sperando che Zagabria eviti altre 2 partite da inserire in calendario: non sarebbe solo e tanto l'insidia dell'avversaria, quanto la fatica da sommare in un periodo in cui si moltiplicano le assenze.
Il lavoro di Coinceçao è lungo, difficile, nella testa e nei concetti di gioco. Le parole di Leao e di qualche altro vanno nella direzione dei dettami di Sergio, poi bisogna anche trasferirli in campo. Giocare costantemente in 9-10 non è facile: ce ne sono sempre un paio defilati, straniti, lunatici. Penso ogni tanto che i bagliori dell'ultima estate, per carità contro City, Real e Barcellona che avevano in campo i pari età - non discuto -, fossero in parte dovuti alla grinta dei ragazzini. Jimenez e Camarda, con il contagocce, danno sempre la sensazione di una vibrazione elettrica differente.
Alla lunga, però, non basterebbero. Come non basta il solo Walker in questa finestra di mercato. L'ex capitano del City è una garanzia di affidabilità, valore, leadership nonostante l'età. E' evidente però che in mezzo e davanti servano puntelli, solidi, sostanziosi. Speravo ardentemente che il 24 gennaio i giochi fossero fatti, chissà che da qui al 3 febbraio qualcosa di importante succeda. Nel frattempo, con Emerson Royal in rampa di lancio forse sarebbe stato più strategico schierare Calabria contro il Girona, ma il capitano sembra rinchiuso in un limbo che a mio avviso non merita. Ed ecco il risultato.
Godiamoci il 6° posto europeo e le speranze di andare avanti in Coppa Italia, oltre a quelle di raggiungere almeno il 5° posto sempre che il ranking italiano comprenda questo piazzamento per la prossima Champions. Dopo ogni sfogo, resto ottimista granitico e credo sempre che il valore di questa squadra (nel momento in cui se ne rendesse conto...) rimanga superiore a quello cui stiamo assistendo.