Almeno Fonseca ci mette la faccia... Bilanci e risultati sportivi dovrebbero coincidere. La linea dura paga, ma il tifoso soffre comunque. A gennaio sforzi e rinforzi
Di gioco se n'è visto poco, di risultati anche. Se la terapia d'urto con Leao e Theo avrà risultati positivi, vedremo: con Rafa sembrerebbe aver funzionato. Verona è l'ennesima ultima spiaggia, sulle cui sabbie ci sono ancora le molte impronte lasciate da Stefano Pioli (la sua assenza alle feste del 125° è passata inosservata, mi dispiace molto). C'è una cosa che non si può contestare a Paulo Fonseca, in ogni caso: a modo suo, col suo italiano ancora troppo sghembo, la faccia la sta mettendo. La richiesta di rispetto da parte degli arbitri è caduta nella giornata meno opportuna, a Bergamo, ma sono anni che in casa milanista ci si lamenta di un certo andazzo e nessuno ha mai profferito verbo prima di lui. L'atteggiamento di una parte dei giocatori è motivo di discussioni e malumori dall'immediato dopo-scudetto, lui finalmente ne ha parlato in pubblico e ha preso provvedimenti. Per essere un "signorsì", è andato oltre le aspettative. Non è un caso che la contestazione che ha fatto da cornice al Gala di lunedì scorso, lo abbia risparmiato: resta sul banco degli imputati, alcune prove lo condannano, altre lo scagionano. La giuria popolare lo aspetta.
Il caos dal fischio finale della partita con il Genoa ha smosso la dirigenza. Ho già detto e ripetuto tante volte che i Fondi non hanno nella comunicazione un caposaldo delle strategie, al contrario nella finanza quanto più ci si muove in silenzio, tanto più si raggiungono gli obiettivi. Ed ecco il punto: l'economia del Milan è sana, virtuosa, inappuntabile, così come la struttura societaria alla faccia dei sospetti, delle Procure e della Finanza. E' l'obiettivo sportivo a mancare, al momento. Il nuovo stadio di proprietà e i bilanci in ordine sono il core business e molta strada è già stata percorsa, ma la competitività è aleatoria. Eppure, come in un ristorante la cucina deve essere abbinata all'accoglienza del locale e al servizio, le cose dovrebbero coincidere e viaggiare congiunte anche nel calcio.
La settimana scorsa, avendo scritto che è ancora tutto aperto (non lo scudetto, ovviamente, ma la corsa a un piazzamento Champions e l'Europa, la Supercoppa e la Coppa Italia), mi sono preso la consueta raffica di insulti o ironie più o meno gustose, ma è lo stato dei fatti: in questa direzione bisogna procedere, a partire dal mercato di gennaio. La finestra invernale non offre top player, salvo qualche rara eccezione, ma diverse opportunità di usato sicuro e di prospetti: è evidente che servano sforzi e rinforzi per non chiudere ogni porta alle ambizioni. Non serve spendere tanto, ma spendere bene e questo vale anche per le cessioni. In questo senso risulta che la dirigenza non sia rimasta indifferente ai fatti degli ultimi giorni. Stiamo a vedere.
La Curva - dopo molta parte della tifoseria da remoto - ha imboccato la linea dura. Come ha fatto Fonseca con alcuni dei suoi. E' una linea che paga se dall'altra parte si prende atto, si analizza, si cambia registro, si interviene con decisione laddove è necessario intervenire. La linea dura paga se ci sono ammissioni di colpa, assunzione di responsabilità, volontà di migliorare lo stato delle cose. La Curva, San Siro, i milioni di tifosi sparsi nel mondo e attivi sui social, vorrebbero solo gioire, cantare, esultare: nessuno si diverte a contestare, anche se qualcuno vive comunque di strali e di insulti a prescindere. La sofferenza è il risultato di un amore non corrisposto: è questa la lezione del fine partita con il Genoa e di quella strada affollata e rumorosa, di fronte ai locali del Gala per il 125° compleanno. Ignorare i sentimenti, le ambizioni, la storia, può pregiudicare ineluttabilmente anche il futuro dopo aver seriamente compromesso il presente.
Come sempre la prima via di uscita è il campo, la prima risposta deve arrivare dalla squadra e dal tecnico: ci sono 2 partite per concludere decorosamente un anno da dimenticare e per iniziarne uno con un filo di sollievo, di fiducia. Non seppellite anche la speranza.