Pollace: "La Lazio un vanto per me. Con Inzaghi ho sempre..."
“Sono stati momenti bellissimi che porto sempre con me, è un vanto per me. Abbiamo passato tanti momenti insieme e ci siamo tolti tante soddisfazioni, in tre anni di Primavera ho vinto uno scudetto, due Coppa Italia e una Supercoppa allo Stadio Olimpico. È stato tutto sempre molto emozionante, mi sono tolto tante soddisfazioni e avrei voluto fare di più però alla fine porto tanti bellissimi ricordi”. Sono le parole di Gianluca Pollace rilasciate ai microfoni di Radio Laziale dove è intervenuto per raccontare la sua esperienza alla Lazio e non solo. Di seguito il resto delle dichiarazioni:
“Ad oggi, un difensore che mi piace molto è Patric. Ha qualità, è intelligente calcisticamente e sa stare in campo. Mi piace guardarlo giocare, secondo me è uno che se ben messo in campo e dandogli tanta fiducia può fare la differenza. Quando c’era Inzaghi era diventato uno dei pilastri della difesa, gli piace giocare palla e era utile al gioco che faceva il mister”.
“La chiamata della Lazio? È capitato in un periodo in cui mi aspettavo tutto tranne quella chiamata. Giocavo all’Urbe Tevere, andai via per un problema al ginocchio per giocare di più e tranquillamente. Andai in una società un po’ meno blasonata, all’Ottavia, dove feci sei mesi benissimo e mi chiamarono Sampdoria, Udinese e la Lazio. Feci una settimana di provino e andò tutto per il meglio, all’epoca c’era Mariani. Io arrivai insieme a Lombardi. Cataldi era l’anno prima come Crecco”.
“Come mai molti sono persi e non sono in Serie A? Personalmente dico che ci sentiamo ancora tutt’ora con la maggior parte dei ragazzi, posso dire che nel corso delle annate ci sono delle situazioni in cui anche i procuratori fanno cose che non vanno a giovare sui giocatori ma sui loro interessi. Quando sei giovane ti affidi a loro. Col senno di poi, dico che tante scelte sono state sbagliate non per colpa mia, se sbagli due tre scelte il calcio va avanti e rimani fermo. Succede che ti perdi, è successo a me e a tanti che giocavano con me in quell’annata. Ci sono anche ragazzi, dell’altra sponda, che manco giocavano in Primavera e ora sono in Serie A vedete Pellegrini e Verde. C’è anche un altro fattore: che si non valorizzano i giovani in Italia, all’estero lo fanno e sfornano giocatori di 16 o 17 anni che magari non sono pronti ma gli danno fiducia e li spingono. Arrivati in Primavera le conoscenze non contano più a meno di situazioni particolarissime. A quel livello o sei bravo o si nota, va avanti chi è bravo”.
“Aneddoto? Sicuramente la vittoria dello scudetto a Gubbio, nel mio primo anno di Primavera. La più grande, la vittoria della Supercoppa all’Olimpico. Avevo talmente tanta adrenalina che non mi ricordo l’emozione, ancora adesso mi fermano tante persone e mi ricordano questa cosa. Dal nulla e ritrovarmi all’Olimpico soprattutto al derby, è un’emozione clamorosa e soddisfazione proprio mia personale”.
“Inzaghi? L’ho vissuto per cinque anni. Ho sempre avuto un grandissimo rapporto col mister, anche extra calcistico e tutt’ora anche lo sento. Questa fa capire che persona è, con tutti gli impegni che ha quando lo sento è sempre disponibile e tranquillo. Tiene sempre tutti sul pezzo, anche chi è in panchina non sta col pensiero che magari non gioca. Si arrabbiava molto per le ammonizioni, soprattutto con i difensori. Non era come adesso, ma all’epoca anche era duro. Tiene lo spogliatoio in maniera perfetta. Si fa volere bene, mette serenità e il giocatore lo segue. Oltre che pronto dal punto di vista tecnico e tattico, è sempre stato maniaco e bravissimo a gestire il gruppo”.
“La Lazio di oggi? Baroni mi piace perché esprime un ottimo calcio, è una persona silenziosa che non fa casino in tv. Fa il suo e anche bene, vedo una Lazio cambiata dal punto di vista della velocità del gioco. Negli anni passati era magari più statica, ho una grande impressione che si possa fare bene”.
“Chi mi faceva brillare gli occhi? Keita. Ha fatto un anno in cui si allevava e basta perché non aveva il transfer dal Barcellona, un anno nervoso. Nella settimana in cui arrivò il transfer, la sua prima partita segnò 3/4 gol. Aveva strapotere fisico, non era da Primavera e infatti poi è salito in prima squadra. La sua strada l’ha fatta, poteva fare di più perché tecnicamente e fisicamente era un giocatore da una big europea. È difficile trovare giocatori di questo calibro con questa tecnica e gamba in Serie A”.
Pubblicato l'8/10