Bianchi: "Lautaro? Basta la sua presenza per terrorizzare le difese. Inzaghi resterà a lungo"
Intervistato da La Gazzetta dello Sport l'ex tecnico di Inter e Atalanta Ottavio Bianchi parla dei punti di contatto tra le squadre di Inzaghi e Gasperini: "Un tempo l’Atalanta puntava a essere la migliore tra le provinciali, ma spiegatemi adesso cosa sia mai rimasto di “provinciale” a Bergamo? È eccellenza, in tutto: nelle strutture, nei giocatori, nell’allenatore. L’Inter eccellenza lo è sempre stata, ancora di più in questo momento".
Dove sta per entrambe il segreto del successo?
"Sono sempre i club a fare davvero la differenza, a dare solidità ad allenatori e squadre: Gasperini e Inzaghi sono bravissimi, ma hanno le spalle coperte da un grande lavoro societario. La crescita dei Percassi arriva da lontano, mattone su mattone, buona idea dopo buona idea, mentre i dirigenti italiani dell’Inter hanno tenuto sempre la barra dritta in questi anni, conservando ambizioni altissime".
Inter 40 gol, Atalanta 39: questa sfida è anche quella tra i migliori attacchi del campionato. Chi la esalta di più?
"L’Atalanta è una cooperativa divertente in cui segnano più o meno tutti, anche se gli inserimenti da dietro mi sembrano meno di un tempo. La grandezza di Gasperini sta proprio lì, nel coinvolgimento collettivo, nella capacità di trovare un’armonia sempre nuova, nonostante le cessioni. Koopmeiners non è il primo che se ne va, ma nessuno ha notato la perdita. All’Inter, forse, ruba più l’occhio la coppia d’attacco, ma Lautaro e Thuram sono il terminale di un gioco corale, fatto di sovrapposizioni continue sulle fasce e con le mezzali. Sento dire che Lautaro non segna più, ma basta solo la sua presenza per terrorizzare le difese. Però, attenzione, le fortune di Inter e Atalanta iniziano dalla difesa. Persa la palla, pensano subito a recuperarla, difendono attaccando".
Ci sarà, però, un giocatore chiave per ognuna.
"Il bello è proprio lì, non c’è... All’Inter l’orchestra inizia da dietro e continua con il centrocampo che muove la palla rapidamente, da Calha a Barella. A Bergamo i vari Retegui, De Ketelaeree Lookman si prendono la vetrina, ma tutti aggrediscono in ogni zona del campo, a partire da Ederson e De Roon. La qualità del singolo esalta il collettivo e viceversa: sembra retorico, ma è vero, e va esteso anche alle panchine...".
In che senso?
"C’è feeling tra riserve e titolari: qualche muso lungo ci potrà pure essere, ma l’unione di intenti è visibile. E poi sono rose lunghe, entrambe: Gasp e Inzaghi possono cambiare strategia a partita in corso, tenersi dei giocatori per incidere solo nell’ultima mezzora. Le loro orchestre suonano così bene anche per questo".
Ma che direttori d’orchestra sono?
"Gasperini è un rivoluzionario nel senso buono, un innovatore continuo. Ma è illuminata anche la capacità di Inzaghi di conservare l’Inter ad alti livelli mantenendo un’ossatura".
In quali dei due allenatori si rispecchia di più?
"Più che altro, mi piace fare notare il rispetto che hanno i giocatori nei loro confronti. Parlo di rispetto, non di bene o affetto: quello è secondario e non sempre necessario. Mi riferisco alla loro capacità di indicare un orizzonte che tutti seguono con fiducia: l’Atalanta è sempre impetuosa, l’Inter più saggia. E la longevità dei due allenatori è meritata...".
Gasp, però dura molto di più sulla stessa panchina.
"Io penso che anche Inzaghi possa fare una carriera all’Inter lunga come quella di Gasp all’Atalanta. E le loro radici resteranno, anche quando andranno via. Intanto, hanno creato una rivalità che non è solo italiana, ma è diventata europea. Se può essere normale pensare all’Inter come candidata a vincere la Champions, che si dica la stessa cosa dell’Atalanta è sensazionale"