
Candreva e la Lazio: dalla tempesta alla Storia, racconto di un legame unico
Lascia il calcio Antonio Candreva e non può essere un addio qualunque per chi tifa Lazio. Lascia un giocatore tra i più decisivi nella storia recente del club biancoceleste, protagonista assoluto della Coppa Italia vinta il 26 maggio 2013, nel derby più importante mai disputato a Roma. Quella Coppa Italia, quel derby, furono per Antonio il coronamento di un percorso, l’apoteosi di una storia iniziata tra i fischi, tra i dubbi sulla sua fede calcistica, ma soprattutto per il malcontento di un calciomercato invernale - quello del 2012 - che la piazza giudicava deludente e non in linea con le ambizioni di una squadra che era in piena corsa Champions. In realtà, l’arrivo di Candreva fu un’intuizione straordinaria, con la regia di Edy Reja che vedeva in questo ragazzo cresciuto a Tor de Cenci una pedina fondamentale per il suo 4-2-3-1. Antonio debutta subito nel match vinto contro il Milan (2-0), entra negli ultimi minuti di gara, accolto dai fischi dell’Olimpico.
La sua storia laziale vive la prima svolta il 7 aprile 2012, quando segna il primo gol biancoceleste contro il Napoli, nella serata in cui si omaggiava Giorgio Chinaglia, scomparso da pochi giorni. Destro affilato, rete del vantaggio e corsa sotto la Nord che lo abbraccia e cancella ogni precedente frizione. Da quel momento, Candreva diventa l’anima di una Lazio che sfiora la Champions e che l’anno successivo scrive la storia con la Coppa Italia vinta contro la Roma. Candreva domina quella partita, solcando la fascia destra, devastando le linee romaniste, aprendo la strada al gol di Lulic al minuto settantuno. È la serata più bella, non solo perché Candreva è il miglior in campo di quella partita, ma anche perché chiude un cerchio per un ragazzo arrivato tra dubbi e scetticismo e diventato invece idolo e riferimento per un popolo intero. Candreva c’è sempre, gioca sempre, non si ferma mai, fa bene anche nella stagione successiva quando la Lazio invece balbetta e Reja sostituisce Petkovic a metà stagione, annata che lui chiude con 44 presenze complessive e dodici gol, record per un centrocampista nella storia del club. Arriva Pioli e Candreva rimane protagonista assoluto nell’annata chiusa al terzo posto, assist e gol, come quello segnato al San Paolo nel 2-4 che regala i preliminari di Champions a una squadra nata nella contestazione di una piazza scottata da quanto successo l’anno precedente. Poi però, nell’estate del 2015, qualcosa si rompe con Pioli che sceglie Biglia come capitano dopo l’addio di Mauri (che poi tornerà).
Antonio si aspettava quel riconoscimento dopo anni di militanza e di presenze, anche quando le condizioni fisiche non erano perfette. Il malinteso con Pioli crea tensioni, Candreva si sente tradito, ma non fa mai mancare il proprio apporto in campo, chiudendo di nuovo la stagione con dodici gol segnati e quattro assist. Poi però l’addio, doloroso, Candreva lascia la Lazio e va all’Inter per circa 21 milioni di euro. La Lazio però rimane nel suo cuore, pure quando Antonio è lontano da Roma. Nel gennaio scorso e anche in estate prova a tornare, ma il club non accoglie la sua richiesta, c’erano piani diversi, un no preso senza rancore, conoscendo i problemi che la società aveva con la lista Serie A. Però Candreva avrebbe voluto chiudere a casa sua, nella sua Lazio, in quella che ha sempre considerato la sua squadra del cuore. Quella per la quale ha giocato 192 volte, segnando 45 volte e servendo 43 assist per i compagni. 88 partecipazioni dirette al gol in 192 partite giocate, un’enormità. Numeri enormi, come l’impatto avuto sulla Lazio, come il legame creato con tifoseria e ambiente. Un legame indissolubile ed eterno. Buon nuovo inizio Antonio.







