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tmw / milan / Primo Piano
In meno di un anno tre allenatori diversi hanno detto, in modi diversi, la stessa cosa su quale sia il problema del MilanTUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
Oggi alle 20:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio
per Milannews.it

In meno di un anno tre allenatori diversi hanno detto, in modi diversi, la stessa cosa su quale sia il problema del Milan

"C'è stato un momento preciso: il ritorno dei quarti di Europa League, Roma-Milan, all'Olimpico. All'andata avevamo perso 1-0. Nello spogliatoio prima della partita, ho fatto un discorso da brividi, uno dei più sentiti di sempre. Ero sicuro che saremmo passati. Invece, la squadra non ha ottenuto nulla e ha fatto poco in campo. Lì ho capito che quello che davo non bastava più. L'empatia si era rotta".

"Io so che lavoro tutti i giorni per fare bene e insegnare alla squadra. Non so se tutti in squadra possono dire questo. Abbiamo l’ambizione di arrivare qui e dare tutto… e non l’abbiamo fatto. Quando entriamo in una partita decisiva come questa e abbiamo questo tipo di atteggiamento, senza dare tutto per questa maglia, le cose sono difficili. Abbiamo l'obbligo di dare tutto. Si può sbagliare un passaggio, ma è difficile guardare questo. Mai mi fermerò. Io ho la coscienza a posto. Se ci sarà bisogno di portare i ragazzi della Primavera o di Milan Futuro, lo farò. Senza problemi".

"Il primo passo per vincere una partita è voler vincere. Ma quale stanchezza, ma quale benzina, ma dai su. I giocatori hanno tutto per recuperare dalle partite precedenti, dobbiamo avere a casa il frigo vuoto per avere più fame. Ho avuto piccole squadre quando ho iniziato ad allenare 13 anni fa, ho avuto squadre che a livello tecnico non erano granché ma avevano una fame e una voglia incredibile. Nella vita è così, dobbiamo avere obiettivi per crescere. Una volta arrivati al Milan dobbiamo volere ancora di più perché dobbiamo continuare successo, fame, voglia con gli obiettivi personali per arrivare a fine carriera ed essere orgogliosi di quanto fatto. Quello che vedo non è nuovo, lo sentivo prima perché ho seguito praticamente tutte le partite del Milan. Sono io che devo cambiare atteggiamento e mentalità dei giocatori. Io sono il responsabile, io sono l’allenatore e io mi prendo la responsabilità di questa sconfitta perché non sono stato bravo all’intervallo con questo calo poi nel secondo tempo. Ok, se sbagliamo gol e l’avversario è stato bravo va bene. Ma quando ci mancano altre cose per me è difficile, sono io come allenatore che devo cambiare la situazione. Se non hai la base, la voglia, la fame, la voglia di vincere la partita e ogni duello, come se ogni duello fosse decisivo: qua manca questo. E io come allenatore mi prendo questa responsabilità per cambiare questa situazione”.

La prima frase è di Stefano Pioli, presa dall'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport i primi di gennaio, in occasione della Supercoppa Italiana a Riyad.

La seconda è Paulo Fonseca, pronunciata nel post partita di Milan-Stella rossa dell'11 dicembre 2024.

La terza è di Sergio Conceiçao, pronunciata nel post partita di Juventus-Milan del 18 gennaio 2025.

In meno di un anno tre allenatori completamente diversi tra loro hanno messo davanti agli occhi di tutti qual è il problema più grande di questo Milan. Si potrebbero scrivere pagine e pagine (anche perché gli altri problemi, a cascata, non è che scompaiono. Sia chiaro), ma bastano queste tre dichiarazioni.

Se ne potrebbe aggiungere una quarta, del 27 ottobre 2019: "Dobbiamo sentire di più il bisogno di ottenere il risultato, altrimenti sembra che vincere, pareggiare o perdere non ci cambi nulla. Ma a noi ci cambia tutto, ci cambia la serata, ci cambia la giornata, l’umore, tutto ci cambia". A pronunciarla fu Stefano Pioli dopo un brutto Roma-Milan perso dai rossoneri.

Sembra di essere tornati a più di quattro anni fa: c'è bisogno che tutti si facciano un esame di coscienza. I tifosi danno anima, corpo e soldi (tanti soldi) per il Milan. Chi è nel Milan può dire di fare lo stesso?