Da Milano a Birmingham: l’analisi tattica di due 0-0 dal sapore diverso
Dopo uno 0-0 senza troppe emozioni a San Siro contro il Milan, la Juventus porta a casa un altro punto in trasferta.
La Vecchia Signora torna a giocare una partita di Champions al Villa Park dopo ben 41 anni. Allora la competizione si chiamava Coppa dei Campioni e Madama si è imposta per 2-1 con i gol di Paolo Rossi e Zibi Boniek, eliminando quelli che erano i campioni in carica.
Lo schema iniziale è sempre lo stesso: 1-4-2-3-1. L’unica differenza dall’undici iniziale della sfida contro i rossoneri risiede nella scelta di Weah centravanti al posto di Mckennie, che intasa la già folta infermeria bianconera.
In fase di non possesso la Juventus si schiera con un 1-4-4-2 molto aggressivo, alternando una fase di pressione anche sulla costruzione del fresco premio Yashin “Dibu” Martinez a un pressing sul giocatore ricevente palla proprio dall’estremo difensore argentino. Questo avviene sia su palla giocata rasoterra sia su lancio lungo sulla Watkins. Sia Gatti che Kalulu impediscono al centravanti inglese di prendere la sfera per far giocare la seconda palla ai compagni. Nelle marcature ancora una volta si rivela fondamentale Locatelli, che assorbe i movimenti ad entrare in area di Rogers, la cui funzione è quella di “galleggiare” tra il centrocampo e la difesa bianconera.
Altro spunto interessante è la difesa in avanti di Savona quando Rogers, McGinn o Tielemans si abbassano sulla corsia presidiata dal numero 37. Il terzino bianconero si spinge quasi sulla linea di Conceição per recuperare il pallone, riuscendo spesso nell’intento soprattutto nel primo tempo. Questa fase di non possesso fatta bene senza correre troppi rischi si è vista anche contro i rossoneri sabato pomeriggio a San Siro. Ciò che, però, ha conosciuto un’evoluzione è la fase di possesso. La Juventus non butta mai il pallone, anche sotto forte pressione avversaria: quest’azione consente di uscire spesso e di aprirsi campo. L’ago della bilancia della costruzione bianconera dal basso è sempre il tuttocampista Andrea Cambiaso. È lui a dettare i tempi delle rotazioni dei compagni in costruzione: se si accentra, Thuram prende la posizione di terzino; se invece si alza, fa muovere anche Yildiz, che si abbassa e viene dentro il campo. D’altro canto, sul lato opposto, se Savona si alza, Locatelli si abbassa per ricevere e impostare. Tutto questo porta a quelle situazioni di gioco che Thiago Motta descriveva nel post partita di sabato sera: i duelli individuali nelle porzioni avanzate di campo.
Spesso sia Conceição che Yildiz riescono a trovarsi in posizione favorevole per effettuare gli uno contro uno. E spesso con ottimi risultati. Purtroppo però, come a San Siro, l’assenza di una punta di ruolo e lo stato di forma non brillante di Koopmeiners rendono vita abbastanza facile ai difensori della squadra inglese.
Al netto degli innumerevoli infortuni che stanno decimando la rosa bianconera, l’idea di gioco del mister italo-brasiliano si vede in maniera sempre più evidente. Tuttavia l’emergenza infortuni, soprattutto in attacco, rischia di non premiare nella maniera giusta gli sforzi della Vecchia Signora. Pertanto si spera che Giuntoli riveda quanto dichiarato nella intervista pre partita, specie se l’emergenza infortuni nel reparto offensivo non dovesse risolversi a breve.