
Italia-Germania: la storia alla faccia di Lineker. Due digiuni decennali e perché è importante vincere
“Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti, e alla fine la Germania vince”. È una delle frasi più famose mai pronunciate da un calciatore. La disse, in Italia nel 1990, l’inglese Gary Lineker. Un assioma indiscusso, specie per chi con la Germania ha quasi sempre perso. Non è questa la storia dell’Italia: nei 37 precedenti, i successi azzurri sono quindici, contro le nove affermazioni tedesche e i tredici pareggi. Oltre alla fredda aritmetica c’è di più: Italia-Germania è la storia del calcio italiano. C’è chi la pronuncia tutta unita con il risultato - italiagermaniaquattroatre, la partita del secolo - e chi inverte il campo ma vince 2-0 a Dortmund nella partita azzurra più bella di sempre (almeno, per la generazione dei 30/40enni). Ci sono l’urlo di Tardelli e Balotelli che mostra i muscoli. Certo, ci sono i tiri di rigore del 2016. Ma, tutto sommato, ce ne avanza, come direbbe Spalletti.
Due digiuni decennali. Proprio il 2-1 griffato dallo striptease di SuperMario è l’ultimo successo azzurro contro i rivali di sempre. Si giocavano gli europei del 2012, tredici anni fa: da allora - cinque le partite giocate nel frattempo - l’Italia non si impone sulla Germania. Un digiuno che gli azzurri sperano di rompere già questa sera, anche se conterà il risultato del doppio confronto. Ancora più lungo quello della Mannschaft nel nostro Paese: in Italia, i tedeschi non passano addirittura dal 1986, 2-1 per la Germania Ovest in amichevole ad Avellino. Ce ne siamo dimenticati.
Perché è importante vincere. E il generale de La Palice non c’entra: vincere, contro i tedeschi, è sempre importante. Un po’ meno, direbbe qualcuno, in Nations League: difficile dire se la nuova competizione voluta dalla UEFA entrerà mai nel cuore dei tifosi. Per ora non l’ha fatto, anche se poi in finale chi perde rosica e chi vince festeggia, come sempre. Il doppio incrocio con la Germania, però, ha un peso specifico molto alto nella determinazione del percorso di qualificazione ai mondiali del 2026. Chi passerà in semifinale, infatti, sarà inserito in un girone simil-materasso con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo. Più semplice - e soprattutto con una squadra in meno - rispetto a quello composto da Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia. Fattibile anche questo. Ma giocare i mondiali la consideravamo una cosa ovvia e gli ultimi li abbiamo giocati nel 2014: meglio renderli un po’ più probabili.
Due digiuni decennali. Proprio il 2-1 griffato dallo striptease di SuperMario è l’ultimo successo azzurro contro i rivali di sempre. Si giocavano gli europei del 2012, tredici anni fa: da allora - cinque le partite giocate nel frattempo - l’Italia non si impone sulla Germania. Un digiuno che gli azzurri sperano di rompere già questa sera, anche se conterà il risultato del doppio confronto. Ancora più lungo quello della Mannschaft nel nostro Paese: in Italia, i tedeschi non passano addirittura dal 1986, 2-1 per la Germania Ovest in amichevole ad Avellino. Ce ne siamo dimenticati.
Perché è importante vincere. E il generale de La Palice non c’entra: vincere, contro i tedeschi, è sempre importante. Un po’ meno, direbbe qualcuno, in Nations League: difficile dire se la nuova competizione voluta dalla UEFA entrerà mai nel cuore dei tifosi. Per ora non l’ha fatto, anche se poi in finale chi perde rosica e chi vince festeggia, come sempre. Il doppio incrocio con la Germania, però, ha un peso specifico molto alto nella determinazione del percorso di qualificazione ai mondiali del 2026. Chi passerà in semifinale, infatti, sarà inserito in un girone simil-materasso con Slovacchia, Irlanda del Nord e Lussemburgo. Più semplice - e soprattutto con una squadra in meno - rispetto a quello composto da Norvegia, Israele, Estonia e Moldavia. Fattibile anche questo. Ma giocare i mondiali la consideravamo una cosa ovvia e gli ultimi li abbiamo giocati nel 2014: meglio renderli un po’ più probabili.
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