Infortuni, calciomercato e… un “altrove” da sogno! Fantasticherie di un bianconero
La pausa del campionato che ha dato spazio alla bella Nazionale azzurra mi porta a riflettere, a guardare oltre, a fantasticare in bianconero.
In latino tristitia significava davvero una giornata di pioggia: tristis era il cielo quando si fa scuro. Ma anche un frutto strappato dall’albero troppo presto, amaro, aspro. Un’albicocca all’apparenza deliziosa ma che fa male solo a morderla da quanto è pungente il suo immaturo sapore. Allo stesso modo quanto è aspro trovare le parole per dirlo e quanto è difficile strappare quel velo grigio quando siamo tristi. Spesso ci accade di scegliere le nostre parole non nel dizionario del dire, ma in quello del tacere. È nuvoloso, ma facciamo finta che ci sia il sole.
Nell’infermeria della Juventus il cielo è oscurato da nembi ingombranti. Bremer e Cabal, pilastri della nuova difesa hanno già concluso la stagione in attesa che i legamenti delle loro ginocchia si rimettano in sesto; Milik - a dire il vero carta conosciuta nelle corsie ospedaliere - se non l’ha finita, la stagione non l’ha mai cominciata, e chissà quando e se la incomincerà. È disgraziatamente un dato di fatto e la Juventus ne deve prendere atto e subito: domani non andrà meglio se già oggi non si lavora per rimpiazzare a gennaio i calciatori feriti e lungodegenti, la rosa necessita di essere rimpolpata. La squadra così come è non è affatto male, è molto giovane e talentuosa, ma avrebbe bisogno di un qualcosa che per la prima volta è mancato: senatori campioni. Non tanti, ma almeno un paio in una signora squadra come la Nostra sarebbe a dir poco obbligatorio.
Il prezzo del non fare, del non avere già ora le idee chiare, sarebbe quello di ritrovarci un giorno a tormentare il passato e insieme il futuro, come ci insegna il Petrarca cantando questi versi: Tornami avanti, s’alcun dolce mai/ebbe ’l cor tristo; et poi da l’altra parte/veggio al mio navigar turbati i vènti. Ovvero: quando il nostro cuore è stato triste, per vari motivi, abbiamo trovato dolcezza? E il nostro vivere sarà sempre così faticoso, con nubi e venti avversi che ci attendono all’orizzonte? No! Certo che no. A patto che non si censurino le tristezze, non si insabbino le difficoltà oggettive, ma che anzi si trovi un modo per risolverle e ritrovar miele e ambrosia in gran quantità.
Un tempo il calciomercato si faceva con i soldi, con tanto argent avrebbe detto Napoleone come lo era per la guerra, e le grandi squadre non si lasciavano scappare l’affare di qualità, né cedevano in alternative molto prossime ai bidoni. Mi si permetta un paragone con i libri di pregio.
Nel rapporto tra danaro e libri, una sola norma: se si possiede il danaro sufficiente, nessuna ristrettezza deve impedire l'acquisto di libri. Tanto più se si pensa alle origini del rapporto tra libro e uomo, quando il libro era appunto una venerata fonte di sapienza. La loro quotazione è determinata dalla saggezza che erogano, tesoro infinito per gli uomini: non è certamente caro il prezzo di un libro quando ciò che si acquista è un bene infinito. Riccardo di Bury - bibliofilo inglese, nonché cancelliere di re Edoardo III d'Inghilterra - ne conclude: «Perciò i libri bisogna comprarli con piacere e venderli malvolentieri, come ci esorta Salomone, sole degli uomini, in Proverbi XXIII, quando dice che la verità la si deve comprare e la sapienza non venderla mai». Di certo non si riferiva a Kean che nella Fiorentina sta facendo sfracelli, perché sappiamo bene che giocare alla Juventus è tutta un’altra storia, per qualsiasi calciatore, ma occhio ad avventati colpi di mercato in entrata e uscita. Come da insegnamento salomonico, poiché non bisogna badare a spese per acquistare la verità, i primi a mettere in atto la regola sono proprio i portatori della saggezza, i filosofi, come già narra Aulo Gellio: pur avendo un modesto patrimonio, Platone comprò tre libri del pitagorico Filolao per diecimila dracme e mai acquisto fu più fecondo: ne trasse il Timeo!
Che i dirigenti bianconeri allora siano filosofi, amanti di libri, ricchi ma non sprovveduti e ingenui come potrebbe capitare a qualche appassionato di libri rari che trova il prezioso pezzo in un catalogo, ma attenzione….
Un catalogo antiquario è un oggetto dalle cento sfaccettature, una delle quali rientra nelle furbizie patologiche messe in atto nel mondo della carta. Può essere a molti capitato, infatti, di ricevere un catalogo e, individuato il pezzo ambito di buon pregio, telefonare seduta stante all'antiquario sentendosi rispondere che è già venduto. L'acquirente che telefona al libraio ha comunque segnato sul catalogo più di un titolo interessante, e l'assenza del principale induce spesso – come risarcimento psicologico della delusione - a comperare la seconda e forse anche la terza opzione. Sapendo come va il mondo, è lecito chiedersi se in quei casi il titolo desiderato sia davvero venduto o non sia invece collocato in catalogo come richiamo di caccia. Non cosa che si possa escludere, e che testimonia di un fatto incontrovertibile: il talento antiquariale esiste, e non è da tutti.
Perciò, cari dirigenti bianconeri sperando siate bibliofili, se puntate un obiettivo, che sia quello: l’editio princeps della Divina Commedia che vide la luce a Foligno l’11 aprile 1472 ad opera del prototipografo tedesco Johann Numeister, e non le fotocopie di una dozzinale edizione su carta riciclata dei giorni nostri. Che sia quindi un gran difensore tedesco, un mediano inglese o un bomber francese, non una inutile alternativa tanto per far qualcosa e per consegnare una maglietta in più al capitato spaesato di turno. Gennaio è vicino, la Juventus può intraprendere grandi avventure.
Sono mie fantasticherie? Speranze? Mie fantasie sognando vittorie che al momento sono altrove… al di là da venire, ma non impossibili. Ebbene servono “fantasie selvagge”, quindi libere da condizionamenti impuri per poter vivere in questo mondo meraviglioso che è “l’Altrove”, lo scrisse anche Pessoa nel 1917:
Non abbiamo bisogno di una barca, creatura mia,
Ma le nostre speranze, quando sono ancora belle
Non ci sono rematori, ma fantasie selvagge
Oh, noi andiamo a cercare l’Altrove!
Roberto De Frede