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Beccalossi: "Yildiz percepisce le aspettative. La 10 non può essere un peso"
Tramite le pagine di Tuttosport Evaristo Beccalossi ha commentato l'attualità della nostra Serie A. Questo il pensiero per quel che riguarda Kenan Yildiz, talento della Juventus che sta incontrando qualche difficoltà in questa prima parte di stagione.
Beccalossi, anche Yildiz sta combattendo una battaglia con le aspettative?
"Da lui ti aspetti sempre il colpo risolutore e lui, evidentemente, percepisce tutto questo. Deve fregarsene. E svincolarsi da tutto quello che c’è fuori dal campo. Il suo talento è enorme. Non si può neppure pretendere che risolva da solo tutti i problemi della Juve".
La maglia numero 10 può essere un peso da gestire?
"No, a mio avviso, altrimenti non puoi giocare a certi livelli. Io sono arrivato all’Inter a 22 anni e prima di me c’erano stati dei marziani come Suarez, Corso e Mazzola. Eppure, con tutti i limiti che potevo avere, quello era uno stimolo incredibile. Alla pressione non ci pensavo. Anzi davo almeno il 30% in più per dimostrare che potevo stare a certi livelli".
Dicono che questo non sia più un calcio per numeri dieci.
"Il fantasista nel calcio contemporaneo tende a sparire, è vero. Ai miei tempi c’era l’imbarazzo della scelta, ma forse è colpa nostra: oggi siamo meno bravi a valorizzare il talento".
Beccalossi, anche Yildiz sta combattendo una battaglia con le aspettative?
"Da lui ti aspetti sempre il colpo risolutore e lui, evidentemente, percepisce tutto questo. Deve fregarsene. E svincolarsi da tutto quello che c’è fuori dal campo. Il suo talento è enorme. Non si può neppure pretendere che risolva da solo tutti i problemi della Juve".
La maglia numero 10 può essere un peso da gestire?
"No, a mio avviso, altrimenti non puoi giocare a certi livelli. Io sono arrivato all’Inter a 22 anni e prima di me c’erano stati dei marziani come Suarez, Corso e Mazzola. Eppure, con tutti i limiti che potevo avere, quello era uno stimolo incredibile. Alla pressione non ci pensavo. Anzi davo almeno il 30% in più per dimostrare che potevo stare a certi livelli".
Dicono che questo non sia più un calcio per numeri dieci.
"Il fantasista nel calcio contemporaneo tende a sparire, è vero. Ai miei tempi c’era l’imbarazzo della scelta, ma forse è colpa nostra: oggi siamo meno bravi a valorizzare il talento".
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