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Napoli, De Laurentiis preferisce la scaramanzia. Forse ha capito che il silenzio è d'oro
C'è un nuovo Aurelio De Laurentiis in città. Sarebbe meglio dire che non c'è, visto che non si sente - e si vede poco, se non per le uscite istituzionali - contrariamente a quanto fatto negli ultimi due anni, cioè da quando Spalletti aveva preso il largo con il suo Napoli e il terzo Scudetto sembrava una mera formalità sin dalla sosta per il Mondiale in Qatar. La sua presenza era praticamente fissa, che fosse la conferenza stampa di un ottavo di finale di Champions contro l'Eintracht Francoforte - utile a parlare delle ingiustizie arbitrali perpetrate ai suoi danni e di Scudetti persi - oppure l'intervista di maggio 2023 che si arrogava quasi tutti i meriti per avere vinto il campionato.
Inutile dire che De Laurentiis è un illuminato che ha portato un club dalla C alla A tenendo i conti in ordine. Dall'altro ha anche un difetto di volere essere protagonista anche quando non lo è fino in fondo. In questa prima parte di stagione con Antonio Conte ha utilizzato un profilo diverso. Anche l'ultimo tweet (sul fatto di essere in testa al campionato) va in questa direzione. "Per scaramanzia non diciamo nulla".
Non è improbabile che dopo un anno con troppe dichiarazioni, quello scorso, ci sia un patto per non avere troppe turbolenze. Perché già Antonio Conte è abituato a essere un animale da telecamera, oltre che di campo, bravo a gestire e a togliere pressione. Inutile darne altra con le parole del Presidente. L'intervista di metà settembre era quasi dovuta, per i vent'anni della presidenza. "Non mi piace l’appariscenza, il low profile, come ha lavorato Della Valle. Cercherò sempre di sgattaiolare dalle molteplici interviste. Pure io devo campare, lavorare, ho altre cose da fare. Non posso passare le mie giornate a parlare con la stampa. Capiamo che c’è fame, c’è fame, c’è fame. Chi mi dice che sono un grande comunicatore… Credo sia sbagliato. Dando di meno, creando il mistero, voi otterrete il massimo dell’attenzione e della partecipazione", diceva nel 2004. Probabilmente ha capito che per vincere bisogna essere proprio così.
Inutile dire che De Laurentiis è un illuminato che ha portato un club dalla C alla A tenendo i conti in ordine. Dall'altro ha anche un difetto di volere essere protagonista anche quando non lo è fino in fondo. In questa prima parte di stagione con Antonio Conte ha utilizzato un profilo diverso. Anche l'ultimo tweet (sul fatto di essere in testa al campionato) va in questa direzione. "Per scaramanzia non diciamo nulla".
Non è improbabile che dopo un anno con troppe dichiarazioni, quello scorso, ci sia un patto per non avere troppe turbolenze. Perché già Antonio Conte è abituato a essere un animale da telecamera, oltre che di campo, bravo a gestire e a togliere pressione. Inutile darne altra con le parole del Presidente. L'intervista di metà settembre era quasi dovuta, per i vent'anni della presidenza. "Non mi piace l’appariscenza, il low profile, come ha lavorato Della Valle. Cercherò sempre di sgattaiolare dalle molteplici interviste. Pure io devo campare, lavorare, ho altre cose da fare. Non posso passare le mie giornate a parlare con la stampa. Capiamo che c’è fame, c’è fame, c’è fame. Chi mi dice che sono un grande comunicatore… Credo sia sbagliato. Dando di meno, creando il mistero, voi otterrete il massimo dell’attenzione e della partecipazione", diceva nel 2004. Probabilmente ha capito che per vincere bisogna essere proprio così.
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