
Il calcio è cambiato? H.H. e gli altri, già avanti ai loro tempi
editoriale di Claudio Nassi
Fanno morir dal ridere quelli che dicono che il calcio è cambiato. Potrei partire dal Grande Torino del Comm. Novo e Valentino Mazzola, continuare col Real di Di Stefano e Gento, il Benfica di Eusebio e Simoes, il Reims di Kopa e Piantoni, l'Honved e l'Ungheria di Puskas, Czibor e Hidegkuti, per arrivare all'Inter di Helenio Herrera e assistere a innovazioni epocali, velocizzazioni e allenamenti veri con tanti palloni in campo. Poi pressing, psicologia di gruppo e training autogeno. H.H. aveva idee offensivistiche e le inseriva nel contropiede all'italiana. Guadagnava 45 milioni, più dei 24 milioni di euro di Simeone all'Atletico Madrid, da poco ridotti a 17. Il Mago era avanti a tutti, fin da quando in Spagna vinse due Liga con l'Atletico e due col Barcellona.
Era così sensibile alle novità che, quando saliva alla Pinetina Mauro Franceschini, interrompeva l'allenamento per parlare col talent scout toscano. Franceschini, detto "il Pisa", aveva una fattoria a San Casciano e un bagno a Marina di Pisa, ma la sua passione era costruire calciatori. Sapeva come li volevano e li accontentava: alti, belli, muscolosi, perfetti e Bonacchi, Bicchierai, Bruschettini, Biagini, Tacconi e compagnia finivano in Serie A, pagati a peso d'oro. Godeva la stima del Mago, ma per altri era quello che si presentava al mercato con i pantaloni legati con lo spago, la t-shirt bianca che non copriva la pancia e i sandali. Fino Fini e Anconetani le vittime preferite dai suoi lazzi.
Dopo l'Inter si arriva a Rinus Michels, che costruì l'Ajax pezzo su pezzo a partire dal 1965. Da calciatore aveva avuto l'inglese Jack Reynolds allenatore e imparato i primi rudimenti. Nel '71 passa al Barcellona e lo sostituisce Stefan Kovàcs. Il romeno lascia che i ragazzi facciano la loro vita e ottiene risultati fantastici. Quando l'Ajax non rielegge Cruyff capitano, Johan raggiunge Michels. Divenuto allenatore, traghetta il calcio totale verso il 2000, prima che Guardiola, l'allievo prediletto, lo ammoderni col tiki-taka e al City.
Se qualcuno si meravigliasse perché non compare un italiano, sbaglierebbe.
Si chiama Neno Fascetti, quello che ha un archivio come nessuno, ha vinto 5 campionati di B, 1 di C, 2 Dilettanti e vanta una salvezza con la Lazio, partita a -9. Con la sua "disorganizzazione organizzata" metteva tutti in difficoltà. Giocare contro il Varese e il Lecce era peggio che affrontare l'Atalanta di Gasperini, quella che Guardiola voleva evitare, preferendo una seduta dal dentista.
Era così sensibile alle novità che, quando saliva alla Pinetina Mauro Franceschini, interrompeva l'allenamento per parlare col talent scout toscano. Franceschini, detto "il Pisa", aveva una fattoria a San Casciano e un bagno a Marina di Pisa, ma la sua passione era costruire calciatori. Sapeva come li volevano e li accontentava: alti, belli, muscolosi, perfetti e Bonacchi, Bicchierai, Bruschettini, Biagini, Tacconi e compagnia finivano in Serie A, pagati a peso d'oro. Godeva la stima del Mago, ma per altri era quello che si presentava al mercato con i pantaloni legati con lo spago, la t-shirt bianca che non copriva la pancia e i sandali. Fino Fini e Anconetani le vittime preferite dai suoi lazzi.
Dopo l'Inter si arriva a Rinus Michels, che costruì l'Ajax pezzo su pezzo a partire dal 1965. Da calciatore aveva avuto l'inglese Jack Reynolds allenatore e imparato i primi rudimenti. Nel '71 passa al Barcellona e lo sostituisce Stefan Kovàcs. Il romeno lascia che i ragazzi facciano la loro vita e ottiene risultati fantastici. Quando l'Ajax non rielegge Cruyff capitano, Johan raggiunge Michels. Divenuto allenatore, traghetta il calcio totale verso il 2000, prima che Guardiola, l'allievo prediletto, lo ammoderni col tiki-taka e al City.
Se qualcuno si meravigliasse perché non compare un italiano, sbaglierebbe.
Si chiama Neno Fascetti, quello che ha un archivio come nessuno, ha vinto 5 campionati di B, 1 di C, 2 Dilettanti e vanta una salvezza con la Lazio, partita a -9. Con la sua "disorganizzazione organizzata" metteva tutti in difficoltà. Giocare contro il Varese e il Lecce era peggio che affrontare l'Atalanta di Gasperini, quella che Guardiola voleva evitare, preferendo una seduta dal dentista.
Altre notizie
Ultime dai canali








Primo piano