
La stanchezza dell'Inter è data anche dall'età? Quattro su undici nati negli anni ottanta
L'Inter è stanca. Lo si vede da una brillantezza che manca oramai da qualche tempo, seppur spesso coperta da esperienza e doti tecniche. Certo, arrivare alla fine di una stagione così difficile, con quindici partite giocate più del Napoli, porta a una grande stanchezza sia emotiva che fisica. C'è anche un dato statistico che però andrebbe visto e inquadrato.
La formazione di ieri ha quattro giocatori che sono più vicini ai quaranta che ai trenta. Si tratta di Sommer, la cui stanchezza può essere relativa perché non è un ruolo di movimento, poi Darmian - comunque un fattore ieri per evitare il raddoppio sporcando un passaggio di Pellegrini per Soulé - poi Acerbi, difensore centrale, infine Marko Arnautovic, il vero flop della giornata di ieri. Tutti e quattro sono nati negli anni ottanta, dal 1988 di Acerbi e Sommer al 1989 di Darmian e Arnautovic.
Di più: ci sono anche Calhanoglu, Zielinski e Correa che sono del 1994. Di fatto su sedici giocatori impiegati, ben sette hanno oltre i trent'anni, di cui quattro sopra i trentacinque. Giocare 60 partite in dodici mesi è già logorante per chi ha qualche stagione in meno di carriera, figuriamoci per chi è costretto agli straordinari ogni tre giorni da diversi anni.
La formazione di ieri ha quattro giocatori che sono più vicini ai quaranta che ai trenta. Si tratta di Sommer, la cui stanchezza può essere relativa perché non è un ruolo di movimento, poi Darmian - comunque un fattore ieri per evitare il raddoppio sporcando un passaggio di Pellegrini per Soulé - poi Acerbi, difensore centrale, infine Marko Arnautovic, il vero flop della giornata di ieri. Tutti e quattro sono nati negli anni ottanta, dal 1988 di Acerbi e Sommer al 1989 di Darmian e Arnautovic.
Di più: ci sono anche Calhanoglu, Zielinski e Correa che sono del 1994. Di fatto su sedici giocatori impiegati, ben sette hanno oltre i trent'anni, di cui quattro sopra i trentacinque. Giocare 60 partite in dodici mesi è già logorante per chi ha qualche stagione in meno di carriera, figuriamoci per chi è costretto agli straordinari ogni tre giorni da diversi anni.
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