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tmw / milan / Primo Piano
Cosa hanno in comune il Milan ed il gioco dell'oca? Più di quanto si pensiTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom
Oggi alle 16:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio
per Milannews.it

Cosa hanno in comune il Milan ed il gioco dell'oca? Più di quanto si pensi

Dopo il derby, vinto con grande merito, il messaggio che allenatore e alcuni giocatori, come Gabbia, hanno mandato chiaramente è stato: "Ora bisogna avere continuità per dare il giusto valore a questa vittoria". Due settimane dopo siamo a qui commentare per dire che purtroppo no, non è stata data continuità. Il fuoco si è già spento, ed è successo nel momento peggiore possibile: prima della sosta, con due settimane di niente da colmare con i nuovi, evidenti, problemi dei rossoneri.

Vincere aiuta a mettere un po' di polvere sotto il tappeto, continuare a farlo fa pulire anche il tappeto, invece perdere com'è successo ieri è come svuotare il bidoncino dell'aspirapolvere direttamente nel centrotavola. Siamo al 7 ottobre ed il Milan di Fonseca NON ha vinto il 60% delle partite giocate: tra Serie A e Champions League si contano tre vittorie, due pareggi e quattro sconfitte. Gli infortuni sono dodici, di cui sette muscolari. Sedici gol fatti, tredici subiti. C'è sicuramente tempo per migliorare, ma anche per fare peggio. Siamo ritornati, o forse non si è mai smesso, alla roulette della scorsa stagione: ogni partita poteva finire serenamente 1-X-2: nelle vittorie, tranne che con Venezia e Lecce, avversari di livello infimo, il Milan ha anche rischiato di non vincere. Nelle sconfitte e nei pareggi il Milan è andato vicino tanto così dal non lasciare punti per strada.

I motivi? Sempre gli stessi. Pochi ricambi, superficialità che porta ad errori grossolani, inizio di match anemico e finale all'arma bianca quando ormai è tutto compromesso. In mezzo, vedi ieri e contro la Lazio, anche qualche episodio che fa apparire lo spogliatoio come un posto di caos e disobbedienza (quando non è così). Prima l'ammutinamento di Theo e Leao, poi i rigori calciati senza seguire le indicazioni dell'allenatore sul battitore designato: brutta la scena di Tomori che salta (ah, se avesse saltato così anche sul rinvio di De Gea...) per togliere la palla a Pulisic e consegnarla all'amico Abraham.

E quindi il Milan si è riscoperto fragile, in campo e fuori. Fonseca sembra andare dritto con le proprie idee, senza muoversi di un millimetro: prima del derby è andata bene, ora no. Il calcio alla fine è semplice: quando si vince è tutto ok, quando i risultati non arrivano si mettono in discussione i massimi sistemi. Poco equilibrato, ma al Milan (in teoria) si gioca per vincere titoli. E se si vuole vincere queste quattro sconfitte quando siamo ad ottobre sono già troppe. Con la vittoria contro l'Inter Fonseca e la squadra avevano riacceso entusiasmo tra i tifosi dopo mesi turbolenti di proteste e fischi. Bonus già bruciato, si torna al punto di partenza come nel gioco dell'oca. Solo che lì è la sorte a decidere il destino dei partecipanti, nel calcio sono i giocatori e l'allenatore a determinare. Per ora lo stanno facendo più in negativo che in positivo: ogni volta che sembra di essere a buon punto nel percorso puntualmente si va indietro invece che avanti.