
Cosa si aspetta la Juve da Tudor: l’analisi di Antonio Paolino direttore di Radiobianconera
La Juve sceglie Tudor e cancella Motta in pochi mesi. Con Tudor si corre ai ripari dopo che il progetto non è mai veramente decollato con Motta. La decisione di separarsi da Thiago Motta era nell'aria da giorni e partiva da molto lontano, prima ancora dei mancati obiettivi sfumati sul campo. Dal feeling mai nato con la squadra fino alle ultime due sconfitte, le più imbarazzanti per poter anche solo pensare di proseguire il cammino insieme. L'amore non è scoccato e la paura di non riuscire a centrare il traguardo del quarto posto ha fatto il resto. Da una parte la fiducia di facciata, per prendere tempo dopo le batoste con Atalanta e Fiorentina, dall'altra la voglia di non sprecarne più, scegliendo addirittura la soluzione drastica di chiudere il rapporto non a fine campionato, ma neppure dopo l'ultimo appello col Genoa. Un taglio netto col passato quando invece lo “stile” imponeva eventuali ammissioni di colpa solo a conti fatti e con la classifica definitiva alla mano.
Soluzioni
Tante le soluzioni sul tavolo di Giuntoli, nessuna convincente da poterla proporre senza rischi alla proprietà. Altro che “trimestrale” da rispettare o altro: bensì la mancanza di un'alternativa pronta per l'uso dopo che per otto mesi si era vista assottigliare la sicurezza di centrare il traguardo. Motta era un sogno, quello di poter azzerare il passato con una rivoluzione che si è dimostrata fallimentare. Il progetto puntava ad arrivare non senza difficoltà almeno fino a giugno, poi ci sarebbe stato il rafforzamento in società e infine il periodo di sviluppo definitivo. Tutto azzerato dall'incredibile integralismo di un allenatore che si è scavato la fossa da solo e che domani, alla ripresa degli allenamenti a ranghi ancora ridotti, passerà dalla Continassa per sbrigare le pratiche dell'addio, ma già col pass di semplice “visitatore”.
Tudor
Ne portano prove le prime registrazioni del nuovo anno di Radiobianconera, quando l'amarezza della supercoppa di Riad e i “rumors” dello spogliatoio davano in ribasso l'empatia tra allenatore e squadra con conseguenti voci di un Tudor allertato, come unico nome parzialmente condiviso dalle correnti interne al club. Perché Tudor? Perché sarebbe servito in caso di necessità per addolcire la pillola del fallimento, garantendo a Giuntoli di prendere le distanze dalle scelte operative di un allenatore ben diverso da quello immaginato al momento del cambio, non meno burrascoso, di Allegri. Tudor intanto ha raggiunto un accordo che semplifica la scelta: due mesi appena di contratto per dimostrare di poter raddrizzare la stagione in modo da garantire l'accesso alla champions del prossimo anno e di aprirsi, conseguentemente, un varco per una eventuale riconferma. Da ex giocatore, quasi sette anni in bianconero, è cresciuto all'ombra di una dirigenza forte e di una squadra piena di leader. Adesso dovrà trasferire tutto quanto alla squadra svuotata di autostima e convinzione, ma anche senza la necessaria qualità di un tempo. Il carattere è da uomo duro di campo, capace di ottenere il massimo dai suoi giocatori. Nella sua Juventus, dove aveva già ingoiato il rospo amaro nello staff di Pirlo, sarà tutto più facile anche solo non ripetendo i banali errori degli ultimi cinque anni. Il calcio è un gioco semplice e va semplificato anche ai giocatori. Sempre se vuoi allungarti la vita... anche per amore del club che ti ha lanciato nel grande calcio.
Soluzioni
Tante le soluzioni sul tavolo di Giuntoli, nessuna convincente da poterla proporre senza rischi alla proprietà. Altro che “trimestrale” da rispettare o altro: bensì la mancanza di un'alternativa pronta per l'uso dopo che per otto mesi si era vista assottigliare la sicurezza di centrare il traguardo. Motta era un sogno, quello di poter azzerare il passato con una rivoluzione che si è dimostrata fallimentare. Il progetto puntava ad arrivare non senza difficoltà almeno fino a giugno, poi ci sarebbe stato il rafforzamento in società e infine il periodo di sviluppo definitivo. Tutto azzerato dall'incredibile integralismo di un allenatore che si è scavato la fossa da solo e che domani, alla ripresa degli allenamenti a ranghi ancora ridotti, passerà dalla Continassa per sbrigare le pratiche dell'addio, ma già col pass di semplice “visitatore”.
Tudor
Ne portano prove le prime registrazioni del nuovo anno di Radiobianconera, quando l'amarezza della supercoppa di Riad e i “rumors” dello spogliatoio davano in ribasso l'empatia tra allenatore e squadra con conseguenti voci di un Tudor allertato, come unico nome parzialmente condiviso dalle correnti interne al club. Perché Tudor? Perché sarebbe servito in caso di necessità per addolcire la pillola del fallimento, garantendo a Giuntoli di prendere le distanze dalle scelte operative di un allenatore ben diverso da quello immaginato al momento del cambio, non meno burrascoso, di Allegri. Tudor intanto ha raggiunto un accordo che semplifica la scelta: due mesi appena di contratto per dimostrare di poter raddrizzare la stagione in modo da garantire l'accesso alla champions del prossimo anno e di aprirsi, conseguentemente, un varco per una eventuale riconferma. Da ex giocatore, quasi sette anni in bianconero, è cresciuto all'ombra di una dirigenza forte e di una squadra piena di leader. Adesso dovrà trasferire tutto quanto alla squadra svuotata di autostima e convinzione, ma anche senza la necessaria qualità di un tempo. Il carattere è da uomo duro di campo, capace di ottenere il massimo dai suoi giocatori. Nella sua Juventus, dove aveva già ingoiato il rospo amaro nello staff di Pirlo, sarà tutto più facile anche solo non ripetendo i banali errori degli ultimi cinque anni. Il calcio è un gioco semplice e va semplificato anche ai giocatori. Sempre se vuoi allungarti la vita... anche per amore del club che ti ha lanciato nel grande calcio.
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