
Se lo scudetto lo vivi come un peso e la vittoria non è un'ossessione non sei da Juventus
Fine della corsa. Il sogno scudetto si va a schiantare letteralmente contro un muro infrangendo speranze e fiducia nel progetto. A cosa appigliarsi adesso? Certo, al raggiungimento almeno del quarto posto per essere sicuri di avere i soldi della partecipazione alla prossima Champions altrimenti ad infrangersi sarà anche altro e i tempi per rivedere la vera Juventus si allungherebbero irrimediabilmente, ma si potrebbe considerare non fallimentare una stagione da quarti in classifica? Dipende dai punti di vista. Se ci arrivi perdendo una finale di Coppa Italia o andando avanti dignitosamente in Champions Leaguee mostrando segnali di costante progresso allora, tutto sommato, potrebbe anche bastare l'obiettivo fissato per la stagione e cioè il quarto posto, ma dopo la serie di mortificazioni che hanno mortificato la storia della Juventus il quarto posto non vale neanche come un premio di consolazione.
Stupido io ad aver creduto che la mia voglia di scudetto per spazzare via tutte le clamorose delusioni stagionali fossero il fuoco nelle vene anche di Motta, ingenuo io a ritenere che per la Juventus la vittoria deve essere vissuta come un'ossessione a differenza di quanto non pensi realmente Motta, sognatore io che mi aspettavo che per non andare a sbattere contro un muro almeno ci si sarebbe limitati ad interrompere esperimenti da laboratorio cervellotico disponendo in campo i giocatori più in forma e, soprattutto, ciascuno nel proprio ruolo. Niente. Contro l'Atalanta gioca titolare Yildiz reduce da una gastroenterite che non lo teneva in piedi (e si vedeva), con Nico Gonzalez a destra, Koopmeiners dal 45' nel ruolo di "vai dove trovi spazio" e Vlahovic entrato (con voglia zero) al 75', sullo 0-3 al posto di Kolo Muani (mica potevi metterli insieme per cercare il gol a tutti i costi?!) soltanto dopo aver pensato ad inserire due difensori per proteggere lo 0-2. Se non è un "suicidio studiato" questo, allora mi tocca definirlo in un altro modo. Ma una cosa è certa: dietro queste scelte c'è evidentemente un allenatore che non vive la vittoria come ossessione e che considerava il pensiero dello scudetto un peso insopportabile da portare.
E allora, onestamente, come può Motta, con queste premesse, essere ancora l'allenatore della Juventus? Cosa può aspettarsi il tifoso juventino da ora fino al termine di una stagione da dimenticare in fretta? Che fiducia la stessa squadra può mai avere nel suo allenatore? Ed è inutile che Motta continui a chiamare per nome "i suoi ragazzi" perchè "suoi" evidentemente non lo sono mai stati per questa stagione, proprio perché la forma è relativa di fronte alla sostanza. Se ti chiamo per cognome e ti considero uno dei tanti, ma ti motivo, ti schiero nel tuo ruolo e faccio in modo che tu possa rendere al massimo prendendoti le luci della ribalta insieme alla squadra arrivando al risultato è sicuramente più meritevole di considerazione che se ti chiamo per nome, mi considero tuo fratello e poi o fai quello che dico io (perché il leader sono io e sono io che devo metterci la firma) o te ne stai in panchina fino all'80' o magari te ne torni fa capitano in Brasile a stagione in corso.
E la società? A questo punto comincio a pensare seriamente che sarebbe dovuta intervenire prima e che certamente si è fatta trovare impreparata davanti alla gestione di un allenatore che evidentemente non conosceva fino in fondo. Perché continuo a considerare questa rosa buona, con valori importanti ma allenati, schierati e motivati male. Quindi certamente anche Giuntoli e il suo team hanno le proprie gravi responsabilità. Ma ora che nulla funziona e che il futuro è appeso alla casualità del momento è necessario intervenire per interrompere questo flusso di sangue che di bianconero non ha nulla, totalmente rigettato da un dna che vuole che si viva la vittoria come un'ossessione e lo scudetto come un obiettivo costante.







