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Lorenzo Buffon: "Gigi grandissimo, peccato non mi citi mai. Cesare Maldini disse no all'Inter"
Uno dei migliori portieri italiani di sempre, ma anche pittore autodidatta e intellettuale. Lorenzo Buffon, quattro scudetti col Milan e uno con l'Inter, si racconta al Corriere della Seria. A partire dall'Udinese, che lo scartò perché troppo alto: "Sì, è vero. Andai al Portogruaro e poi al Milan come quarto portiere. Liedholm mi disse che avrei giocato e poi non sono più uscito. Nils mi ha insegnato tutto, perfino come portiere: aveva già l'occhio da allenatore".
Il riferimento in nazionale? "Boniperti, mio compagno di stanza. Lorenzi lo aveva soprannominato Marisa, ma aveva un gran rapporto con le donne".
Con l'Inter ha vinto. "Fui fatto fuori dal Milan e per un anno non potevo giocare a Milano, colpa del ds Viani che non vedeva di buon occhio il mio matrimonio con Edy Campagnoli. Ma io mi sono sempre allenato al massimo".
Il più grande di sempre? "Di Stefano, alla pari con Pelé. Il portiere? Jashin, un amico: alla festa d'addio di Zoff mi baciò sulla bocca. Di Buffon? Un grandissimo, peccato non mi citi mai in pubblico (i due sono imparentati alla lontana, ndr)".
Daniel Maldini in campo, cosa ha provato? "Emozione, ero a Udine quando Paolo esordì nel 1985. Cesare era un mio amico e le racconto un segreto: quando andai all'Inter volevano anche lui. Ma disse di no".
Il riferimento in nazionale? "Boniperti, mio compagno di stanza. Lorenzi lo aveva soprannominato Marisa, ma aveva un gran rapporto con le donne".
Con l'Inter ha vinto. "Fui fatto fuori dal Milan e per un anno non potevo giocare a Milano, colpa del ds Viani che non vedeva di buon occhio il mio matrimonio con Edy Campagnoli. Ma io mi sono sempre allenato al massimo".
Il più grande di sempre? "Di Stefano, alla pari con Pelé. Il portiere? Jashin, un amico: alla festa d'addio di Zoff mi baciò sulla bocca. Di Buffon? Un grandissimo, peccato non mi citi mai in pubblico (i due sono imparentati alla lontana, ndr)".
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