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Juventus double face, a San Siro si vede la "Pazza Juve"
Dopo la vittoria di Lipsia avevamo detto che non avremmo visto un'altra partita del genere; dopo quella di ieri a San Siro dobbiamo invece convincerci che, piaccia o non piaccia, non sarà la seconda e neppure l'ultima di questa stagione. Riusciremo ad abituarci? La Juve rischia, ma prova sempre a giocarla e qualche volta anche a stupire uscendo dalle classiche regole a cui noi tutti siamo abituati. Questo cambio di mentalità va riconosciuto in primis all'allenatore che ci mette del suo anche nel farci scomodare nei più articolati paragoni con colleghi altrettanto fortunati prima ancora che coraggiosi. Messa così dove sta la Juve vista a S. Siro? Confusionaria nel primo tempo e sregolata nelle scelte poco convincenti – almeno in teoria - del mister, capace di confermare Danilo al centro della difesa e di rinunciare addirittura a Yldiz in attacco.
Altro che avvicinarlo all'area di rigore per supportare meglio Vlahovic: per il “dieci” bianconero addirittura la panchina e poi nella ripresa quei magici minuti che hanno cambiato l'inerzia, il senso e aggiunto follia ad una partita che l'Inter ha buttato via senza riuscirla a stravincere.
E lì sarebbero stati guai per tutto l'ambiente, perché una seconda sconfitta in pochi giorni sarebbe stata difficile da digerire e facile da criticare.
Pazza Juve - Dopo un primo tempo “complicato”, la Juve si è ritrovata mettendo a nudo quei limiti tenuti nascosti con l'infortunio di Bremer, la poca convinzione nel dare continuità a Gatti e trovandosi svuotata della qualità di Koopmeiners, Nico Gonzalez e diciamo pure – nonostante il rendimento – anche di Douglas Luiz. Spogliata da assenze strategiche, la squadra è riuscita a punzecchiare l'Inter gongolante di Inzaghi che mai avrebbe creduto di segnare quattro gol alla Juve, la Signora della difesa, e di subirne altrettanti dopo averne sprecati a grappolo.
La lezione sarebbe stata esagerata, mentre a questo punto è da approfondire anche in casa di un'Inter non più granitica come un tempo. Insomma, questo derby d'Italia è stato il più pazzo della storia dei due club. Più pazzia rispetto ai veleni che normalmente si trascina e che lascia al termine per tutto quel contorno che comincia a nauseare anche gli stessi tifosi delle due squadre. C'è da chiedersi se un pareggio, con 8 reti, soddisfa veramente o lascia quel retrogusto amaro per chi è stato più vicino a vincerla o ha rischiato di perderla malamente prima di pareggiarla e, in una serata magari di (super) grazia, anche a vincerla.
Sarebbe stato troppo?
No, sarebbe stato illogico e a quel punto “pazzamente” godurioso. Insomma, bello, ma ancora poco decifrabile.
Altro che avvicinarlo all'area di rigore per supportare meglio Vlahovic: per il “dieci” bianconero addirittura la panchina e poi nella ripresa quei magici minuti che hanno cambiato l'inerzia, il senso e aggiunto follia ad una partita che l'Inter ha buttato via senza riuscirla a stravincere.
E lì sarebbero stati guai per tutto l'ambiente, perché una seconda sconfitta in pochi giorni sarebbe stata difficile da digerire e facile da criticare.
Pazza Juve - Dopo un primo tempo “complicato”, la Juve si è ritrovata mettendo a nudo quei limiti tenuti nascosti con l'infortunio di Bremer, la poca convinzione nel dare continuità a Gatti e trovandosi svuotata della qualità di Koopmeiners, Nico Gonzalez e diciamo pure – nonostante il rendimento – anche di Douglas Luiz. Spogliata da assenze strategiche, la squadra è riuscita a punzecchiare l'Inter gongolante di Inzaghi che mai avrebbe creduto di segnare quattro gol alla Juve, la Signora della difesa, e di subirne altrettanti dopo averne sprecati a grappolo.
La lezione sarebbe stata esagerata, mentre a questo punto è da approfondire anche in casa di un'Inter non più granitica come un tempo. Insomma, questo derby d'Italia è stato il più pazzo della storia dei due club. Più pazzia rispetto ai veleni che normalmente si trascina e che lascia al termine per tutto quel contorno che comincia a nauseare anche gli stessi tifosi delle due squadre. C'è da chiedersi se un pareggio, con 8 reti, soddisfa veramente o lascia quel retrogusto amaro per chi è stato più vicino a vincerla o ha rischiato di perderla malamente prima di pareggiarla e, in una serata magari di (super) grazia, anche a vincerla.
Sarebbe stato troppo?
No, sarebbe stato illogico e a quel punto “pazzamente” godurioso. Insomma, bello, ma ancora poco decifrabile.
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