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tmw / juventus / La Frecciata
Con Tudor in panchina è cambiata la mentalità, finalmente!TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
martedì 8 aprile 2025, 18:00La Frecciata
di Franco Leonetti
per Bianconeranews.it

Con Tudor in panchina è cambiata la mentalità, finalmente!

Una Juve che ha ben impressionato all'Olimpico, Tudor continua il suo duro lavoro che ha come obiettivo la zona Champions

Entrare in punta di piedi in un ambiente di lavoro nuovo è sinonimo di intelligenza e savoir faire. Entrarci aggiungendo idee, determinazione, carisma e attitudine nel ricompattare un gruppo, ribaltando lo status quo polverizzato della gestione precedente, è sinonimo di capacità evidenti. Tudor è arrivato al timone della Juve, società che conosce a menadito e che lo ha cresciuto, trovando una situazione pesantissima e uno spogliatoio, ovviamente diverso, e un calcio lontano da quando lui frequentava, con tanti campionissimi, le mura degli stanzini al Delle Alpi. Mister Igor ha dapprima immesso la sua totale juventinità, inoculandola a tutti i giocatori, uno per uno, poi è partito con l’ardua opera adatta a cementare una squadra che squadra non lo era mai stata, o quasi, per tutta la stagione. Ha fatto pesare il valore ultra secolare della maglia, stimolando la dignità e l’appartenenza, e ha posto le pedine nelle giuste zone di campo, a seconda delle caratteristiche di ogni singolo. Ma la cosa che appare più evidente dopo due partite della sua gestione da tecnico, è la mentalità rinnovata che la Juventus, in questo momento, ha ritrovato. Quell’ottica, quella visione, per cui in estate era stato scelto da Giuntoli, Thiago Motta, e che non si è praticamente mai vista. Per chi è distante dalla Juve, per chi non è addentro alle cronache di Madama, la mentalità può apparire come un fatto demagogico, propagandistico, al limite della retorica spicciola, invece non è così nella maniera più assoluta. Chi conosce la Juventus sa molto bene cosa significhi Dna bianconero e mentalità da Juve: ovvero non mollare mai, fino alla fine.

La Juve di Tudor, dopo un inizio traballante e con le consuete insicurezze mostrate in campo per gran parte della stagione, causa l’assorbimento di confusione e zero certezze per gli otto mesi di gestione precedente, ha avuto la meglio sul Genoa, mostrando qualche passettino in avanti. Ma già contro i liguri la squadra aveva esibito una tenuta psicologica incoraggiante e una volontà ferrea nel portare a casa un risultato importante, essendo avanti solo per una rete: a tal proposito, in quante partite era arrivato il risultato, con tremori e paure fino al fischio finale. Troppe, davvero troppe. Tudor ha saputo infondere un po’ di tranquillità e certezze nei propri mezzi a tutti gli interpreti, con un lavoro duro e costante, non solo a livello fisico ma anche sotto l’aspetto mentale, e si sa, se si è forti di testa lo si è altrettanto, se non di più, anche a livello fisico e tecnico, per non parlare dell’interpretazione tattica. La riprova, con parecchi miglioramenti correlati, si è avuta in quel dell’Olimpico, contro una Roma temibile e rinata, che era reduce da un filotto incredibile di sette vittorie consecutive. Nella capitale abbiamo osservato una Juve aggressiva, tonica, tenace, capace di comandare il gioco e di schiacciare gli avversari per una ventina di minuti abbondanti del primo tempo nella loro metà campo, passando in vantaggio con una splendida fuga sull’out destro e un tiro da fuori area (finalmente) di un Locatelli goleador. Una Juve con un buonissimo atteggiamento, in tutti e due i tempi, con tanto possesso nella metà campo avversaria, finalizzata alla costruzione rapida e alla verticalizzazione: poi, chiaramente, ci sono anche gli avversari e tutto ciò che viene preparato in settimana alla Continassa, non può trovare piena realizzazione. L’unico grande neo della sfida contro i giallorossi è il gol del pareggio, beccato ancora una volta da un corner, con una difesa schierata e zero reattiva, che ha consentito prima a NDicka di saltare e colpire di testa da solo, liberissimo, in area e poi a Shomurodov di insaccare sulla respinta di Di Gregorio, senza avere il minimo contrasto di nessuna maglia bianconera.

Un dettaglio non da poco ovviamente, un gol che la Juve non può prendere in questo modo, punto. Ma anche nella seconda frazione di gioco abbiamo notato una Vecchia Signora a proprio agio su un campo difficile, che ha sempre cercato di fare la partita e di arrivare al successo con coraggio e volontà, anche se va detto che nel secondo tempo di occasioni nitide la Vecchia Signora non ne ha create. Se si escludono un’incursione di Mc Kennie stoppata da Svilar e un tiro di Yildiz deviato in angolo; insomma troppo poco. Va altresì sottolineato che la produttività di occasioni da rete è un evidente tallone d’Achille della Juventus degli ultimi anni, fattore, ahinoi, purtroppo palese. Però la Juve di Roma ha lasciato un’impressione confortante in tutti i tifosi, e con un taglio improntato al cauto ottimismo dopo tante delusioni; certo sarebbe servito un risultato vincente vista la clamorosa bagarre scatenatasi nella zona di classifica che compete ai bianconeri, ma le premesse dopo sole due gare di Tudor in panchina sono certamente positive. Lo stesso Mister juventino ha lodato l’atteggiamento dei suoi, distillando una frase importante:” Dopo il periodo dal quale arrivava la squadra, fisico e anche di testa, siamo sulla strada giusta”. Ergo la Juve ha spinto, ha fatto cose interessanti, ha avuto l’atteggiamento giusto, uscendo da un momento che tutti sanno qual è, a parte chi era in panchina sino a due partite fa: inutile chiedersi cosa sarebbe accaduto se l’esonero di Motta non fosse stato così tardivo. Ora, però il solco è tracciato, e bisogna proseguire sulla strada disegnata da Igor Tudor. Certo un po’ di rammarico per il pareggio di Roma c’è, ma la nuova Juve possiede caratteristiche e qualità che possono, e devono, venire fuori prepotentemente in questo finale di stagione assai complicato.

Anche un ex storico e leggendario come Gigi Buffon ha notato sonori cambiamenti osservando Madama sul prato verde, regalando un pensiero emblematico che vale più di mille elucubrazioni: “Mi sembra che i ragazzi che scendono in campo abbiano un qualcosa in più da dirsi, da condividere. Mi sembra che abbiano un legame in campo che li porti tutti nella stessa direzione, prima li faceva percepire più slegati”. Poco altro da aggiungere ai pensieri di SuperGigi, la mentalità è mutata, ma guai ad esaltarsi o a sentire l’obiettivo più vicino, la lotta per raggiungere un piazzamento per la prossima Champions si fa sempre più dura e intricata. Poi, che Tudor abbia invertito la rotta che aveva portato al naufragio, appare sotto gli occhi di tutti ed è un concetto innegabile. Servono obbligatoriamente i risultati per pervenire all’obiettivo e Mister Tudor lavora duro per raggiungerlo, con applicazione totale e concentrazione a mille, intanto l’approccio, la grinta e la conduzione gara testimoniano a favore del lavoro e della mentalità del gigante di Spalato. Che di mestiere fa l’allenatore della sua Juventus.