ESCLUSIVA TJ - Zeytulaev si racconta: "Gasperini un maestro, alla Juve farebbe benissimo"
Buongiorno Ilyas. Fu lei il primo uzbeko a esordire in serie A, nel 2005 con la maglia della Reggina, dopo essere cresciuto alla Juventus. Cosa ricorda di quell'esperienza in bianconero?
"È come rivivere un sogno. Il mio esordio in A arrivò in maglia amaranto proprio contro la Juve. La stagione precedente, invece, nel 2003-2004, dopo la Primavera con Gian Piero Gasperini debuttai in bianconero in Coppa Italia contro la Sampdoria, con la prima squadra di Marcello Lippi. Di lui mi colpì subito la tranquillità e il modo sicuro che aveva nel parlare con il gruppo - racconta Ilyas Zeytulaev a TuttoJuve, ex bianconero oggi allenatore -. Ricordo la figura di Alessandro Del Piero, un fratello maggiore per tutti noi più giovani. Una volta, prima di un allenamento, chiesi un giaccone allo storico magazziniere Franco Monetta perché avevo freddo. Franco scherzò sul fatto che arrivando io “dalla Russia” non ne avrei avuto così bisogno... Fu proprio Alex a insistere per farmi dare quella giacca. Stelle come Del Piero e Montero avevano un atteggiamento gentile e alla mano, ci facevano sentire come in famiglia".
Dal campo alla panchina, oggi lei allena nella serie A uzbeka.
"Sì, lo scorso aprile mi è arrivata la proposta del Bunyodkor, club della capitale Tashkent, mentre guidavo il Cupello Calcio in Eccellenza a Chieti, in Abruzzo. Ho lasciato la squadra con la quasi matematica salvezza per allenare in una realtà molto importante dove sono passati giocatori come Rivaldo e hanno allenato tecnici come Scolari. Oggi il club è in difficoltà rispetto al passato e sono subentrato per dare una mano come allenatore in seconda. Dall'ultimo posto siamo cresciuti e dopo quattro partite sono stato promosso a prima guida tecnica. E e alla fine dello scorso mese siamo riusciti a chiudere il torneo con la salvezza, battendo all'ultima giornata il Paxtakor, club che, per capirci, è un po' come la Juventus dell'Uzbekistan e partecipa alla Champions League asiatica, competizione in cui gioca l'Al-Nassr di Ronaldo e compagni".
A proposito di Juve, cosa ricorda in particolare dell'esperienza con Gasperini?
"Ricordo i due tornei di Viareggio vinti e una frase che racchiude molto del suo gioco. Il mister ripeteva spesso: «Per essere invincibili bisogna saper difendere, ma per vincere bisogna saper attaccare». Il suo credo è infatti pieno di aggressività e di grande libertà in fase di possesso".
Cosa le ha lasciato il calcio italiano?
"Certamente una grossa attenzione alla parte tattica che porto con me in panchina. I dettagli che ho imparato da Gasperini e da Sarri, su tutti, sono attualmente molto preziosi per me".
Dopo la Juve, con Gasperini vi siete poi incrociati ancora a Crotone e al Genoa.
"Sì, mi chiamava “Zeytu” e dopo Crotone volle me e Juric con lui a Genova. Furono stagioni molto importanti per tutti noi. E oggi sarei felice di rincontrarlo su un campo e parlare insieme a lui di calcio".
Se lo immagina, un giorno, un ritorno di Gasp alla Juventus?
"Sarei curioso di vederlo oggi in una grandissima squadra come la Juve. Gasperini è per me un maestro e un punto di riferimento. È un allenatore che ha però bisogno di grande fiducia. Oggi sta dimostrando di essere un top all'Atalanta. Fossi un dirigente bianconero lo chiamerei subito. Sono sicuro che alla Juventus farebbe benissimo, spero che un giorno possa tornarci. Dopo la vittoria dell'Europa League ho sentito Luca Trucchi (storico collaboratore di Gasperini, ndr) e mi sono complimentato per il lavoro fatto".
Come definirebbe il calcio di Maurizio Sarri?
"Direi un calcio più catalano, in un certo senso. Con lui facevo l'esterno alto a Verona, si giocava a uno o due tocchi palla a terra, in maniera molto rigida, schematica e ordinata".
Fu proprio Sarri alla Juve a vincere l'ultimo scudetto dei nove consecutivi.
"E fu lui stesso a definire quella squadra inallenabile. Sarri alla Juventus scelse sin da subito un compromesso con lo spogliatoio per vincere. E rinunciò a qualche elemento della sua filosofia calcistica dando più libertà ad alcuni giocatori, CR7 in primis. Al Napoli il mister riuscì invece ad esprimersi con il suo credo. Nel lavorare con i grandi campioni, a Torino, probabilmente Sarri pagò anche il fatto di non aver avuto un grande passato da calciatore. Ritengo comunque che resti un ottimo allenatore, uno dei più preparati in assoluto dal punto di vista tattico".
Infine, da fuori e da lontano, cosa ne pensa della Juventus di Motta?
"Thiago Motta a Bologna ha innescato un bel meccanismo con giocatori giovani e forti che lo seguivano in ogni cosa. E oggi sta cercando di trasmettere lo stesso entusiasmo alla Juve. A Bologna c'è però il lusso di poter sperimentare magari portando a casa, senza problemi, anche qualche pareggio in più. Alla Juventus invece è diverso. Alla Juve c'è il peso di dover vincere sempre".