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15 gennaio 1958, il disastro di Belfast. L'Italia non va al Mondiale, eliminata per la prima volta
Il 15 gennaio del 1958, a Belfast, c'è la sfida decisiva per il Mondiale dell'estate successiva, in Svezia. Da una parte c'è l'Irlanda del Nord, dall'altra l'Italia di Alfredo Foni. La partita finisce 2-1 per i nordirlandesi, estromettendoci per la prima volta da una Coppa del Mondo. nel 1930 l'Italia non giocò, ma non aveva nemmeno preso parte alle qualificazioni. Con "il disastro di Belfast" viene commissariata la Federcalcio, azzerando completamente i vertici, inaugurando una stagione di riforme. Un po' come nel 2022, no? No.
Il primo a saltare però è il commissario tecnico, come Ventura, non come Mancini. Però il terremoto continuo a far saltare le seggiole, tanto da finire con una lettera abbastanza tranciante. “La Nazionale di calcio rimane la più fiacca e mediocre rappresentativa che lo sport italiano possa esprimere in qualsiasi settore. Come si conciliano le spese da nababbi con le disastrose situazioni dei bilanci delle società? Oggi, noi ci facciamo ridere dietro da mezzo mondo, come i ricchi scemi del calcio”. Barassi, numero uno della FIGC, lascia dopo queste parole e Onesti decide di scegliere Bruno Zauli come uomo della rifondazione.
Zauli, nel suo commissariato, decise di dividere tra professionismo e semi. Traghettandolo di fatto verso la presidenza di Umberto Agnelli, riuscendo ad arrivare a quel professionismo che c'è ancora. Poi ci fu l'inaugurazione del centro tecnico di Coverciano, l'istituzione dell'Under 23 e una nuova via per la Nazionale. Fino ad arrivare, dieci anni dopo, all'Europeo vincente del 1968. Paradossalmente dopo il 2018 sono bastati solo tre anni per vincerne un altro. E cinque per non andare nuovamente al Mondiale con Mancini.
Il primo a saltare però è il commissario tecnico, come Ventura, non come Mancini. Però il terremoto continuo a far saltare le seggiole, tanto da finire con una lettera abbastanza tranciante. “La Nazionale di calcio rimane la più fiacca e mediocre rappresentativa che lo sport italiano possa esprimere in qualsiasi settore. Come si conciliano le spese da nababbi con le disastrose situazioni dei bilanci delle società? Oggi, noi ci facciamo ridere dietro da mezzo mondo, come i ricchi scemi del calcio”. Barassi, numero uno della FIGC, lascia dopo queste parole e Onesti decide di scegliere Bruno Zauli come uomo della rifondazione.
Zauli, nel suo commissariato, decise di dividere tra professionismo e semi. Traghettandolo di fatto verso la presidenza di Umberto Agnelli, riuscendo ad arrivare a quel professionismo che c'è ancora. Poi ci fu l'inaugurazione del centro tecnico di Coverciano, l'istituzione dell'Under 23 e una nuova via per la Nazionale. Fino ad arrivare, dieci anni dopo, all'Europeo vincente del 1968. Paradossalmente dopo il 2018 sono bastati solo tre anni per vincerne un altro. E cinque per non andare nuovamente al Mondiale con Mancini.
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