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Biraghi e una mancanza di rispetto che Firenze e la Fiorentina non meritavano. Perché alzare questo polverone proprio adesso? Fonseca e il Milan, storia di un amore mai nato e destinato a terminare
Due fulmini, quasi, a ciel sereno. Il primo a Firenze, nel giorno che ha preceduto la sfida tra la Fiorentina e il LASK in Conference League, il secondo a Milano, nella pancia di San Siro, scagliato da Paulo Fonseca con le sue parole di accusa ad alcuni giocatori rossoneri dopo la vittoria contro la Stella Rossa nella sesta giornata di Champions League. Ma andiamo con ordine, dal primo al secondo. Nella mattinata di mercoledì, al Viola Park, i gigliati sono scesi in campo per la consueta seduta di rifinitura pre coppe europee, aperta alla stampa per i primi quindici minuti, e una delle cose che non è passata in secondo piano è stata l'assenza di Cristiano Biraghi. Poi sono arrivate le parole di Raffaele Palladino in conferenza stampa, che hanno spiegato che l'assenza del capitano era dettata da una semplice scelta tecnica. Semplice, mica tanto, perché nel pomeriggio sono arrivato poi le dichiarazioni di Mario Giuffredi, agente sia di Biraghi che di Fabiano Parisi, che ha spiegato come i suoi due assistiti lasceranno Firenze durante il mercato. Facendo pura cronaca non possiamo dimenticare quelle che furono le parole dello stesso Giuffredi a inizio estate, quando senza mezzi termini dichiarò in più di un'occasione che l'avventura di un altro suo assistito, Giovanni Di Lorenzo, al Napoli era chiusa per sempre, senza se e senza ma. Tutti sappiamo però in quale squadra sta giocando il terzino quest'anno. Quindi difficile capire se sia Biraghi che Parisi lasceranno davvero la Fiorentina.
La mancanza di rispetto in un momento cruciale.
A parte tutto questo, a parte le parole del procuratore, la cosa che non può essere tralasciata è il comportamento tenuto da Cristiano Biraghi in questi ultimi giorni. Ieri pomeriggio, nella gara stravinta per 7-0 dalla Fiorentina contro il LASK il terzino mancino era presente in tribuna ma questo non può certo bastare per cancellare i fatti delle ore precedenti. Può un giocatore non accettare le scelte del proprio allenatore? La risposta è no. Ma il no è ancora più grande se si pensa a cosa Biraghi ha rappresentato per il club viola negli ultimi anni. È stato il capitano con la fascia di Davide Astori al braccio per quasi sei anni, è stato un intoccabile in tutte le ultime stagioni, è stato l'uomo che nelle difficoltà ci ha messo sempre la faccia, ma è inaccettabile il fatto di non prendere in considerazione l'idea che l'allenatore possa avere altre idee in testa. Perché alzare un polverone in un momento magico per la Fiorentina? Non ha senso e Biraghi dovrebbe fare marcia indietro, visto che la squadra viola sta volando sia un campionato che in Conference League e dopo il caso Bove, che si è concluso con un grande sorriso ma che ha di fatto tolto una pedina fondamentale a Palladino, la Fiorentina di tutto ha bisogno tranne che di un altro caos, dettato questa volta da quella che più di ogni altro calciatore si avvicina a una bandiera della società gigliata. A gennaio le strade si separeranno ma l'epilogo doveva essere certamente diverso e la sensazione è che ci sia stata una mancanza di rispetto verso il club, i tifosi, la città, ma anche i compagni.
Caos totale al Milan.
Arriviamo poi al caso Milan. Paulo Fonseca non sembra avere ormai più in mano lo spogliatoio e le prove sono diverse. La prima: dopo la partita persa contro l'Atalanta al Gewiss Stadium venerdì scorso il tecnico portoghese si è scagliato contro l'arbitro e il VAR della sfida, lanciando accuse molto pesanti, salvo poi essere "smentito" cinque minuti più tardi da Alvaro Morata che di fronte alle telecamere ha fatto capire neanche troppo velatamente che non aveva senso attaccarsi alle proteste. Poi le altre dichiarazioni, ancora più pesanti, rilasciate dopo la vittoria contro la Stella Rossa in Champions League mercoledì sera. Attacco per alcuni giocatori e rimproveri attraverso i microfoni. Come spesso si dice "i panni sporchi devono essere lavati in casa", ma Fonseca non è stato così lucido da non sbottare di fronte alle telecamere. L'amore tra la squadra e l'allenatore non sembra essere mai sbocciato, visti i tanti, troppi, alti e bassi e alcune decisioni che non hanno convinto. Possibile che il Milan non stia davvero pensando a un cambio di guida tecnica? La sensazione è che sarà veramente difficile che possa arrivare a fine stagione in questo stato e le cose sono due: o Fonseca riuscirà a trovare una quadra in tempi brevissimi o altrimenti sarà il caso di prendere vie diverse, per non rischiare di gettare al vento una stagione. Anche perché in vetta alla Serie A non si scherza, e tutti viaggiano a cento all'ora.
La mancanza di rispetto in un momento cruciale.
A parte tutto questo, a parte le parole del procuratore, la cosa che non può essere tralasciata è il comportamento tenuto da Cristiano Biraghi in questi ultimi giorni. Ieri pomeriggio, nella gara stravinta per 7-0 dalla Fiorentina contro il LASK il terzino mancino era presente in tribuna ma questo non può certo bastare per cancellare i fatti delle ore precedenti. Può un giocatore non accettare le scelte del proprio allenatore? La risposta è no. Ma il no è ancora più grande se si pensa a cosa Biraghi ha rappresentato per il club viola negli ultimi anni. È stato il capitano con la fascia di Davide Astori al braccio per quasi sei anni, è stato un intoccabile in tutte le ultime stagioni, è stato l'uomo che nelle difficoltà ci ha messo sempre la faccia, ma è inaccettabile il fatto di non prendere in considerazione l'idea che l'allenatore possa avere altre idee in testa. Perché alzare un polverone in un momento magico per la Fiorentina? Non ha senso e Biraghi dovrebbe fare marcia indietro, visto che la squadra viola sta volando sia un campionato che in Conference League e dopo il caso Bove, che si è concluso con un grande sorriso ma che ha di fatto tolto una pedina fondamentale a Palladino, la Fiorentina di tutto ha bisogno tranne che di un altro caos, dettato questa volta da quella che più di ogni altro calciatore si avvicina a una bandiera della società gigliata. A gennaio le strade si separeranno ma l'epilogo doveva essere certamente diverso e la sensazione è che ci sia stata una mancanza di rispetto verso il club, i tifosi, la città, ma anche i compagni.
Caos totale al Milan.
Arriviamo poi al caso Milan. Paulo Fonseca non sembra avere ormai più in mano lo spogliatoio e le prove sono diverse. La prima: dopo la partita persa contro l'Atalanta al Gewiss Stadium venerdì scorso il tecnico portoghese si è scagliato contro l'arbitro e il VAR della sfida, lanciando accuse molto pesanti, salvo poi essere "smentito" cinque minuti più tardi da Alvaro Morata che di fronte alle telecamere ha fatto capire neanche troppo velatamente che non aveva senso attaccarsi alle proteste. Poi le altre dichiarazioni, ancora più pesanti, rilasciate dopo la vittoria contro la Stella Rossa in Champions League mercoledì sera. Attacco per alcuni giocatori e rimproveri attraverso i microfoni. Come spesso si dice "i panni sporchi devono essere lavati in casa", ma Fonseca non è stato così lucido da non sbottare di fronte alle telecamere. L'amore tra la squadra e l'allenatore non sembra essere mai sbocciato, visti i tanti, troppi, alti e bassi e alcune decisioni che non hanno convinto. Possibile che il Milan non stia davvero pensando a un cambio di guida tecnica? La sensazione è che sarà veramente difficile che possa arrivare a fine stagione in questo stato e le cose sono due: o Fonseca riuscirà a trovare una quadra in tempi brevissimi o altrimenti sarà il caso di prendere vie diverse, per non rischiare di gettare al vento una stagione. Anche perché in vetta alla Serie A non si scherza, e tutti viaggiano a cento all'ora.
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