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Winter: "Sogno di allenare la Lazio un giorno. Baroni? Mi ricorda Zeman per stile di gioco"
Aron Winter, ex centrocampista olandese e oggi allenatore, che alla Lazio ha lasciato un segno, si sofferma proprio sui biancocelesti in un'intervista rilasciata al Messaggero, confidando anche qual è il suo sogno: "È solo un periodo di pausa, non vedo l'ora di rimettermi ad allenare. Ho già preso contatti in Italia, sono pronto. Il mio sogno, un giorno, è sedere sulla panchina della Lazio".
La sta seguendo?
"Sì, ho visto tante gare, la sto osservando molto. Non ha iniziato bene, ma ora è cresciuta tantissimo. A Torino avrebbe meritato molto di più, mi sta sorprendendo e divertendo. Il gioco è interessante, frizzante e ha ulteriori margini di miglioramento. Serve tempo, quando si apre un nuovo ciclo".
E' stato allenato da Zeman (oggi trasferito da Pescara a Roma per la riabilitazione dopo l’ischemia). Baroni lo ricorda?
"Assolutamente sì, sono molto simili nel gioco. È Zdenek è stato il miglior tecnico che abbia mai avuto, un innovatore, uno che voleva giocare a calcio. L’unica cosa che cambierei erano i ritiri precampionato e gli allenamenti, un sacrificio assoluto: ti faceva correre come un pazzo. Provavi e riprovavi gli schemi, le cose che voleva si facessero in campo. In quegli anni noi partivamo sempre bene, i primi quattro mesi volavamo, poi calavamo a dicembre, per poi tornare a correre a fine stagione. Ma il suo calcio era davvero divertente. Oggi sarebbe impossibile allenarsi così con tutti gli impegni ravvicinati".
La sta seguendo?
"Sì, ho visto tante gare, la sto osservando molto. Non ha iniziato bene, ma ora è cresciuta tantissimo. A Torino avrebbe meritato molto di più, mi sta sorprendendo e divertendo. Il gioco è interessante, frizzante e ha ulteriori margini di miglioramento. Serve tempo, quando si apre un nuovo ciclo".
E' stato allenato da Zeman (oggi trasferito da Pescara a Roma per la riabilitazione dopo l’ischemia). Baroni lo ricorda?
"Assolutamente sì, sono molto simili nel gioco. È Zdenek è stato il miglior tecnico che abbia mai avuto, un innovatore, uno che voleva giocare a calcio. L’unica cosa che cambierei erano i ritiri precampionato e gli allenamenti, un sacrificio assoluto: ti faceva correre come un pazzo. Provavi e riprovavi gli schemi, le cose che voleva si facessero in campo. In quegli anni noi partivamo sempre bene, i primi quattro mesi volavamo, poi calavamo a dicembre, per poi tornare a correre a fine stagione. Ma il suo calcio era davvero divertente. Oggi sarebbe impossibile allenarsi così con tutti gli impegni ravvicinati".
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