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Addio Schillaci, Zeman: "Inseguiva la felicità in campo. Calciava in maniera diabolica"
A distanza di 24 ore dall'annuncio della morte di Salvatore Schillaci continuano ad arrivare testimonianze sulla vita e la carriera in campo dell'attaccante che fece innamorare tutta l'Italia nel Mondiale nostrano del 1990.
L'ultima, in ordine cronologico, ad essere arrivata è stata quella di Zdenek Zeman, tecnico boemo che nella stagione 1988/1989 allenò Totò nella sua ultima annata al Messina prima del trasferimento alla Juventus.
"Nessuno poteva stupirsi della sua esplosione - racconta a La Gazzetta dello Sport il 77enne ex allenatore, fra le tante, di Foggia, Roma, Lazio e Pescara -, non chi avesse avuto modo di osservare anche una sola sua gara. Lui inseguiva la felicità che poteva cogliere solo segnando e creando le possibilità per vincere. Era un attaccante con i fiocchi. Per me era un giocatore vero, un ragazzo straordinariamente buono. Calciatore con il fuoco dentro: voleva il campo, a qualsiasi costo, anche da infortunato. Non voleva rinunciare a nulla. Segnava con una naturalezza impressionante anche nelle situazioni più complicate. Tu non ne avevi percezione di quello che stava accadendo, ma lui sì: calciava in maniera diabolica, la palla prendeva giri strani, non capivi mai prima dove andasse a finire. Ma era scontato l'esito, spesso"
L'ultima, in ordine cronologico, ad essere arrivata è stata quella di Zdenek Zeman, tecnico boemo che nella stagione 1988/1989 allenò Totò nella sua ultima annata al Messina prima del trasferimento alla Juventus.
"Nessuno poteva stupirsi della sua esplosione - racconta a La Gazzetta dello Sport il 77enne ex allenatore, fra le tante, di Foggia, Roma, Lazio e Pescara -, non chi avesse avuto modo di osservare anche una sola sua gara. Lui inseguiva la felicità che poteva cogliere solo segnando e creando le possibilità per vincere. Era un attaccante con i fiocchi. Per me era un giocatore vero, un ragazzo straordinariamente buono. Calciatore con il fuoco dentro: voleva il campo, a qualsiasi costo, anche da infortunato. Non voleva rinunciare a nulla. Segnava con una naturalezza impressionante anche nelle situazioni più complicate. Tu non ne avevi percezione di quello che stava accadendo, ma lui sì: calciava in maniera diabolica, la palla prendeva giri strani, non capivi mai prima dove andasse a finire. Ma era scontato l'esito, spesso"
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